La mostra si presenta come una collettiva incentrata sul tema dei 4 elementi e si sintetizza con la "formula" 4 elementi per 4 artisti per 4 stanze.
a cura di Gino Pisapia
LUMI project è lieto di inaugurare il 27 settembre 2012 alle ore 18:00 negli spazi di Palazzo Montoro ubicato nell'omonima via al civico 8 in Roma, il terzo evento espositivo dal titolo ElementS a cura di Gino Pisapia.
La mostra si presenta come una collettiva incentrata sul tema dei 4 elementi e si sintetizza con la “formula” 4 elementi per 4 artisti per 4 stanze.
E' quindi possibile per ogni sala espositiva, abitata dai lavori degli artisti, identificare le peculiarità tematiche che caratterizzano la mostra.
Qui vengono presentate le opere di Moio&Sivelli (Napoli 1975, 1974), Giovanni Ozzola (Firenze 1982), Pantani-Surace (Firenze 1966, Vibo Valentia 1964) e Nicola Pecoraro (Roma 1978), artisti molto diversi tra loro che però negli anni hanno utilizzato come mezzo espressivo o semplicemente come soggetto/oggetto della propria indagine artistica i 4 elementi naturali, Aria, Acqua, Terra e Fuoco che fin dalla cultura ellenica caratterizzano la vita degli esseri viventi in un complesso sistema di forze e di eventi.
Il percorso espositivo si apre con l'opera Connie & Alice, 2006 del duo artistico Moio&Sivelli, dove una donna incinta e completamente nuda, senza abiti né calzari, viene fotografata da uno scorcio ribassato amplificando in tal senso la monumentalità del soggetto. L'immagine, ricoperta di silicone trasparente, ritrae l'elegante silhouette femminile gravida sul brullo e scosceso pendio che, con sguardo rivolto al “futuro” incerto, si fa incubatrice di vita creando una dicotomica simbologia con la terra sulla quale poggia i piedi e si offre ad una lettura interpretativa che la vede incarnare la Venere Pandemia, depositaria dell'amore “volgare”, procreatore e generatore proprio come la Terra.
Si prosegue con le opere che potremmo impropriamente definire “fotografiche” di Nicola Pecoraro, testimone dell'elemento Fuoco.
Untitled 2012, è una serie di 3 fotografie estratto da un più ampio corpus di immagini scattate in contesti urbani periferici o abbandonati, successivamente modificate in maniera analogica e sperimentale.
Il modus operandi che l'artista adotta in questo caso è alquanto complesso visto che in seguito al processo di stampa, lo scatto viene modificato e di conseguenza trasformato mediante l'utilizzo di reagenti chimici elementari, che innescano un vero e proprio processo di “combustione” dell'immagine parzialmente controllabile e gestibile.
La candeggina e l'acqua ragia, stese sulla superficie fotografica si trovano dunque a reagire su un supporto che si offre come campo di battaglia privilegiato alle azioni e re-azioni che ne vanno a modificare in maniera sostanziale la morfologia visiva alterandone lo schema compositivo originario.
L'ambasciatore dell'elemento Acqua è invece Giovanni Ozzola il cui lavoro si concentra sulla possibilità di rendere concrete le sensazioni visive e gli stati emozionali senza però disdegnare fonti storiche o scientifiche.
Secondo una variazione tonale si passa dallo scatto intimo e privato di Camera sul mare del 2012, fino ad arrivare al buio delle tenebre di Ultra Blue Nigth - Horizon del 2008 e Sweet Weather at Night del 2007. Le foto esposte rientrano ampiamente all'interno di quella sua personale sintassi compositiva che assurge ormai a cifra stilistica riconoscibile e a tratti unica costituita dalla ricerca sulla luce e l'interazione che essa crea trasformando gli spazi, gli oggetti e le forme. La luce, in questo caso utilizzata come mezzo d'indagine, così come accadeva per i pittori impressionisti, va a dialogare con la superficie dell'acqua che origina poetiche contaminazioni cromatiche capaci di rendere unico e inedito anche il banale e il consueto.
Conclude il percorso espositivo l'elemento Aria che diventa indispensabile nel lavoro video dal titolo Bunch, 1999/2003 realizzato dal duo artistico Pantani-Surace.
Il bunch è un gioco di coppia in voga alla metà degli anni '70 che mediante il movimento alternato delle braccia dei giocatori che impugnano le maniglie collegate ai due fili, consente al geoide montato su di essi di spostarsi da una parte all'altra del cavo -creando una sorta di battaglia a “salve” all'ultimo lancio.
Dall'architettura estremamente semplice, la proiezione mostra da un punto di vista ribassato un buquet di fiori che si staglia sull'azzurro di un cielo che, mai attraversato da nuvole, diviene sfondo teatrale di una performance di cui si percepiscono i movimenti e i suoni censurando volontariamente gli attori.
Il buquet di fiori montato sul filo del bunch, che tradotto letteralmente vuol dire mazzo, fiocco, comincia a percorrerlo con violenza generando un rumore nato dall'impatto con l'aria che allo stesso tempo diviene mezzo di propagazione e d'impedimento disegnando una colonna sonora che scandisce il ritmo di gioco dall'inizio alla fine della ripresa in un loop continuo e serrato.
Si ringrazia: Dino Morra Artecontemporanea, Napoli, Galleria Continua, San Gimignano/Beijing/Le Moulin, Galleria S.A.L.E.S., Roma.
Inaugurazione 27 settembre ore 18
LU MI project Palazzo Montoro
via di Montoro, 8 (1°piano) - Roma
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Ingresso libero