Settant'anni di pittura. Godi dipinge la natura, ne scopre ed evidenzia i ritmi nascosti. In mostra opere recenti, paesaggi vibranti di luce, visioni di Roma e ritratti.
La mostra “Goffredo Godi. Settant’anni di pittura”, ospitata al Complesso del Vittoriano dal 7 al 26 settembre 2012, vuole far conoscere l’universo pittorico dell’artista napoletano, dagli anni Settanta attivo a Roma, attraverso le sue opere recenti in cui il sentimento tattile della natura, il senso di immediatezza, appunto, dei colori e delle atmosfere fa da filo conduttore a paesaggi vibranti di luce, visioni di Roma e ritratti. Scrive l’artista stesso: “Preferisco dipingere dal vero perché mi dà la possibilità di analizzare, scoprire ed evidenziare i ritmi che si nascondono nella natura e forniscono all’uomo, che inconsapevolmente accetta, sostanze liriche capaci di irrobustirgli lo spirito fino alla formazione della personale coscienza”.
La mostra si avvale del Patrocinio della Regione Lazio – Assessorato alla Cultura, Arte e Sport -, di Roma Capitale – Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico -, della Provincia di Roma – Assessorato alle Politiche Culturali. L’esposizione, che è a cura di Lorenzo Canova, è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando e sarà inaugurata giovedì 6 settembre alle ore 18.30 presso il Complesso del Vittoriano.
Goffredo Godi nasce a Omignano, in provincia di Salerno, nel 1920 e dal 1971 vive a Roma. Per gran parte della sua esistenza vive nell’orizzonte vesuviano: a Portici, a Ercolano e a Napoli, dove si diploma all’Accademia delle Belle Arti, allievo di Emilio Notte. Dal 1952 al 1979 insegna discipline pittoriche nei Licei Artistici di Napoli e di Roma. Dal 1969 fa parte dell’Accademia Fiorentina delle Arti del Disegno. Ha allestito una ventina di mostre personali in numerose città e ha esposto in importanti rassegne nazionali, tra le quali la Quadriennale di Roma.
La mostra
Godi dipinge la natura, ne scopre ed evidenzia i ritmi nascosti. Crea immagini che sono una realtà sentita e vissuta dalla sua sensibilità. “Amo dipingere la figura, ma di più il paesaggio. Fin da ragazzo realizzai paesaggi nel piccolo porto del Granatello, a Portici. Non era un luogo pittoresco ma pittorico sì”. Così ci dice Goffredo Godi nei suoi appunti di una vita. Una vita intensa di lavoro appassionato, instancabile, intrisa di luce e di colore, di pacato tormento e di gioia nello scoprire ed evidenziare i ritmi nascosti nella natura. La ricchezza dei temi, la forza vibrante del segno deciso, la tavolozza, dotata di un’infinita tonalità di terre e di verdi, plasma e rigenera sulla tela la materia della natura viva. Quadri quasi sempre opachi nella materia; si avvertono nello spessore delle increspature dei tratti; terribilmente si anela toccarli, esplorandone piano tutta la superficie; ma non si può entrare, con gli occhi, dentro quei paesaggi, perché, pur conservando il soffio fresco del reale, quei paesaggi vivono e brillano nella mente. Immagini che non si riducono semplicemente nell’apparenza, perché il suo interesse e fine è di trasmettere e restituire la realtà non solo com’è percepita, ma anche com’è sentita e vissuta dalla sua sensibilità. In questo suo modo di dipingere dal vero, immaginazione e percezione si saldano in un’armonica sintesi, che dà vita ad un vero completamente inedito.
Nella sua pittura c’è un brevissimo, giovanile entusiasmo per gli esponenti del Secondo Futurismo e c’è una discreta sperimentazione astratta nella metà degli anni Settanta ma in realtà per lui la fonte di ispirazione è e rimane sempre la Natura. La sua poetica pittorica è, in tutto l’arco della sua vita, fortemente legata alle rappresentazioni naturalistiche realizzate en plein air, per quanto filtrate dal proprio stato d’animo. Se da un lato il suo operare ha caratteristiche “antiche”, i suoi paesaggi risultano più che mai attuali e metamorfici.
Ma, sottolinea Stefano Gallo, “l’immediatezza con la quale le immagini di Godi giungono al fruitore trae in inganno. L’immediatezza degli effetti suggestiona, coinvolge, allieta; e insieme nasconde il linguaggio che tali effetti genera.” Come ebbe a scrivere Franco Simongini, infatti “la pittura di Godi così rassicurante, idillica in apparenza, nasconde inquietudini, tremori, ossessioni, come se tutta quella bellezza folgorata dalla luce estiva fosse precaria, sull’orlo di scomparire, e celasse nelle sue spire il seme stesso della distruzione.”
Inoltre, Godi “all’astrazione oppone l’immediatezza “viva” delle cose e della natura. […] C’è meno gioco in questo ‘naturalismo’ per le declinazioni raffinate dei puri segni della pittura e anche, certo, per l’interiorizzazione della vita, ma la suggestione d’immediata presenza degli spazi e delle cose della realtà conquista il fruitore […] Le immagini di Godi richiamano l’attenzione e suscitano emozione per quel che immediatamente mostrano; come dicevamo, in secondo piano rimane il livello del ‘come’ mostrano[…] Perché se guardiamo più attentamente i suoi dipinti, subito ci accorgiamo che la felice immediatezza nella restituzione delle apparenze visive è ottenuta con un percorso delle stesure cromatiche […] che ha affinità con il linguaggio astratto. La peculiarità della pittura di Godi sta nella sua singolare sintesi di realtà e astrazione. ” (S. Gallo).
Organizzazione generale e realizzazione: COMUNICARE ORGANIZZANDO
inaugurazione 6 settembre ore 18.30
Complesso del Vittoriano
via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali) Roma
tutti i giorni 9.30 - 19.30