Operazione Bufera, performance. Dove si deve ricollocare il confine tra la realta' e la sua spettacolarizzazione? Puo' l'arte di oggi dire una parola ulteriore e diversa rispetto all'agghiacciante shock della violenza? La performance di dell'artista affronta il difficile crinale posto da queste domande
"Operazione Bufera", performance.
Sabato 10 maggio 2003, ore 17,30
Mosca, mercoledì 23 ottobre 2002: un commando composto da una cinquantina, tra
uomini e donne, di indipendentisti ceceni fa irruzione all'interno del Teatro
Dubrovka, dove si sta svolgendo una commedia musicale. Circa 700 spettatori e
parte della troupe del teatro vengono presi in ostaggio. I sequestratori
minacciano di farsi esplodere insieme con gli ostaggi.
La loro richiesta esige la cessazione delle ostilità e la ritirata delle truppe
russe dalla Cecenia entro 7 giorni.
Il teatro, nella periferia di Mosca, viene circondato dalle forze dell'ordine.
Il commando ceceno chiede la presenza di un emissario diretto del presidente
Vladimir Putin. Diversi ostaggi vengono rilasciati. Le trattative, però, si
insabbiano e la situazione diventa via via insostenibile.
Sabato 26 ottobre, all'alba, l'intera vicenda si conclude tragicamente. Le
squadre speciali russe s'impossessano dell'edificio e utilizzano un particolare
gas inibitore che stordisce tutti coloro che si trovano all'interno del teatro.
L'esito dell'assalto è catastrofico: 123 ostaggi muoiono sul colpo o subito dopo
il ricovero negli ospedali di Mosca. Tutti i membri del commando ceceno vengono
uccisi.
Le autorità russe non fanno sapere né il nome né le caratteristiche della
sostanza chimica impiegata per neutralizzare il commando. Sui giornali di tutto
il mondo, in quei giorni, vengono pubblicate le foto delle donne kamikaze cecene
accasciate sulle poltrone nella platea del teatro.
Queste immagini diventano l'ennesimo emblema della nostra globale società dello
spettacolo. Terrore, disperazione, morte, sono ancora una volta inevitabilmente
"messe in scena" come già era accaduto con le immagini degli attentati alle Twin
Towers.
Quale linguaggio possiamo utilizzare di fronte a un evento di tali proporzioni?
Dove si deve ricollocare il confine tra la realtà e la sua spettacolarizzazione?
Può l'arte di oggi dire una parola ulteriore e diversa rispetto
all'agghiacciante shock della violenza?
La performance di Cesare Viel affronta il difficile crinale posto da queste
domande.
La realizzazione dell'audio della performance è stata possibile grazie ad
Alberto Debenedetti.
Nella foto un'immagine da modi e luoghi.
Museo d'arte contemporanea di Villa Croce
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