Marina Ballo Charmet
Matt Freedman
Cecilia Galiena
Carol Jackson
David Opdike
Jude Tallichet
Alex Villar
Micki Watanabe
Gregory Whitehead
Luigi Negro
Gabi Scardi
Gli artisti si assumono il diritto di costruire mondi comunicativi e relazionali che si esprimono e dialogano con il pubblico per vie spesso traverse e non-quantificabili. Questa mostra ne riunisce un piccolo gruppo che in modo consapevole e' andato a vedere che cosa si nasconde dietro a quello specchio opaco che chiamiamo linguaggio. Che sia scritto, espresso a voce, con il corpo, con lo spazio, con lo stomaco, con la materia, con il suono o con qualsiasi combinazione di questi elementi, il punto di vista di ognuno di questi artisti crea uno spazio per pensare a come pensiamo, parliamo, diciamo, descriviamo e significhiamo. A cura di Luigi Negro. Nella sala video 'Poeticamente abitare', i video di Marina Ballo Charmet a cura di Gabi Scardi
a cura di Luigi Negro
artisti:
Matt Freedman
Cecilia Galiena
Carol Jackson
David Opdike
Jude Tallichet
Alex Villar
Micki Watanabe
Gregory Whitehead
''Il parlato e' complesso quanto il metabolismo''
Neil V. Smith.
Gli artisti si assumono il diritto di costruire mondi comunicativi e relazionali che si esprimono e dialogano con il pubblico per vie spesso traverse e non-quantificabili. Questa mostra ne riunisce un piccolo gruppo che in modo consapevole e' andato a vedere che cosa si nasconde dietro a quello specchio opaco che chiamiamo linguaggio. Che sia scritto, espresso a voce, con il corpo, con lo spazio, con lo stomaco, con la materia, con il suono o con qualsiasi combinazione di questi elementi, il punto di vista di ognuno di questi artisti crea uno spazio per pensare a come pensiamo, parliamo, diciamo, descriviamo e significhiamo. Che siano le voci multiple della lettura ad alta voce di quando il testo era piu' fisico di Watanabe, o le macchine del linguaggio demagogico di Opdyke, o la tracciatura corporea delle superfici urbane vietate al pubblico di Villar, o le struggenti conclusioni dei 'fallimenti' letterari di Freedman, o la condensazione delle culture a blocchi nella simbologia urbana di Tallichet, o la fusione di memoria del segno e di critica del messaggio di Jackson, o l'ingestione 'letterale' del testo fatta dall'artista anonimo intervistato da Whitehead o la critica del linguaggio piramidale nella presa in giro del rapporto fra significante, significato e referente di Galiena, questa mostra ci tira da piu' parti nelle nostre convenzioni su come comunichiamo.
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''Poeticamente abitare'' ''to live poetically''
I video di Marina Ballo Charmet. A cura di Gabi Scardi
Marina Ballo Charmet è psicoanalista di formazione, artista per passione. Utilizza la macchina fotografica e il video come strumento di ricognizione. Nei suoi video, come nelle sue fotografie, si alternano sagome di persone o oggetti di difficile identificazione, scorci di una topografia urbana quotidiana ma imprecisata e dettagli architettonici di interni o di esterni. Ma degli ambienti in cui si muove, Marina Ballo schiva tutto quello che può apparire anomalo ed eccezionale, per concentrarsi invece sugli oggetti poco connotati che compongono il nostro ambiente quotidiano, su ciò che resta normalmente confinato alla periferia del nostro sguardo e del nostro pensiero. Sfiora le cose e le persone senza pretendere di circoscriverle, di delinearne i contorni in modo preciso. Predilige le sfumature ed i limiti incerti a ciò che è ostentato. Si dilunga sul modo in cui la luce si insinua tra le imposte di una finestra, nella trama di un tessuto, sulla piega di un vestito, sulla porosità della pelle di qualcuno con cui stiamo conversando, sui dettagli di un interno che dovrebbe esserci familiare: su tutte quelle cose sempre viste la cui esistenza è data per scontata. Si sofferma su, ma che solitamente non prendiamo in considerazione, che sono destinati a fare da sfondo e a diventare quello che lei stessa definisce come ''il rumore di fondo della nostra mente. E questo ''sempre visto'' che lartista vuole bloccare, sottraendolo allabitudine: il suo è un viaggio alla riscoperta di quello che già credevamo di conoscere.
Ne risultano immagini poco descrittive, che acquistano una connotazione quasi mentale, alcune parti a fuoco, altre meno, immagini familiari e sfuggenti al contempo, colte con la coda dellocchio come quando la nostra percezione, vagante e disattenta, fluttua sulle cose che vediamo senza veramente codificarle.
I video e le videoinstallazioni: ''Dimmi''; ''Disattenzioni''; ''Lettura''; ''Stazione Eretta'' ''Passi leggeri'' realizzati dal 1999 al 2003. In catalogo una conversazione con Andrea Lissoni