Lo spazio del respiro. Un nuovo progetto di ricerca, un allestimento tra fotografia e scultura che trasforma lo spazio in un ambiente animato dagli elementi fondanti della poetica intima dell'artista: il volto, le mani ed il corpo. A cura di Claudia Loffelholz.
A cura di Claudia Löffelholz
La Galleria Bianconi è lieta di presentare “Lo spazio del respiro”, mostra personale di Michele Zaza, a cura di Claudia Löffelholz, che si aprirà il 24 maggio in via Lecco 20 a Milano (opening dalle 18 alle 21, in corso fino all’8 settembre).
La mostra darà grande rilievo alla produzione attuale dell’artista, offrendo due inedite installazioni pensate per gli spazi della Galleria che creano un percorso suggestivo, in dialogo con una sezione storica, anticipazione della mostra antologica che seguirà in autunno presso la Galleria De Primi Fine Art di Lugano, evidenziando la coerenza e l'attualità della ricerca di Zaza e del suo ruolo decisivo nel panorama della fotografia internazionale.
“Lo spazio del respiro”, un nuovo progetto della ricerca incessante di Michele Zaza, dà il titolo alla mostra. Un allestimento evocativo tra fotografia ed elementi scultorei trasformerà lo spazio centrale della Galleria Bianconi in un ambiente animato dagli elementi fondanti della poetica intima dell’artista: il volto, le mani ed il corpo, con le relative declinazioni espressive che aprono una visione introspettiva su esperienze e valori della specie umana, immagini quasi iconografiche che in nuce raccolgono un'intera narrazione dell'esistere e dell'essere.
Al piano interrato proseguirà il percorso narrativo con un altro inedito lavoro site specific: nella penombra dello spazio ci si immerge in una specie di ventre blu, tra due proiezioni, una di fronte all'altra, in cui il video diventa “immagine che respira” (Michele Zaza). Due momenti sospesi che riportano due volti, uno maschile e uno femminile, archetipi che si completano in un universo metafisico che include storie ed esperienze primordiali. Con mani congiunte e in lenta apertura, le figure abitano la dimensione arcana di uno spazio magico: “una rappresentazione che mette insieme terra, cielo, uomo, coscienza. Una sorta di paradiso perduto dell’infanzia e della bellezza che permette una favola antropologica ritrovata, dove l’essere va oltre se stesso” (Michele Zaza).
La parte storica comprende cicli inediti degli scatti di Michele Zaza risalenti agli anni ‘70. Sono qui già fissate le sue riflessioni esistenziali, concentrate sulla dimensione del corpo, in particolare sul proprio volto e quello delle persone a lui più vicine. L'universo immaginario entra in una trama di relazioni visive, carico di simbolismi cromatici e rimandi, (ri)svegliando la dimensione mitica e mistica dell'uomo e delle avventure universali che sono presenti, consciamente o no, in ognuno di noi.
Con questa mostra prosegue il rapporto tra la Galleria Bianconi e uno dei più importanti artisti italiani degli ultimi quarant’anni, con un progetto espositivo che esprime una nuova sintesi tra i percorsi storici della Galleria, dedicati in particolare alle grandi figure dell’arte italiane del Novecento, e la sua ricerca rivolta alla produzione contemporanea. La mostra fa seguito alla personale, a cura di Flaminio Gualdoni, “Michele Zaza. Il Sogno del Viaggiatore”, realizzata nel 2009, e all’omaggio che la Galleria ha dedicato a Zaza lo scorso anno, in occasione di Photofestival, con la presentazione di una selezione dei lavori dell’artista tra il 1970 e il 2010, tra cui l’opera “Neo Terrestre” del 1979.
Michele Zaza
Michele Zaza nasce a Molfetta il 7 novembre del 1948. Frequenta l’Istituto d’Arte di Bari e nel 1967 s’iscrive al Corso di Scultura di Marino Marini all’Accademia di Belle Arti di Brera di Milano, dove consegue il diploma nel 1971.
Nel 1972 tiene la sua prima mostra personale alla Galleria Diagramma/Inga-Pin di Milano. Nel gennaio del 1973 Zaza espone il ciclo Dissidenza Ignota da Marilena Bonomo a Bari. Nel 1975 espone da Massimo Minini a Brescia e da Annemarie Verna a Zurigo. Tra il 1976 e il 1978 presenta nuovi cicli di lavori da Ugo Ferranti a Roma, da Lucio Amelio a Napoli, da Yvon Lambert a Parigi e dalla Galleria Saman di Genova. Mentre nel 1980 si tiene un’importante mostra da Leo Castelli a New York dove Zaza espone Neo-Terrestre. Nello stesso anno Zaza viene invitato alla Biennale di Venezia con una sala personale. L’anno seguente è a Parigi, dove tiene una personale al Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris. Nel 1991 espone al Cabinet des estampes du Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, e, nel 1996, a Mosca, presso lo Shchusev Architecture Museum, dove presenta una serie di nuovi lavori ispirati a Hölderlin.
Tra le collettive, nel 1977 e nel 1982 Zaza è invitato a Documenta (Kassel); nel 1975 alla Biennale di Parigi e nel 1977 alla XIV Biennale di San Paolo. Negli anni Ottanta e Novanta partecipa a mostre presso il Centre Pompidou di Parigi, la Nationalgalerie di Berlino, la Hayward Gallery di Londra e la Staatsgalerie di Stoccarda. Proprio a partire dagli anni Ottanta, Zaza inizia ad inserire nelle sue opere elementi scultorei: un esempio è Paesaggio, in cui appaiono accanto a fotografie delle forme simili a volatili. Significativa è la serie di lavori intitolata Cielo Abitato.
Negli anni 2000 Zaza espone al Museo Laboratorio d’Arte Contemporanea di Roma e al Mamco Musée d’Art Moderne et Contemporain di Ginevra, al Centro Luigi Pecci di Prato. Le sue opere sono presenti in diverse collezioni pubbliche, tra cui: Fondation Emanuel Hoffmann, Öffentliche Kunstsammlung (Basilea); Hamburger Bahnhof-Museum für Gegenwart (Berlino); Walker Art Center (Minneapolis); Centre Georges Pompidou e Musée d’Art Moderne de la Ville de Paris (Parigi); Staatsgalerie (Stoccarda); Museum of contemporary art (Téhéran); Kunsthaus (Zurigo).
Claudia Löffelholz
Nata in Germania, Claudia Löffelholz è curatore indipendente e giornalista. Dopo la laurea in Filologia Romanza e Germanistica alla Friedrich Schiller University di Jena (Germania), lavora come manager culturale per il Kulturbüro LaRete di Weimar, organizzando progetti espositivi a livello europeo. Il suo interesse è focalizzato su innovative pratiche artistiche soprattutto al riguardo della partecipazione e dell’arte negli spazi pubblici. Nel 2004, insieme a Julia Draganovic, fonda LaRete Art Projects a Modena che si dedica alla ricerca e al sostegno di nuove strategie artistiche (www.larete-artprojects.net). Lavora come co-curatore e produttore esecutivo del nuovo Premio Internazionale di Arte Partecipativa promosso dall'Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. Ha curato mostre ed interventi come Charlotte Ginsborg Trapped in the mirror allo SPAC di Buttrio; VIRES. Exercises on power - Exercises of Choice, serie di performance di Maria José Arjona al centro storico e Teatro Anatomico dell'Archiginnasio di Bologna; Tea Mäkipää Domesticated Nature alla galleria z2o di Roma e The Eye of the Collector (con Julia Draganovic) a Villa delle Rose, Bologna.
In collaborazione con la Galleria De Primi Fine Art, Lugano
Ufficio stampa: Maddalena Bonicelli, mb.press@galleriabianconi.com, +39 335 6857707
Opening 24 maggio 2012, 6-9 pm
Galleria Bianconi
Via Lecco 20, Milano
Orari: lunedì-venerdì 10.00-13.00, 14.00-19.00; sabato su appuntamento
Ingresso libero