Centro Civico Baraccano
Bologna
via Santo Stefano, 119
051 301210
WEB
Ubaldo della Volpe
dal 17/5/2012 al 11/6/2012
Tutti i giorni 17.30-20

Segnalato da

La 2000+45




 
calendario eventi  :: 




17/5/2012

Ubaldo della Volpe

Centro Civico Baraccano, Bologna

Congiure & altro comprende un gruppo di opere incentrate sui resti degli antichi decori affrescati all'interno del complesso del Baraccano.


comunicato stampa

Presentazione a cura di BEATRICE BUSCAROLI

Presso il Conservatorio del Baraccano, all’interno del prestigioso Salone Museale del Quartiere Santo Stefano del Comune di Bologna, in Via Santo Stefano 119, un doppio evento inaugurale, Venerdì 18 Maggio dalle 17,30 e Sabato 19 Maggio dalle 10,30, apre “CONGIURE & ALTRO”, l’ampia esposizione personale di UBALDO DELLA VOLPE, che comprende anche una sezione di opere incentrate sui resti degli antichi decori affrescati all’interno del complesso del Baraccano.

L’importante esposizione del noto Artista bolognese è presentata da Beatrice Buscaroli, che nel suo testo così ci descrive la ricerca artistica e l’inconfondibile originalità espressiva di Ubaldo della Volpe:

Far restare
Beatrice Buscaroli

“Un osservatore?
Un pittore?
Un autore?
Chi sarebbe in fondo l’autore? Colui che “accresce”: ma che cosa poi?
Il mistero di Ubaldo della Volpe sta in questo. Non si sa chi sia.
Pittore, restauratore.
Dunque lui fa tutte le parti, gentilmente, da gentiluomo qual è.
Osserva, dipinge.
Da sempre.

Contempla e studia affreschi diruti dal tempo, e non ha dubbi. Ubaldo rifà la sinopia e rifà l’affresco, e rifà lo sguardo nuovo di noi, di noi, di noi chiamati a guardare qualcosa che non esiste, né è mai esistito.
Non è mai esistita la coscienza della volontà d’arte, in Italia, quel che i tedeschi chiamavano Kunstwollen, qualsiasi cosa volesse dire. Da noi non c’era. Non c’è.
C’è nella personale biografia di Ubaldo della Volpe, artista attento ai segni, alla memoria, al passato. E allora lui rifà quel che è scomparso, come dicesse, non ti preoccupare, ascoltami, e rifà da capo.
Come a scuola.
Ascoltami.

Arrivano i soldati, con le facce buie di soldati dipinti, di telamoni arresi, di arresi di tutte le guerre del mondo.
E Ubaldo li dipinge, con le squadrature severe delle facce, ardimentose e solenni, e la resa della pittura.
Il fatto vero è questo: i soldati, la pittura e gli affreschi rovinati sono sullo stesso piano. La stessa sconfitta.
Abbiamo perso tutti?

Ascoltami.
Dal fondo di un muro perduto giunge la voce soave di un artista perduto. Che non è della Volpe.
E’ l’autore insignificante di un ciclo di affreschi che non cambieranno la storia della pittura.
Ma vogliono restare.
La sfida della pittura è la durata.

Tra la fine della pittura e la fine della storia, tra epocali cambiamenti e naturali necessità, la pittura di Ubaldo della Volpe sfida dei e tempi. Semplicemente.
Perché esiste come pittura e perché esiste. Naturale come la necessità di sopravvivere.
Ubaldo della Volpe camuffa la sua pittura, come fosse storia, e storia vera, le dà un’apparenza di verità, di verosimiglianza, poi la cancella, la ricancella e ritorna alla sinopia.

Lui non esiste.
La sua pittura non esiste in quanto gesto imperativo, simbolico, in quanto gesto.
Quel che sorprende, nelle pitture di Ubaldo della Volpe, è il loro poter essere nulla.
Muri dipinti e riscoperti. Che si celano, peggio che pietre, soltanto per restare. Tra archi perfetti e perfettamente restaurati, Della Volpe cela il suo essere pittore dietro i meandri incomprensibili delle rotonde della storia.

Lui, lui auctor, aumenta. Dona, regala. Ascolta l’umilissimo artefice che lasciava segni anonimi dentro le sale grandi del Baraccano, e faceva, per benino, come dicono i Vangeli, L’Annunciazione, e poi la Visitazione, e seguiva il programma.

Non sapeva, il ragazzino, che tutto scivolava nell’umido delle piogge, non lo sapeva.

Né poteva sapere che c’era un altro, uguale a lui, che raccoglieva i suoi segni incisi nell’intonaco.

Ascoltami.
C’è sempre un sèguito. Il seguito segue la storia, anche quella degli sconfitti. Si chiama “finale”.

Non piangere, piccolo pittore del cinquecento, che fai la Madonna come volevano i preti, non piangere, se le tue figure scompaiono.
Scompariranno tutte, perché solo l’amore riesce a salvare le opere d’arte. Dalla solitudine, dal nulla. Lo diceva Rainer Maria Rilke nelle Lettere a un giovane poeta. Lo sperava, forse.
E’ questo amore, per i muri, per gli affreschi, per la storia perduta, per il nulla e per l’esistenza, per tutti i contrari, che fa apparire, gioia vera, inaspettata e pur vinta, ma gioia, l’opera di Ubaldo della Volpe.

Nascono da un anfratto di parete, dallo scorcio di un angolo, e si celano tra gli archi e le giunture. Come fossero vere, sono vere. Hanno attraversato tutti i tempi prima di essere osservate.
Ci sono, non ci sono.
In teoria, apparendo come decorazioni umili all’interno di un complesso sistema decorativo, come quello di Santa Cristina, come quello dei tanti luoghi di Bologna dove lui ha deciso di restare, e di far restare gli altri, sia il Baraccano, sia San Giovanni in Monte, Villa Cicogna o Borgo Masini, Ubaldo della Volpe dà la mano al pittore sconosciuto che lo precedeva.

Dipingeva soldati, dipingeva telamoni nel fregio alto e ordinato della scuola bolognese? Dipingeva al modo dei Carracci?

Dipingeva e dipinge.
Con la nostalgia della vita. E la voglia di restare.
E’ la sfida della pittura.
Nascosta, svelata: non è arte concettuale. E’ proprio solo amore. Che abbraccia le piazze, oltre gli archi, e gli affreschi slabbrati.

Noi tutti, noi, in quella piazza.”

L’esposizione “CONGIURE & ALTRO” di Ubaldo della Volpe resterà visibile fino a Martedì 12 Giugno 2012 e sarà visitabile ad ingresso libero tutti i giorni, compreso Sabato 02 Giugno, dalle 17,30 alle 20,00.

Eventi inaugurali:
Venerdì 18 Maggio 2012 - ore17,30/20,00
e
Sabato 19 Maggio 2012 - ore 10,30/14,00

Centro Civico Baraccano
Salone museale del quartiere santo stefano
via Santo Stefano, 119 - Bologna
Tutti i giorni, 17.30-20

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Paolo Gotti
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