Musee d'Orsay
Paris
1, rue de la Legion d'Honneur
+33 01 40494800
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Le daguerreotype francais
dal 12/5/2003 al 17/8/2003
WEB
Segnalato da

Musée d'Orsay



 
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12/5/2003

Le daguerreotype francais

Musee d'Orsay, Paris

La mostra riunisce, seguendo un approccio tematico, all'incirca 300 lavori, la gran parte mai esposti al pubblico. Per la prima volta sono infatti esposti alcuni degli "incunaboli" del dagherrotipo: nature morte e vedute di Parigi, opere di Daguerre e di altri pionieri degli anni 1839-1840, testimonianze, rare e preziose, di questo tempo immobile.


comunicato stampa

Un objet photographique

La mostra è organizzata dalla Réunion des Musées Nationaux, dal Museo d'Orsay, in collaborazione con il Metropolitan Museum of Art di New York, e beneficia del prestito eccezionale della Biblioteca Nazionale di Francia.. La sua realizzazione è resa possibile grazie al sostegno dell'italiano Gruppo Euromobil dei fratelli Lucchetta.

Il 7 gennaio 1839, il fisico François Arago, nel corso di una lezione all'Académie des Sciences di Parigi, presenta un nuovo procedimento, messo a punto dall'inventore francese Jacques Daguerre (1787-1851), che permetteva di riprodurre con un processo meccanico e chimico, senza dunque interventi manuali, le immagini che si formano nella camera oscura. È così che il dagherrotipo segna la nascita ufficiale della fotografia.

Immagine unica, su placca di cuoio ricoperta d'argento, dai riflessi cangianti, lucida e spesso riflettente come uno specchio - al quale è stato spesso paragonato -, il dagherrotipo rimane ancora, soprattutto in Francia, l'aspetto trascurato degli albori della fotografia. Numerose sono le storie della fotografia che si limitano ad un breve accenno all'invenzione di Daguerre, alla quale sembra legarsi solo la mania del ritratto, sfruttata da Daumier e Nadar: una moda che attraversa tutta un'epoca durante la quale sono in molti, persone importanti e perfetti sconosciuti, a posare, belli diritti, ma con risultati abbastanza bui, davanti all'obiettivo. Il dagherrotipo appariva allora solo con un tentativo, certo brillante, ma fallito, nello sviluppo della tecnica fotografica.

Eppure il dagherrotipo era destinato a modificare in modo definitivo lo sguardo posato sul mondo e le conseguenti rappresentazioni artistiche e scientifiche. E' proprio "questa arte nuova, nata nel mezzo di una vecchia civiltà", secondo le parole usate dall'esperto Guy Lussac nel 1839, che questa mostra intende far scoprire riferendosi alla produzione francese.
Facendo seguito ad alcune belle manifestazioni dedicate in Francia a questo tema in occasione delle celebrazioni dei 150 anni della fotografia, nel 1989 (Paris et le daguerréotype, Le Temps suspendu, Le Daguerréotype en Alsace e La Photographie révélée ), il Museo d'Orsay intende ora indagare il dagherrotipo in tutti i suoi aspetti di originalità.
Al ritratto, che rimane, per tutta la durata degli anni quaranta dell'Ottocento, il principale ambito di utilizzo di questo procedimento fotografico, è consacrata un'ampia sezione della mostra, dove saranno affiancate opere amatoriali e di professionisti, ritratti di sconosciuti e di personaggi famosi, autoritratti e ritratti post-mortem. Accanto a questo nucleo centrale, saranno indagati i molti altri campi di applicazione della tecnica. Questa invenzione, infatti, avviene in un'epoca che non vuole conoscere alcun limite alla conquista del mondo - di tutti i mondi- e le cui scoperte scientifiche sono eccezionali. In meno di trent'anni appariranno, come ricorda Gautier, "il vapore sulla terra e sul mare, il gas, il telegrafo e l'illuminazione elettrica, la galvanoplastica, il dagherrotipo".

La mostra riunisce, seguendo un approccio tematico, all'incirca 300 lavori, la gran parte mai esposti al pubblico. Per la prima volta sono infatti esposti alcuni degli "incunaboli" del dagherrotipo: nature morte e vedute di Parigi, opere di Daguerre e di altri pionieri degli anni 1839-1840, testimonianze, rare e preziose, di questo tempo immobile.

Seguiranno le vedute di Francia, documenti ricchi di poesia sulla Parigi prima dei grandi lavori del barone Haussmann, vedute delle città di Lione e Nantes prima del 1845, le prime fotografie scattate sulle Alpi e durante viaggi all'estero, opere di dagherrotipisti francesi, molto spesso degli appassionati cultori, che hanno portato al loro ritorno vedute, ritratti e paesaggi dell'Egitto, dell'Estremo Oriente, della Grecia, della Siberia, della Martinica e persino della Nuova Caledonia.

Sarà quindi ampiamente testimoniato il fascino che questo nuovo genere di immagine ha esercitato sugli artisti e sugli uomini di cultura. Il comprensibile timore degli artisti di vedere sminuito il proprio prestigio e l'entusiasmo degli scienziati che, ben presto, videro in questa tecnica il mezzo per ampliare il proprio campo di ricerca, "fotografando" le diverse fasi delle loro ricerche, erano entrambi giustificati.
Una ricca sezione della mostra indaga i numerosi legami tra le scuole di Belle Arti e questo nuovo "intruso": dagherrotipi di nudi, tra erotismo e accademia d'arte, figure di grandi romanzieri che hanno scritto sulla nuova tecnica, se non addirittura l'hanno praticata (Hugo, Nerval, Dumas, Balzac), fino all'impiego di questo procedimento da parte dei pittori (riproduzioni di opere, studi di animali). Parallelamente un'altra sezione tratta alcuni grandi cultori di questo genere, già conosciuti come Bayard, Humbert de Molard, o totalmente sconosciuti alla storia della fotografia come Eugène Le Boeuf, la cui pratica può essere assimilata ad un procedimento artistico. La scienza è presente attraverso la medicina - le prime fotografie ottenute con l'aiuto di un microscopio - la fisica, l'astronomia, e soprattutto l'impiego del dagherrotipo da parte degli antropologi.

Inoltre, ogni sezione è anche l'occasione per meglio comprendere le mutazioni tecniche del processo verificatesi durante gli anni quaranta: la colorazione, la messa a punto di processi di incisione dagherriana, la creazione di sostanze acceleranti che limitavano i tempi di posa. Sono esposti infine dei documenti dell'epoca: giornali, caricature, dipinti sul tema del dagherrotipo, oggetti ( gioielli realizzati con dagherrotipi, accessori dei dagherrotipisti), per rendere pienamente la rivoluzione suscitato in dal dagherrotipo alla sua comparsa.
La mostra ambisce dunque a studiare il dagherrotipo non solo nella sua dimensione estetica, tecnica e documentaria, ma a presentarlo anche come un vero e proprio "fenomeno sociale".

Immagine: Alexis Gouin , Portrait d'Alexandre Dumas, Vers 1851, Paris, musée d'Orsay, (c) R.M.N.

Comitato scientifico: Quentin Bajac, conservatore, museo d'Orsay; Dominique de Font-Réaulx, conservatore, museo d'Orsay. Curatore associato: Malcom Daniel, Metropolitan Museum of Art, New York.

Orari:
Tutti i giorni, eccetto il lunedì, 10-18, giovedì 10- 21.45; domenica 9- 18
Biglietto:
Entrata al museo + mostra : intero 7 EUR, ridotto 5 EUR

Ingresso:
Visitatori singoli da quai Anatole France, per i gruppi entrata da rue de Lille

Catalogo:
Le daguerréotype français. Un objet photographique, éditions RMN, 60 EUR circa
Giornale di mostra: 3 EUR

Comunicazione per l'Italia:
Linea d'ombra tel. 0438-412647 Email: info@lineadombra.it

Ufficio Stampa per l'Italia:
Studio Esseci - Sergio Campagnolo tel. 049-663499; fax 049-655098

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