Walkabout
Bologna
via nosadella 35

Luca Di Martino
dal 16/4/2003 al 17/5/2003

Segnalato da

Fiorile Arte




 
calendario eventi  :: 




16/4/2003

Luca Di Martino

Walkabout, Bologna

La sua iconografia e' centrata sulla riproduzione fotografica di soggetti umani ed ambientali, accostati tra loro in un dualismo che ne esalta affinita' e divergenze, tramite un interscambio metamorfico delle loro caratteristiche morfologiche.


comunicato stampa

Fiorile Arte . Bologna . inaugura una nuova serie di appuntamenti all'interno
dei locali di Walkabout via Nosadella 35 a Bologna, accanto ai locali espositivi
della galleria.

giovedi 17 aprile ore 18

Luca Di MARTINO

testo di Edoardo Di Mauro

progetto artistico di Fiorile Arte . Bologna. via nosadella 37/d

in collaborazione con Walkabout. Bologna via nosadella 35

Proprio in queste settimane, nell'ambito delle lezioni del mio corso di 'Storia e metodologia della critica d'arte', sto affrontando temi relativi ad un periodo, quello degli anni '50, caratterizzato da una forte e decisa consapevolezza del ruolo che poteva giocare la crescente automazione dei processi produttivi, e il graduale potenziamento degli strumenti comunicativi e di riproduzione tecnica, al fine di allargare e diffondere la fruizione artistica ed il conseguente livello di 'esteticizzazione' della società. Dopo la disillusione, assai intensa ma limitata nel tempo, dell'immediato secondo dopoguerra, in cui gli immani sfaceli dei tragici eventi appena conclusi avevano fatto perdere agli artisti la fiducia nell'utopia salvifica dell'arte e nei progetti collettivi, la rapida ricostruzione ed il conseguente rinnovato sviluppo tecnologico avevano immediatamente destato nuovi entusiasmi, non privi, però, di una precisa e coerente consapevolezza politica. Si entrava in un clima di avanguardia 'normalizzata' nell'accezione di maggiormente allargata e non più appannaggio di ristrette elites, come era stato per le avanguardie storiche primo novecentesche. Nella prima metà del secolo alcuni lungimiranti intellettuali avevano intuito la necessità di piegare il progresso tecnico al servizio della creatività, per consentire una democraticizzazione della stessa e questo spesso da posizioni opposte ma, nelle conclusioni, sostanzialmente convergenti, come nel caso di Martinetti e Benjamin. Negli anni '50 il dibattito si allarga e diventa centrale all'interno dei segmenti più avanzati dell'avanguardia europea. Personaggi come Pinot Gallizio, Asger Jorn, teorie come l'Urbanistica Unitaria di Constant, pongono l'accento sul nuovo ruolo sociale dell'artista come attore dei processi di riqualificazione ambientale e sulla necessità di far perdere all'arte il suo valore di feticcio commerciale di lusso usando la tecnologia per esprimere una carica di 'libera energia antieconomica'. Posizioni che convergono e si radicalizzano all'interno del Situazionismo di Guy Debord, dove si giunge a predicare addirittura la negazione stessa del concetto di arte in quanto oggetto, quindi entità distaccata dal reale, per approdare ad una società dove i concetti di arte, vita, gioco e lavoro si annullino nel flusso vitale delle 'situazioni'. Queste profetiche considerazioni sono divenute di estrema attualità negli ultimi vent'anni, caratterizzati dall'ingresso pieno nella società postindustriale dominata dalla telematica, con un conseguente ampliamento di quella fascia di tempo libero già preconizzato in passato, ed un esponenziale allargamento della base artistica e, più in generale, di coloro che si cimentano in professioni, spesso inedite, legate agli ambiti, un tempo circoscritti, della cultura e delle arti. Tralasciando, in questo caso, analisi relative al sistema dell'arte, non si può non riscontrare come non sia certo venuta meno, nella maggioranza dei casi, una ricerca talvolta ossessiva e teatrale del raggiungimento del successo commerciale e di una visibilità sempre più ardua in un panorama dove quantomeno mensilmente vengono propinate, e mi limito all'Italia, decine di nuove proposte spesso spacciate per i fenomeni del momento. Una più ampia penetrazione dell'arte nel tessuto sociale ed ambientale, agevolata dall'uso della fotografia, del video, delle tecnologie digitali, è certamente iniziata e va comunque seguita ed incoraggiata nel suo evolversi.
Questo incipit per giungere, avendo inquadrato la situazione, all'oggetto del testo.

Cioè all'esordio di una nuova linea di proposte di Fiorile Arte dedicata a giovani e promettenti leve artistiche, provenienti prevalentemente dall'Accademia e dal DAMS.
La categoria di 'giovane artista', ma anche di 'giovane critico', fino a non molti anni fa vista ancora con diffidenza, è di recente diventata specie ricercata e protetta da un'inflazione di iniziative spesso scoordinate, al punto da far riflettere i non molti assennati ancora in circolazione sulle modalità di un corretto intervento.
Stante il non ancora compiuto, e forse nemmeno auspicabile, ricongiungimento tra arte e vita, non potendo quindi fare a meno delle consuete categorie del sistema, penso che la soluzione di maggiore buon senso sia quella di una promozione graduale e consapevole. Luca Di Martino è artista che mi pare già incamminato sulla strada di una possibile rapida maturità. Per lui valgono le considerazioni prima citate sull'uso ormai invasivo delle nuove tecnologie che contraddistingue la nostra quotidianità e, conseguentemente, si espande ad invadere la sfera artistica. Il problema relativo al loro uso è, in realtà, di facile soluzione, dipende semplicemente dalle modalità con cui vengono adoperate. Se questa costituisce viatico per un allargamento delle potenzialità espressive, come non spesso avviene, è perfettamente lecita.

Di Martino le adopera per operare delle modifiche nella costruzione della sua iconografia, centrata sulla riproduzione fotografica di soggetti umani ed ambientali, accostati tra loro in un dualismo che ne esalta affinità e divergenze, tramite un interscambio metamorfico delle loro caratteristiche morfologiche. Il gioco delle coppie bipolari è una costante del panorama artistico, sia in un'accezione culturologica, che rispetto alle sue concretizzazioni oggettive, si veda la frequente presenza di duetti perfettamente integrati al punto da confondersi e rendere indistinguibile il ruolo ricoperto dall'uno e dall'altro nella costruzione dell'opera.

Ma anche la metamorfosi è una predominante del dibattito attuale. L'innovazione tecnologica ha avviato una ridefinizione del concetto di identità, in bilico tra organico ed inorganico, tra naturale ed artificiale, e questo assunto si estende sia all'uomo che all'universo animale ed ambientale. Gli uomini e le donne riprodotti da Di Martino sia scambiano ruoli e caratteristiche, somatiche e comportamentali, operando un ribaltamento che fa dubitare della loro reale natura e del loro effettivo intento. Quindi i problemi posti sul tappeto da questo giovane artista sono concreti ed attuali, e promettente è la modalità compositiva tramite cui li esterna. Sarà quindi certo curioso seguirne i successivi sviluppi.
Edoardo Di Mauro, marzo 2003.

fino al 17 maggio 2003 tutti i giorni dalle 18 alle 02.00
per info: 333.6419333

sede espositiva : Walkabout Bologna via nosadella 35

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