Quasi tutta la produzione di Woodman vive nel rapporto tra il proprio corpo, oggetto e soggetto degli scatti, e il proprio sguardo. Battaglia propone una fotografa di delitti, di morti, di madri disperate e guardie del corpo con magnum e il colpo in canna.
"Non ho potuto conoscere Francesca Woodman, eppure ha abitato in Italia, a Roma, per pochi mesi, tra ‘77 e ‘78. Andavo a Roma spesso per incontrare artisti, amici, critici. Frequentavo il mondo dell’arte che allora mi sorprendeva, visto attraverso gli occhi di colleghi che vivevano nel mio stesso sistema. Giuseppe Casetti ad esempio, o Ugo Ferranti che le hanno dato le sue prime mostre e Giuseppe Gallo, Sabina Mirri. Ma so anche che se l’avessi incontrata forse non avrei saputo riconoscerla. Incontriamo, noi galleristi (allora ero un gallerista rampante), molti giovani che ci propongono di guardare le loro opere. Di solito le osserviamo distrattamente, anche con un po’ di sufficienza. Un artista che cerca di farsi notare viene abitualmente guardato con sospetto. La domanda che fa l’artista (giovane) è: “ma allora come possiamo fare?”. Domanda quasi senza risposta." MM
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"Letizia ha un nome di Battaglia, e di fatto è una lottatrice.
L’ho chiamata un giorno, poco tempo fa, per passare a conoscerla. Un mito della fotografia, Letizia, ma non pensavo di cacciarmi nel cratere di un vulcano. Un vulcano siciliano, come si conviene, tra Etna e Stromboli; una fotografa di delitti, di morti, di madri disperate e guardie del corpo con magnum e il colpo in canna, di giudici riversi sui sedili, di galline e gatti sui tavoli.
Letizia respira per pochi momenti ogni giorno, per il resto fuma una sigaretta dietro l’altra. È stata assessore alla cultura a Palermo con Leoluca Orlando, ma i poeti non devono fare politica.
È furba, svelta, delicata, tranchant, abituata a vedere la morte in faccia, cosa volete che gliene importi delle menate del mondo dell’arte e della fotografia? Ho capito che lei non è una fotografa: è un essere umano incazzato di vivere in un mondo così sporco." MM
Inaugurazione sabato 22 settembre ore 18.30
Galleria Massimo Minini
Via Apollonio 68 25128 Brescia
Orari: dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 19.30; sabato dalle 15.30 alle 19.30
Ingresso libero