Diverse sedi
Bosa (OR)

Libertade paridade sessualidade
dal 29/9/2012 al 29/9/2012
8-20
328 7586955

Segnalato da

Nicola Mette




 
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29/9/2012

Libertade paridade sessualidade

Diverse sedi, Bosa (OR)

Un happening ideato da Nicola Mette che gioca con il folclore devozionale. Coinvolte le cittadine sarde di Bosa, Sindia, Turas, Bosa Marina e Macomer.


comunicato stampa

A cura di barbara Martusciello

In collaborazione con Giuseppefraugallery

Organizzazione generale - Cristina Gervasi - Nicola Mette

Il genius loci è, nell’accezione corrente data a questo termine, un’entità che oggi, nella visione tanto generale quanto spersonalizzante del Global, e considerando la rovinosa crisi di un intero sistema mondiale costruito su una visione massificata e omnicomprensiva delle cose del mondo, torna quanto mai a riposizionarsi come valore dalle qualità assolutamente contemporanee. Lo spirito del luogo è un fatto recuperato e riconsiderato in riformulazioni e categorie nuove: come riappropriazione culturale e territoriale (ma forse anche etica) da aprire all’altro da sé, sollecitando chi se ne fregia a dimostrarne il versante inclusivo e relazionale. Così, in questo rinnovato significato, se ne riconosce la sua afferenza a virtù persino rivoluzionarie. Nicola Mette ha concretizzato, con Libertade Paridade e Sessualidade, un lavoro forte, trattato meticciando input e riferimenti e partendo proprio da quel citato spirito del luogo che è insieme maschile e femminile (sive mas sive foemina) e che, quindi, anche per questa sua indistinzione, entra nella riflessione della mise en scène.

Come chiarisce Pino Giampà di GiuseppeFrau Gallery, Nicola Mette è “un artista indipendente che porta avanti provocazioni fuori dalle righe. Anche la sua partecipazione alla discussa e discutibile ultima Biennale d’Arte di Venezia manteneva questo carattere, sempre sovrabbondante, insolito, a tratti quasi scenografico, didascalico nella sua traduzione artistica di enunciati politici e sociali, ma sempre dirompente nell’entusiasmo estetico che ne deriva”; ed è “proprio questo suo esistere fuori dallo schema delle corrette procedure artistiche, ma attento al coinvolgimento di realtà estranee al mondo dell’arte e radicate in differenti ambiti e collocate all’interno di riflessioni altre, che ha incuriosito la GiuseppeFrau Gallery”, che ha seguito quest’ultima formalizzazione performativa apprezzandone il collegamento alle radici storiche, alle tradizioni e alla cultura di un territorio e l’analisi che ne è risultata.

Nicola Mette gioca con il folclore devozionale e fa sfilare uomini e donne abbigliati con i costumi sardi popolari Ma c’è un ma... La processione appare subito anomale, contaminata; qualcosa, del corteo tradizionale rivela un’inversione dei ruoli: i vestiti femminili sono, infatti, indossati dagli uomini e quelli maschili, viceversa, sono ostentati dalle donne. I personaggi sono gli stessi ma la loro identità non è più un dato certo, e si apre alla scelta individuale: l’appartenenza di genere, cioè, non è più disciplinata da regole precostituite, spesso obbligate e imposte sulla pelle di chi vorrebbe fare ed essere altro. Nessuna ricerca di scandalo, nella performance di Nicola Mette, né trattazioni su perversioni o piani di carnalità ma un’operazione incentrata sui ruoli e le preferenze sessuali che, attraverso l’abitare un costume funzionale all’affermazione ben definita della sessualità, ma anche al ruolo sociale connesso, suggerisce una verosimile limitazione della libertà (libertade), dell’uguaglianza (paridade) e, appunto, della sessualidade.

Inevitabile è stato lo scoperchiamento di un vaso di Pandora che ha svelato moralismi e conformismo e una contrapposizione per equivoco tra spudoratezza e pruderie: basti pensare alle difficoltà che ha incontrato l’artista per fare accettare questo progetto nella sua isola (vedendosi tra l’altro rifiutare tutti i patrocini e gli sponsor istituzionali) e le forti critiche sollevate contro una visione dello stare al mondo e dell’individuo definita a dir poco problematica perché destabilizzante rispetto a quella istituzionalizzata. Una performance d’arte mette a nudo – ma attraverso vestiti castigatissimi – il Re e, lontanissima da conduzioni carnascialesche così come da parade dell’attivismi gay, palesa i nervi scoperti della Società impreparata a nuove forme di genere, sessuali, familiari, d’amore. Per fare questo, arrivano in soccorso alcune delle maschere archetipiche della Sardegna: su Boe e su Merdules, che rappresentano l’uomo e l’animale, la Filonzana, una vedova/maschile con un allegorico fuso e che minaccia il marito di spezzare il filo altrettanto simbolico qualora venisse maltrattata.

La tematica rappresentata in questo happening proviene da una precedente prova romana, diversa ma connessa, in cui gli uomini-performer indossavano abiti da sposa intraprendendo un gioioso e ironico corteo nunziale che ha tentato di varcare le soglie del Vaticano provocando non poco scompiglio urbano e dando filo da torcere alla polizia impegnata a impedire tale pacifica, orgogliosa invasione; nella terra sarda, la nuova opera/zione si arricchisce attraverso un dialogo con i gruppi musicali folk tipici che hanno aderito all’iniziativa rappresentando se stessi e quindi assumendo la funzione di difensori della tradizione; lasciamo all’arte, invece, la possibilità del cambiamento e di una possibile modificazione del livello della coscienza personale e collettiva....... -

Domenica 30 settembre 2012, dalle ore 8,00 e fino a tarda sera
sedi varie: Nuraghe Succoronis (località Macomer)
Tamuli, (località Macomer); Sindia (NU)
Bosa (OR); Bosa Marina, Turas.

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