La voce, il teatro, il cinema, la televisione secondo Carmelo. A dieci anni dalla scomparsa, Milano omaggia Carmelo Bene, un artista di eccezionale talento e poliedricita', rivisitando una parte della sua ampia produzione teatrale, cinematografica e televisiva, al fine di stimolare una riflessione sulla controversa eredita' che ha lasciato.
a cura di Pier Giorgio Carizzoni
In collaborazione con
Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia/Cineteca Nazionale, Rai Teche,
Piccolo Teatro di Milano/Teatro d’Europa
A dieci anni dalla scomparsa (2002 – 2012), Milano omaggia Carmelo Bene, un artista di eccezionale talento e poliedricità, rivisitando
una parte della sua ampia produzione teatrale, cinematografica e televisiva, al fine di stimolare una riflessione sulla controversa eredità
che ha lasciato.
Visioni di Bene. La voce, il teatro, il cinema, la televisione secondo Carmelo
propone un montaggio – realizzato per l’occasione - di interviste, filmati e produzioni televisive, nonché tutte le opere cinematografiche
da lui dirette (5 lungometraggi e 2 corti) nell’arco di quattro giornate, con proiezioni su grande schermo e interventi dal vivo di attori,
operatori o critici teatrali che hanno frequentato la sua opera.
Il filo rosso di questa iniziativa rispecchia uno dei tratti caratteristici della personalità di Bene: la vocalità come ricerca, l’immagine
sonora, la fisicità e la musicalità della parola, la phoné come canto poetico ed espressione dell’interiorità.
Le visioni delle performance di Carmelo Bene sono in realtà ascolto di invenzioni vocali che divengono immagine, orchestrazioni
armoniche o dissonanti di parole assurte a ruolo di protagonista della scena. Carmelo Bene è stato un grande sperimentatore nell’
utilizzo originale di strumenti tecnologici che dessero forma a inedite modalità di ricezione visiva e sonora, stravolgendo abitudini e
conformismi del pubblico teatrale, cinematografico e televisivo.
Trasgressivo, passionale, indisciplinato, coltissimo, Bene ha scompaginato le certezze e le convenzioni del “fare spettacolo” con
un’irruenza e una determinazione senza eguali nella seconda metà del Novecento italiano ed europeo.
Pier Giorgio Carizzoni
L’esperienza scenica di Carmelo Bene si riverbera anche in altre esperienze. Ogni volta che si è confrontato con un altro mezzo (il
cinema, la televisione, la radio, anche le interviste) ha sempre cercato di valorizzare lo “specifico” del medium in cui si trovava ad
operare. I film di Bene, i lavori realizzati per la RAI, anche se hanno uno stretto rapporto con il teatro – o sono addirittura filiazioni dirette
di uno spettacolo – sono prima di tutto cinema, televisione, radio. Non sono mai teatro “trasportato” o “adattato” o peggio “ridotto” al
cinema, in tv, alla radio. In un doppio binario di pluralità – il teatro che si riverbera nelle varie esperienze extrateatrali e i diversi teatri che
si susseguono nel suo teatro – va tenuto presente un paradosso. Carmelo Bene ha lavorato a una radicale ridefinizione del teatro o
forse a una sorta di distruzione creativa. Il farsi del teatro di Bene è al tempo stesso il suo sfarsi: lo smontaggio di capisaldi come l’idea
di testo, di rappresentazione, di personaggio. Nel suo lavoro ha messo in discussione – o meglio, ha messo in crisi – la possibilità stessa
di fare teatro, dunque ha chiamato in causa la sua necessità più profonda. In questo è stato provocatorio e radicale.
Strettamente legato a questo paradosso ce n’è un secondo, apparentemente inconciliabile con il primo: Carmelo Bene è a buon diritto
inserito all’interno del percorso delle avanguardie. Per certi aspetti è stato il primo a realizzare – dopo più di mezzo secolo – alcune delle
utopie teatrali lanciate dai futuristi. Senza di lui, il nuovo teatro italiano forse non sarebbe neppure nato, in ogni caso molti artisti e
compagnie delle generazioni successive hanno verso di lui un debito enorme. Carmelo Bene – insieme forse a Leo De Berardinis – può
essere considerato l’ultimo grande attore all’italiana, l’estremo frutto di una genealogia secolare. Nella sua figura e nella sua opera si
incontrano, come sovente accade con i maestri, i due estremi: l’avanguardia e la tradizione.
Oliviero Ponte di Pino
---
Programma
Piccolo Teatro Grassi di via Rovello
Ingresso libero (sino a esaurimento posti)
Giovedì 12 luglio
17.45 Hermitage (1968, 25’)
Regia, soggetto, sceneggiatura: Carmelo Bene; fotografia: Giulio Albonico; montaggio: Pino Giomini; musica: Vittorio Gelmetti; interpreti:
Carmelo Bene, Lydia Mancinelli.
Una prova delle ottiche e delle luci di scena. Preludio alla successiva opera “Nostra Signora dei Turchi”. Nella suite 804 dell'Hotel
Hermitage a Roma avviene lo scontro con se stesso, come nemico, come irraggiungibile altro da sé, un abbraccio d’impossibilità.
18.15 Frammenti di Bene - sequenze da “Mixer” – “Domenica in” – “Macao” – “Il laureato” – “Manfred” – “Bene! Quattro modi di
morire in versi” – “Fuori orario” – “Acquario” – “Amleto” – “Riccardo III” – “Otello”
- a seguire -
Barocco leccese (1968, 6’, documentario)
Regia: Carmelo Bene; fotografia: Mario Masini. Primo dei tre documentari che Carmelo Bene aveva concordato con la casa di
produzione Nexus film sull’architettura e le statue del Duomo di Lecce. Alcune sequenze finiranno nel montaggio di Nostra Signora dei
Turchi.
19.00 Nostra Signora dei Turchi (1968, 141’)
Pellicola restaurata dalla Cineteca Nazionale - Premio Speciale della Giuria al XXIX Festival di Venezia
Regia,soggetto, sceneggiatura, coordinamento musicale : Carmelo Bene; fotografia: Mario Masini; montaggio: Mauro Contini; interpreti:
Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, Ornella Ferrari, Anita Masini, Salvatore Siniscalchi, Vincenzo Musso.
Una divertita parodia della vita interiore, attraverso la non-storia di un redivivo martire, scampato all’eccidio di Otranto dell’agosto 1480
da parte dei Turchi, e della sua ingombrante moglie-amante Santa Margherita. Egli, nuovamente in vita, è propenso a farsi del male ma
non è più disposto a morire:
“È un melodramma, ma non per la melodia che arriva alle orecchie, per la melodia che arriva agli occhi” (Carmelo Bene).
21.30 Incontro con Piergiorgio Giacché e Giuseppe Di Leva – conduce Oliviero Ponte di Pino
22.15 Salomé (1972, 80’)
Regia, soggetto, sceneggiatura, scene, coordinamento musicale: Carmelo Bene; fotografia: Mario Masini; interventi speciali: Gino
Marotta; montaggio: Mauro Contini; interpreti: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, Alfiero Vincenti, Donyale Luna, Veruschka.
Storia senza soggetto. Orgia sinfonica di colori e musica per una personalissima rielaborazione di Carmelo Bene della Salomè di Oscar
Wilde. Erode, il quale aveva fatto imprigionare Iokanaan, che aveva pubblicamente accusato la sua condotta, per compiacere la bella
Salomè, figlia di Erodiade, tenta di far decapitare il profeta.
“E’ l’impossibilità del martirio in un mondo presente, non più barbaro, ma esclusivamente stupido. Una specie di Salambô multirazziale.
La scommessa della luce. Salomè non colora più gli oggetti, li illumina.” (Carmelo Bene).
23.35 Frammenti di Bene
Venerdì 13 luglio
18.00 Otello o la deficienza della donna (1979, 77’) Da Shakespeare secondo Carmelo Bene.
Regia, scene, costumi: Carmelo Bene; montaggio 2001/2002 di Carmelo Bene e M. Fogliatti;
interpreti: Carmelo Bene, C. Cinieri, M. Martini, L. Bosisio, C. Dell’Aguzzo, J.P. Boucher.
“Un fazzoletto di 40 cm diventa vela, stendardo, alcova smisurata di lenzuola e vesti strappate. Non è più il banale strumento dell’ordito
di Jago. Sottratto alla trama, appare ovunque. Bianco. di Otello, sbiancato in tutti i sensi, è ai piedi di Jago finalmente, clamorosamente
nero”. (Carmelo Bene)
19.15 Frammenti di Bene
19.45 Riccardo III (1977, 76’) - da Shakespeare - secondo Carmelo Bene
Regia, soggetto, sceneggiatura, costumi: Carmelo Bene; musica: Luigi Zito; interpreti: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, Maria Grazia
Grassini, Daniela Silverio, Susanna Javicoli, Laura Morante, Licia Dotti.
Rivisitazione del Riccardo III shakespeariano. Un intreccio di monologhi con le superstiti delle stragi messe in atto dal Duca di
Gloucester, poi Riccardo III, il quale, deformandosi, tenta in tutti i modi di sedurle. Un funebre teatrino privato, abitato da fantasmi, tutto
intimo.
21.00 Incontro con Silvia Pasello e Rino Maenza – conduce Oliviero Ponte di Pino
21.45 Un Amleto di meno (1973, 70’) Soggetto liberamente tratto da: Jules Laforgue, “Hamlet, ou les suites de le pitié filiale”
(1877)
Regia, soggetto, sceneggiatura, scena, costumi, coordinamento musicale : Carmelo Bene; fotografia: Mario Masini; montaggio Mauro
Contini; interpreti: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, Alfiero Vincenti, Pippo Tuminelli, Franco Leo, Isabella Russo.
Disfacimento dell’opera shakespeariana. Amleto insofferente al ruolo del suo personaggio nella commedia che sta vivendo si affranca
da esso, prediligendo divertimenti e sollazzi. Amleto fa fuori se stesso.
23.00 Frammenti di Bene
23.30 Amleto di Carmelo Bene (1974-1978, 63’) - da Shakespeare a Laforgue -
Regia, scene e costumi: Carmelo Bene; fotografia: Giorgio Abbale; musica: Luigi Zito;
interpreti: Carmelo Bene, Alfiero Vincenti, Jean-Paul Boucher, Franco Leo, Paolo Baroni, Luigi Mezzanotte.
Rivisitazione di Un Amleto di Meno, ripresa del medesimo protagonista insofferente del suo ruolo, in una versione ancor più essenziale e
scarnificata. Viene meno il colore, per un bianco e nero assoluto. Il discorso sinfonico è portato alle sue estreme conseguenze.
----
Arianteo/ Castello Sforzesco
Biglietto d’ingresso euro 3
Sabato 14 luglio
21.45 Don Giovanni (90’, 1971) Regia, soggetto, sceneggiatura, coordinamento musicale e produzione: Carmelo Bene
interpreti: Carmelo Bene, Lydia Mancinelli, V. Bodini, G. Marotta;
voce fuori campo: John Francis Lane; Musiche: Bizet, ‘Carmen’; Donizetti, ‘Don Pasquale’;
Mozart, ‘Don Giovannì; Musorgksij, ‘Quadri di un’esposizione’; Prokof’ev, ‘Aleksandr Nevskij’; Verdi, ‘Simon Boccanegra’
Smantellamento del Don Giovanni; Carmelo Bene crea un Don Giovanni impotente e quasi moribondo, ossessionato dalla necessità di
sedurre una petulante santa bambina, da aggiungere ad un inesistente catalogo di conquiste.
Domenica 15 luglio
21.45 Capricci (89’, 1969) Regia, soggetto, sceneggiatura, coordinamento musicale: C. Bene; interpreti: Carmelo Bene,
Anne Wiazemsky, Tonino Caputo
Opera sinfonica, fatta a pezzi, che cerca l’abbandono.
“Tutto è stecca musicale in Capricci, le calze, i veli, le pose, le trame e le bevute. È il nulla assoluto ascoltato come se fosse musica, il
nulla dell’arte, nella vita nell’amore, nella passione, in tutto. Chi non ha amato Capricci non ha capito nulla del mio cinema e di me”.
(Carmelo Bene)
Ufficio Cinema e Multimedia: Anna De Benedetto (responsabile)
C.UffCinema@comune.milano.it - tel.02.8846.2452 – 02.8846.2333
Uno speciale ringraziamento a :
Centro Sperimentale di Cinematografia-Cineteca Nazionale, RAI TECHE
Associazione Culturale Dioniso
via del Torchio 10
20123 Milano
Tel. 02 72 00 41 00
ass.dioniso@alice.it
www.associazioneculturaledioniso.it
Teatro Grassi
via Rovello, 2 - Milano