Centro Documentazione e Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro (vecchia
Roma
Viale Giulio Cesare, 71
06 3243642

Derive
dal 30/3/2003 al 16/4/2003
06 3243642

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kalos comunicazioni




 
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30/3/2003

Derive

Centro Documentazione e Ricerca Artistica Contemporanea Luigi Di Sarro (vecchia , Roma

Partecipano alcuni artisti che operano nel campo della 'Scrittura visiva', una forma di espressione che propone, nel contesto dell'opera, l'unione della parola con l'immagine. La mostra vuole mettere in evidenza i caratteri della 'scrittura' degli artisti siciliani: mediterranea, dai forti accenti oggettuali e matrici, che affonda spesso la ricerca sul terreno dell'antropologia ma con attenzione ai linguaggi del contemporaneo.


comunicato stampa

a cura di Franco Spena

Alla mostra DERIVE partecipano alcuni artisti che operano nel campo della 'Scrittura visiva', una forma di espressione che propone, nel contesto dell'opera, l'unione della parola con l'immagine.

La ricerca verbo visiva ha radici antiche, ma anche, nel corso dei secoli, ha visto modi di rappresentazione significativi e variegati, anche se non codificati da una poetica, si pensi ai Carmina figurata greci e latini, ai codici miniati medievali, alle esperienze settecentesche, fino al linguaggio singlottico della pubblicità, passando attraverso le esperienze del primo novecento, e attraverso tappe importanti come le Tavole parolibere futuriste o la Poesia concreta degli anni '40.

Negli anni '60 nasce la Poesia Visiva ad opera di Eugenio Miccini, Lamberto Pignotti e altri artisti che, provenendo dalla letteratura, sconfinano nell'immagine utilizzando materiali che provengono dal linguaggio del media.
C'è da dire che la 'scrittura', ancora, è entrata a fare parte della fenomenologia di molte ricerche artistiche, divenendo a volte essa stessa immagine o dialogando con le immagini, come, per esempio, nell'Arte concettuale o nelle opere della corrente Art and Litterature.
Il gruppo di Caltanissetta si è inserito fin dagli anni '80 in questo terreno di ricerca verbo visiva, tanto da essere considerato, nel territorio nazionale, un punto di riferimento in Sicilia.
E' rappresentativa la mostra 'Parole in vista' realizzata qualche anno fa a Montedoro (CL), che ha coinvolto quasi tutte le presenze storiche che lavorano in questo settore.

La mostra DERIVE vuole mettere in evidenza i caratteri della 'scrittura' degli artisti siciliani, una scrittura mediterranea dai forti accenti oggettuali e matrici, che affonda spessa la ricerca sul terreno dell'antropologia e di un segno che è conduttore di storia e di cultura, ma anche di attenzione ai linguaggi del contemporaneo.

Calogero Barba, Lillo Giuliana, Michele Lambo, Giuseppina Riggi, Salvatore Salamone, Franco Spena e Agostino Tulumello conducono generalmente un discorso di tipo aniconico, con più interesse verso l'informe che verso la rappresentazione. In ogni caso, attraverso opere che si legano alla realtà attraverso i materiali, l'impatto formale, il colore e la contestualizzazione del tessuto verbo-visivo.
Franco Spena, tra questi, assume il doppio ruolo di artista e di teorico, nel senso che il suo lavoro si inoltra nel panorama più ampio della ricerca estetica e nella lettura critica delle opere.

DERIVE, che è il titolo della mostra al Centro Luigi Di Sarro, con la quale il gruppo nisseno si presenta a Roma il 31 Marzo, nasce dal tentativo di leggere il tempo dell'arte attuale, come momento estremamente variegato di espressioni artistiche, ma anche di operare delle riflessioni che permettano di progettare le avventure necessarie, i dirottamenti anche estremi che possano condurre alla rottura di quei sistemi, vuoi della logica, vuoi delle culture, dalle quali trarre le poetiche capaci di dare allo sguardo e al sogno nuove visioni. In fondo, nell'incertezza del presente, ricreare attraverso l'arte e la scrittura, come direbbe Duchamp, miraggi; la poesia, la capacità di cogliere cioè di vedere, probabilmente ciò che sta al di là della forma, al di là del tempo, al di là della storia, poiché 'Nella deriva che ci accoglie nel tempo presente, è necessario ri-ordinare i criteri del nostro situarci, nel senso che la frequentazione dell'agorà multimediale impone di ri-creare termini di orientamento che ci permettano di cogliere e di trovare quei segni di espressione nei quali riconoscerci e attraverso i quali ri-conoscere . In particolare è necessario trovare forme direzioni possibili, vivibili nella pluralità delle culture che interagiscono sempre più fra di loro e nella diversità dei linguaggi che impongono di ricercare nuovi modelli di espressione. Nella provvisorietà offerta dalla velocità con cui tutto questo avviene, il computer si pone come forma simbolica dirompente nel sistema delle geografie che fino ad ora hanno espresso i canoni ufficiali della cultura, proponendo un paesaggio culturale variegato nel quale ogni centro, parafrasando una metafora di Emerson, può divenire centro di altrettante circonferenze, trasmettendo la sua forza irradiante in un territorio sempre meno definibile, che ri-sistema continuamente i suoi confini. Questa fenomenologia finisce per proiettare nel terreno dell'arte una disarticolazione del sistema del comunicare come la creazione di una contemporaneità di eventi, di storie che variano continuamente, in tempo reale, un panorama instabile nel quale, peraltro, è difficile riconoscere avanguardie. I media, espropriati i linguaggi dell'arte, spesso si pongono come forme alte di espressione nella breve durata delle funzioni che assumono, distruggendo quei caratteri di perennità e di oggettività che l'opera d'arte storicamente ha portato con sé. In un territorio nel quale si sente sempre più il bisogno di interpretare una nuova realtà nelle sue componenti più quotidiane. Mentre il virtuale paradossalmente incede, proponendo forme di figurazione e di rappresentazione che - al di là delle alchimie generazionali presenti nel mercato - sembrava si fossero perse per strada, nella pluralità di linguaggi e di forme di espressione, fra queste 'derive', l'arte deve trovare ancora quei dis-orientamenti , quei dirottamenti che le facciano ri-leggere il suo essere nel tempo, e le permettano di ricomporre la rotta verso quei segnali che la condurranno verso nuovi approdi.
Anche 'la scrittura', nell'incerto proporsi nello scarto invisibile tra enunciato ed enunciazione, continua a straripare nel dettato più ampio dell'immagine, in un terreno mediale che sempre più si appropria della parola per sacrificarla sull'altare della visione. La visione di uno 'scrivere' che sborda e si distorce nel magma immaginifico del crogiolo di nuove tecnologie, di diverse strumentalità e che è messo a confronto con impensate materie, sul terreno seducente di inattese e ammiccanti forme di fruizione.
Diveniamo utenti di una scrittura sempre più immagine, le cui valenze iconografiche inducono nuovi modi di leggere e di interpretare il mondo e le cose, ma anche di dare alla parola forme e colori, ritmi e intenzioni nel mondo inafferrabile della realtà virtuale. Dai 'Carmina figurata' ad oggi parole e immagini hanno attraversato soluzioni espressive e differenziate modalità di dialogo. Tuttavia, nella velocità del tempo presente, per derive e avventure, figli di un arrestabile 'bateau ivre', mentre accogliamo le seduzioni di forme di espressione che ci allacciano all'oggi, continuiamo a praticare sbordamenti, disequilibri magari, instabili aggiustamenti, fughe, sogni, mentre sembra impossibile gettare l'ancora verso 'rive' che rompano, per una sosta impossibile, il fluire delle parole, per scardinare i termini di un discorso troppo vicino ancora ad una antropologia, a una cultura e una storia che non possiamo, non riusciamo a dimenticare (Franco Spena)'.
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ARTISTI:

CALOGERO BARBA
Opera attraverso l'utilizzo di oggetti appartenenti alla cultura antropologica, un traslato dal piano materiale a quello estetico. Gli oggetti divengono elementi di forme di composizione che ricreano atmosfere legate al mito e alla terra. Barba, nelle sue trasposizioni, mentre rispetta il dettato originario dei manufatti, crea atmosfere stranianti, attraverso l'utilizzo di altri materiali, ma anche per l'uso di colori primari dalle forti tonalità che offrono diversi e inattesi itinerari per lo sguardo.

LILLO GIULIANA
Traduce nella scultura l'inquieto bisogno di ricercare la misteriosa generatrice delle forme. In una scelta minimale dei termini figurativi e delle geometrie, agisce nelle dimensioni per indagare un prima e un poi del loro nascere; ma anche un dentro e un fuori attraverso i quali la materia si rivela e si pone come presenza impossibile. Poiché l' interno che si apre alla visione, tuttavia lascia sgorgare parole che invadono lo spazio e che non riescono a colmare l'ansia d'ascolto e di dire.

MICHELE LAMBO
Attraverso forme di iterazione di caratteri, opera una scrittura della realtà che da uno stato materiale diviene percepibile in una dimensione virtuale. In particolare mette in evidenza l'aspetto dinamico della parola il cui significante finisce con lo scrivere la trama di un rapporto sempre in evoluzione . 'Poesia metropolitana', partendo dalla fluidificazione di una parola come forma, indaga gli strati sommersi del comunicare capaci di rendere il 'colore' della poesia.

GIUSEPPINA RIGGI
Dialoga con lo spazio attraverso il segno che, mentre diviene parte di una materia intensa ed aggettante, riesce ad assumere caratteri di leggerezza e di trasparenza. Le soluzioni grafiche della composizione assumono così forma e spessore nell'incontrarsi di intrecci compositivi legati da una geometria essenziale che ne delimita la geografia. L'iterazione del segno assume il sapore di un velarsi atmosferico nel quale la forma a volte, per sintesi successive, annega e riemerge.

SALVATORE SALAMONE
Ripercorre l'origine della scrittura scavando segni nell'argilla, ottenendo fitte trame che lasciano affiorare gli umori di una materia che viene poi seccata al sole. E 'la riproposizione di un gesto che, mentre trasforma e rende visibile forme di pensiero, crea textures i cui segni risultano dal conformarsi di luci e di ombre che ne dimensionano il percorso visivo. Recupera la poesia di una manualità che, nella lentezza, ritrova quei caratteri che vanno oltre la velocità e il tempo.

AGOSTINO TULUMELLO
Scava all'interno del discorso percorsi impossibili per trovare le matrici di un tempo che determina l'incedere delle parole e dei ritmi. Nella metafora dello spazio, che nel suo lavoro potrebbe essere infinito, costruisce geometrie di segni che sono resoconti delle tracce lasciate da una scrittura che, nel suo fluire, non riesce neanche a divenire memoria. Tuttavia un gesto perenne attentamente esaminato, analizzato calibrato nell'impeccabile gioco dei rapporti compositivi.

FRANCO SPENA

Vive ed opera a Caltanissetta nel campo dell'arte e della poesia. Ha curato diverse mostre, spesso dal carattere itinerante che sono state anche ospitate al Museo di Gibellina, all'Università di Palermo, al Museo di Praja a Mare, all'Università di Pavia, ad Avellino, a Foggia, al Museo di Villa Cattolica di Bagheria. Negli ultimi anni ha spostato il suo interesse verso la Scrittura visiva, ambito nel quale opera anche come artista. Tra le mostre curate: Sensi di pace annunciata, Lumina/Limina, Fuoritesto, Lo spazio e la forma, Di un certo nomadismo dell'arte, Topos. Recentemente ha curato la mostra 'Parole in Vista - Momenti della scrittura Visiva e del libro d'Artista in Italia' selezionando il panorama dalle presenze storiche alle ultime generazioni.

Inaugurazione lunedì 31 marzo ore 18.00

CENTRO DOCUMENTAZIONE RICERCA ARTISTICA CONTEMPORANEA 'LUIGI DI SARRO',
VIA GIULIO CESARE, 71 - ROMA - tel. 06 3243642

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