Dallo strappo all'immagine. Nei lavori degli anni '90 qui esposti l'equilibrio diventa piu' forte e costruisce con maggiore evidenza il quadro. La tecnica utilizzata e' sempre quella che lo ha reso famoso, il decollage, sfruttata sin dagli anni '50.
Mimmo Rotella ha sperimentato una tecnica raffinata partendo da un gesto semplice e ha realizzato un modo nuovo di costruire l’immagine partendo da un gesto distruttivo. E’ tutto più evidente proprio nei lavori degli anni ’90, in mostra al TOMAV – Torre di Moresco Centro Arti Visive.
La tecnica è quella che lo ha reso famoso e che ha cambiato il nostro modo di guardare le immagini, il decollage.
Il tema si è arrichito: dai manifesti del cinema con i suoi miti e i suoi sogni, alle immagini di fiori e frutta e i corpi perfetti della pubblicità.
Ma fondamentalmente è la struttura compositiva ad essere cambiata, così che l’impatto dell’immagine è nuovo.
Quando Rotella ha avuto l’intuizione di strappare i manifesti pubblicitari – negli anni ’50, camminando per le strade di Roma, è lui stesso a raccontarlo – ricomponendoli sulla tela, lasciava evidenti i segni degli strappi e l’immagine subiva un duplice destino che trovava un magico equilibrio nelle opere. Da una parte l’immagine strappata rivelava la sua natura puramente materiale, e la carta diventava l’elemento preminente dello sguardo; ciò ci ricorda che Rotella ha fatto parte di quella generazione che ha cercato nella pura oggettività il senso delle cose, liberandole di ogni sovrastruttura emotiva, culturale, storica, come i suoi amici del gruppo Nouveau Realisme o come più diffusamente faceva la Pop Art. Dall’altro l’immagine perdeva la sua unitarietà visiva a causa degli strappi e quindi anche la sua univocità di senso (che nel manifesto era molto chiara), non cancellando però il suo significato ma amplificandolo, aumentando il potenziale immaginativo dell’immagine poiché sfruttava i diversi strati dei manifesti: tracce di storie e di sogni che si intersecavano sulla superficie del quadro alimentando l’immaginazione della generazione a cui si rivolgevano.
Rotella era riuscito a trovare un raro equilibrio tra spostamento verso l’ oggettività e materialità della realtà ed evidenza della natura immaginifica dell’immagine, che non necessita della sfera emozionale o intellettuale per generare stimoli sempre nuovi, scaturiti anche semplicemente da piccole variazioni della forma.
Il lavoro ha continuato a svilupparsi sul terreno della meccanicità e riproducibilità: manifesti staccati e rincollati su tele, procedimenti meccanici su tele emulsionate, su pannelli metallici. Ma sempre il decollage ha risarcito l’immagine della sua carica poetica, facendole assumere una nuova vita, una carica immaginativa e poetica continuamente nuova.
Nei lavori degli anni ’90 l’equilibrio diventa più forte e costruisce con maggiore evidenza il quadro. Il soggetto perde ogni connotazione culturale e diventa pura forma da reimpaginare nel quadro, in cui l’atto dello strappo diventa ancor di più il seme che costruisce l’immagine. Non è la specifica natura dei soggetti a presentarsi alla percezione dello spettatore: diventano anonimi, è evidente che sono soprattutto piacevoli allo sguardo nel contesto compositivo creato dall’artista. Piuttosto a saltarci all’occhio è il segno tracciato attraverso la visione degli strappi che, come il gesto di un pittore informale, costruisce e definisce la composizione.
Il gesto dissacratorio, che aveva decontestualizzato il manifesto dal muro urbano e lo aveva de- collocato con un collage sulla tela, ora ricompone l’immagine, come un pittore fa con le pennellate.
Il passaggio è sempre dal gesto all’immagine: cambia la storia che da raccontare, che non si sostanzia dei contenuti riconoscibili, ma tratta questi alla pari immagini del cinema, fiori, frutta, erbe e corpi: sostanzialmente come una continua avventura dello sguardo.
Antonella Micaletti
Inaugurazione 23 giugno ore 18.30
Tomav - Torre ettagonale
Piazza Castello - Moresco (FM)
Orario: ven-dom 17-20
Ingresso libero