I Polimaterici. Minardi padroneggia la sostanza pittorica e la declina in onde luminose, quasi una propaggine contemporanea di quell'atteggiamento divisionista verso la realta' che si poteva trovare piu' di un secolo fa in un Leonardo Dudreville.
Scrive di lui la storica dell'arte Manuela Bartolotti:
Minardi padroneggia la sostanza pittorica e la declina in onde luminose, quasi una propaggine contemporanea di quell’atteggiamento divisionista verso la realtà che si poteva trovare più di un secolo fa in un Leonardo Dudreville (penso al suo “Le lucciole a Borgo Taro”) o in un Vittore Grubicy de Dragon. Si prendano questi sortilegi e li si lascino animare astrazioni, panorami di cui resta, quasi distillato in colore, il ricordo emozionato, l’evidenza sensuale: freddi abbracci di neve in una sinfonia di bianchi, onde blu della notte, viola di tenerezze e meditazioni. Di nero nemmeno le ombre, proprio come avevano insegnato i maestri dell’Impressionismo e del Divisionismo. Minardi però non abbandona mai completamente il figurativo, i colori restano controllati dal disegno e si fanno sempre più tessere del grande puzzle dell’esistenza, vedute kleeiane ma spesse e materiche. Identico però lo spirito gioioso e franco, la curiosità bambina, quello stupore che troppo spesso si perde e che lui ha ritrovato. Ogni colpo di pennello è frazionare l’attimo e renderlo eterno, trattenere una bellezza effimera come il profumo rosso del papavero, il declinare del sole sulle viti, sulle case e sulle cose. Dipingere in fondo è come lasciare un’impronta nell’argilla, una memoria imprigionata e raccolta in pochi oggetti. Minardi dissemina i quadri di segni-simboli e se sono dorati è perché sono proprio i suoi tesori, incastonati nell’eternità.
Essenziali resi visibili.
Manuela Bartolotti
Ex Chiesa di Sant'Andrea
Via Cavestro, 6 - Parma
da martedi a sabato 10-12 e 16-19 domenica 16-19 lunedi chiusura