Lingua Madre. Nel buio labirinto della sala questa memoria visibile di scrittura, negazione e cancellazione e' accompagnata da visioni luminose che trovano corrispondenze con materie simili alle rocce e alle ragnatele.
Sabato 28 aprile inaugura allo Studio Tommaseo di Trieste la mostra Lingua madre di Cristiano Carloni e Stefano Franceschetti. Nell’installazione site specific pensata per lo Studio Tommaseo, il vuoto nero di una lavagna diventa un supporto negativo dove la lingua si consuma in errori e correzioni e diventa polvere di gesso. Nel buio labirinto della sala espositiva questa memoria visibile di scrittura, negazione e cancellazione è accompagnata da visioni luminose che trovano corrispondenze con materie simili alle rocce e alle ragnatele.
Secondo gli autori: “Le immagini e i suoni su cui lavoriamo oscillano in un tempo indeterminato. Siamo attratti verso quelle visioni che escono dal nulla, poggiano sul vuoto e riflettono la loro provenienza dal mondo della non esistenza e dell’antimateria.”. I due artisti marchigiani hanno studiato cinema d'animazione e pittura a Urbino e lavorano insieme dal 1995. Le loro tecniche indagano i procedimenti ottici della visione. Dal 1999 collaborano con la Socìetas Raffaello Sanzio per la quale realizzano il Ciclo filmico della Tragedia Endogonidia (che abbiamo visto anche allo Studio Tommaseo nel 2005). Loro opere sono state ospitate presso importanti istituzioni culturali pubbliche e private: Museo di Arte Contemporanea, Chicago; Auditorium del Museo del Louvre, Parigi; Museo d'Arte Moderna, Strasburgo; La Biennale Teatro, Venezia; Accademia Centrale di Belle Arti, Pechino, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino.
Inaugurazione sabato 28 aprile ore 18.30
Trieste Contemporanea
Via del Monte 2/1, Trieste
Orario: lun-sab 17-20
Ingresso libero