Ombre e luci. Elaborata gia' negli anni '80, una pittura di paesaggi mentali, dell'interiorita' e della memoria, animati da rievocazioni mitiche e arcaiche.
Walter Di Giusto, attivo a Genova dal 1960, dopo esperienze di tipo analitico-concettuali e iperrealiste, dagli anni Ottanta elabora una pittura di paesaggi mentali, della interiorità e della memoria, animati da rievocazioni mitiche ed arcaiche.
Quegli anni lo vedono, infatti, attraversare territori misteriosi e visionari, popolati di immagini simboliche. L’artista si muove fra i riferimenti aulici e colti della mitologia classica di connotazione mediterranea e della più grande pittura romantica e simbolista. Evoca una nuova neoclassicità e aspira alla persistenza dei miti intesi come frammento del quotidiano, frequentando con sempre maggiore intensità mitologie e stilemi che lo avvicinano alle tendenze della pittura colta e della pittura anacronistica con alcune felici incursioni in una dimensione ermetica, magica ed alchemica, proprie di un artista che dipinge il proprio autoritratto rappresentandosi in veste di alchimista.
Lavora anche sull' idea dell' attraversamento dell'immagine tra mezzi espressivi diversi, della sua frammentazione e ricomposizione mediante l'impiego di una pittura di grande tradizione e della sua manipolazione o restituzione per mezzo delle nuove tecnologie, in un rapporto dialettico fra l'immagine dipinta e quella virtuale.
L'artista conduce la sua continua meditazione sul senso storico e ideale dell'arte rimarginando lacerazioni apparentemente insanabili fra il tempo e lo spazio. Il dipinto nasce come citazione ma si arricchisce di reperti, ruderi, reliquie di memorie remote collocate in un paesaggio che, come ha scritto di lui Achille Bonito Oliva, "diventa specchio dell'anima romantica messa di fronte al proprio stato contemplativo". In questa visione romantica ci sorprende la sua capacità di "inventare" immagini e situazioni perennemente in bilico, come sostiene Rossana Bossaglia, fra "toni leggendari e le pieghe intimiste, tra l'acutezza concettuale e l'abbandono lirico" come nei contrasti fra cieli di sabbia e lande desertificate, frequenti protagoniste delle tele di Di Giusto, con una vegetazione talmente vorace e vitale da avvolgere, inglobare e tingere del proprio colore frammenti di enigmatiche architetture e antiche statue arcaiche.
I paesaggi sono formati da ammassi di rovine ma in Di Giusto, come dimostreranno le prove del decennio successivo, non vi è nessun indugio antiquariale, la natura e la mitologia diventano simbolo e visione immersi in una atmosfera sospesa che, trasmutando dal "cromatismo" delle ocre e delle terre dominate dal verde ai monocromi blu e grigi, perderà anche il suo calore mediterraneo. Le opere trovano la loro unitarietà nelle atmosfere sospese sul nulla di una imprecisabile ed enigmatica mitologia, nei paesaggi costituiti da panorami e ambienti scavati nella roccia, da reperti archeologici, da scenari di pietra e di sabbia, da figure di sale e da segni simbolici.
Di Giusto si muove sovvertendo il rapporto tempo-spazio. Accanto a frammenti di citazioni, memorie, reperti e ruderi si ritrovano, come relitti di un naufragio cosmico, luci siderali, mappe di rotte cosmiche, raggi laser, folgori, monitor televisivi e di computer abbandonati sulle sabbie che emanano i loro bagliori bluastri proponendo, con il linguaggio della pittura, l'idea dell'attraversamento di mezzi espressivi tra di loro diversi e di un continuo specchiamelo fra il passato e il futuro. Dai monitor riverbera il chiarore che tinge le nostre notti televisive e che immerge le sue composizioni nelle atmosfere monocromi dominate dall'azzurro e dal grigio. La tonalità grigia di "Finale di partita" (2001), dal paesaggio roccioso e dalle muraglie punteggiate dì monitor televisivi, ricompare nelle opere di questi ultimi anni. La più recente ricerca di Walter Di Giusto merita una particolare attenzione.
In un'epoca sempre più globalizzata in cui sembra che gli artisti italiani abbiano smarrito la propria identità per diventare prima francesi, poi americani, ora cinesi, dopo chissacosacisarà, Di Giusto percorre una strada caparbiamente diversa. La sua pittura si interroga sulle radici e sull'esistenza di una linea italiana dell'arte ritrovandola nello studio e nella rievocazione della pittura italiana dei primi decenni del secolo scorso, nelle piazze assorte di De Chirico, nel realismo mitico di Carrà, nell'essenzialità di Morandì.
In tal senso è esemplare un dipinto come "Infanzia a Camogli" del 2007. In una atmosfera atemporale, in uno spazio silenzioso spalancato sul mare, verso un paesaggio ligustico di scabre architetture, promontori, dimessi corsi d'acqua, cieli grigi e schivi raggi di sole, spunta un pino solitario che costituisce l'unico elemento cromatico del dipinto.
Verrebbe voglia di usare le parole di Wilhelm Worringer quando, osservando il "Pino sul mare " dipinto da Carrà nel 1921, esclamava: "di fronte a me stava un metro quadrato di tela, dalla quale spirava tutta quella ricchezza di vita, quella pienezza di cosa intensamente vissuta, nella cui possibilità di realizzazione artistica avevo perso ogni fiducia. L'ultimo che ancora m'aveva dato qualcosa di tutto questo, era stato Cézanne. Dopo di lui la pittura moderna non aveva più saputo far vibrare l'intimo del mio essere...".
Il dipinto di Di Giusto è un omaggio al pensiero artistico di Carrà e alla pittura italiana.
Sono scomparsi i riferimenti aulici e colti alla mitologia classica, tutto è solitudine, silenzio, melanconia che l'artista, memore delle assolutezze raggiunte in quel teatro incantato rappresentato dalla stagione metafisica e del primo novecentismo, sostanzia nel suo dialogo con l'arte, gli umani e con la natura. Le tele monocrome, dove la luce, il respiro e il pensiero sono scanditi dall'accentuazione o meno dei registri delle tonalità, riaffermano la sua fiducia nella pittura.
Franco Ragazzi
Walter Di Giusto nasce a Cassacco, (Udine) il 9 Novembre 1946.
L'artista vive a Genova dal 1960, nel decennio successivo inizia la sua attività artistica indirizzandosi verso una ricerca che andrà dalle esperienze iperrealiste dei primi anni 70 alla elaborazione di immagini di matrice fotografica del "76,77. Fra le numerose mostre vanno ricordate la X Quadriennale di Roma e Lavori in corso alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna.
Negli anni "80 elabora una pittura di paesaggi dell'interiorità e della memoria, animati da rievocazioni mitiche ed arcaiche, che lo avvicina al movimento della Pittura Colta, significative a questo proposito le sue presenze nelle mostre: Pittura Colta, Milano, La Nuova Maniera Italiana, Bari, Archeologie dell'anima, Genova, II Mito e il Classico nell'Arte Contemporanea Italiana, Sarzana e nella grande installazione Lo Sguardo di Giano al Museo Santa Monica, di Barcellona.
Nonostante le numerose sperimentazioni tecniche, l'artista si è sostanzialmente mantenuto fedele all'espressione pittorica, a cui ha affiancato anche opere scultoree, è presente con due opere nella raccolta del Museo del Parco di Portofino. Nel 2000 espone ad Atlanta e partecipa, a "Via Crucis" al Museo di S. Agostino a Genova, nel periodo successivo a due importanti rassegne presso il Museo di Villa Croce a Genova, seguono presenze in tutte le più importanti Fiere dell'arte in Italia, da MIART a Arte Fiera First a Bologna.Tre sue opere entrano a far parte delle collezioni del Museo delle Generazioni di Cento (Bo). seguono, Amici Pittori a Genova, L'Olivo nell'arte a Imperia, II Bosco del Mito a Migliarino (Pisa). È, con Alinari, Chia, Ceccobelli, e altri, tra gli artisti italiani ricevuti da Papa Benedetto XVI per le Tavole della Pace presentate al Santo Padre nella sala del Concistoro in Vaticano. Più recenti: Nuovi scenari a Teglio Sondrio, Omaggio a Lucio Piccolo a Capo D’Orlando e Volti Corpi e forme dei cantieri a Villa Bombrini e al Galata Museo del Mare di Genova, Council for the Art, Ottawa, è presente alla 54° Biennale di Venezia Padiglione italia sez. Liguria e alla 1* Biennale Internazionale a Brescia
Mostre personali
1976 Galleria La Bertesca, Milano 1978 - Across thè sea, Washington -1980 Foro cultura! Contreras Fonapas, Città del Messico -1981 Galleria Arte 80, Panama Galleria Chase, Panama -1983 Antico Castello, Rapallo -1984 Artra Studio, Milano, Galleria L'idioma, Ascoli Piceno, Galleria Chisel, Genova -1985 Galleria Chisel, Genova, Galleria Emicla, Gaeta, Galleria Civica Portofino -1986 Galleria Artra, Milano -1987 Galleria Chisel, Genova
-1988 Galleria Bonaparte, Milano -1989 Galleria Campanile, Bari -1990 Galleria Civica Portofino, Centro Arpi Arte Foggia, Duemme Spazio Cultura Genova -1991 Galleria Civica Portofino -1992 Galleria Arts Nouveaux, Verona -1993 Arte Club II Doge, Genova -1995 Eidos Immagini Contemporanee Asti, - Teatro dell'Olivo Camaiore, Galleria Artesanterasmo Milano, Libreria Adel La Spezia - 1996 Museo Trecastagni Catania, Fondazione Sabatelli Genova -1997 Galleria Artesanterasmo Milano, Centro d'Arte Contemporanea Santa Monica, Barcellona -1998 Associazione culturale Satura, Genova -1999 Museo A. Martini Vado Ligure, Centro Culturale Villa Groppallo Genova - 2000 InterArt, Tokio - 2003 Grandi pitture, Turner House, Roswell Atlanta,
- 2005 Monocromi - policromi, Banca Antonveneta, Cesena, Walter Di Giusto Energia Contemporanea, Studio AS Forlì - 2007 Galleria II Poliedro, Genova, Galleria RoccaTre, Torino - 2008 Museo Casa del Console, Calice Ligure (Imperia ), 2010 Chiiostri di S. Caterina - Oratorio dei disciplinanti, Finale Ligure, Casa del Mare, S. Margherita Ligure
Testi critici
A. Antolini, G. Arato, M. Apa, R. Barletta, G. Beringheli, M. Bocci, A. Bonito Oliva, G. Bonanno, M. Bohor, R. Bossaglia, L. Caprile, R. Caruso, E. Girone, V Conti, A. Costantini, D. Grippa, M. Cristaldi, F Crispolti, R. Crovi, A. D'Elia, L. De Venere, L. De Vettor, J. L. Diaz, E. Bonessio DiTerzet, V Faggi, M. Falzone, D. Ferin, F. Gallo, G. Giubbini, J. Eaulme, M. Kauffmann, E. Longari, E, Marasco, I. Mussa, N. Mura, R. Oliviero, F. Ragazzi, S. Ricaldone, S. Riolfo Marengo, V. Sgarbi, G. Scorza, D. Turco, M. Van. Oudenhove, M. Venturoli, M. Vescovo, A. Vettese, F. Vincitorio.
inaugurazione 5 maggio ore 18.00
L'Idioma
via delle Torri, 23 - Ascoli Piceno
Feriali 18 - 20, festivi 10.30 - 12.00
Ingresso libero