The ruin gazer. Attraverso la fotografia, e coerentemente con il suo percorso di ricerca, incentrato principalmente sullo storytelling, l'idea di ricostruzione e di memoria storica, architettonica e geografica, Piras si focalizza sulla figura dell'architetto Albert Speer, personaggio di spicco in epoca nazista elaborando la profonda passione per le rovine architettoniche e l'idea del viaggio.
Domenica 14 Ottobre alle ore 11.30, Zelle Arte Contemporanea inaugura la mostra personale di Enrico Piras, tra i vincitori
della prima edizione del Premio Ora. Il progetto presenterà un nuovo corpus di lavori realizzati negli ultimi mesi dal giovane
artista italiano di base a Utrecht, in Olanda, dove sta frequentando il Master in Fine Arts della Utrecht School of the Arts
dopo essersi diplomato all'Accademia di Belle Arti di Sassari nel 2010.
Coerentemente con il suo percorso di ricerca, incentrato principalmente sullo storytelling, l'idea di ricostruzione e di memoria
storica, architettonica e geografica, Piras focalizza questo nuovo progetto totalmente sulla figura dell'architetto Albert Speer,
personaggio di spicco in epoca nazista, e ne elabora due tra i punti cardine della sua esistenza: la profonda passione per le
rovine architettoniche e l'idea del viaggio. L'episodio della vita di Speer che fa da vero e proprio motore di avvio a tutto il
progetto di mostra è la sua reclusione per vent'anni in un carcere di Berlino. In questo periodo, l'architetto compie un viaggio
immaginario di proporzioni titaniche: un giro del mondo di 24.576 km che riesce a mappare attraverso degli atlanti e che lo
portano col pensiero dalla Germania ai Balcani, procedendo poi verso l'India, risalendo fino in Siberia, attraversando lo
Stretto di Bering per arrivare in America e discendere, infine, in Messico. Tutti chilometri che Speer compì veramente nel
corso di 15 anni, girando tutt'intorno al cortile del carcere e tenendone un conto preciso con dei piselli che passava di tasca
in tasca. E' la forma dello stesso cortile, ridotta di scala fino alla dimensione utile, che viene ripresa da Piras nella struttura
installativa al centro della mostra e che fa da supporto al suo libro d'artista: un quaderno che racconta questo e altri
aneddoti della vita di Speer, in particolar modo la sua passione quasi maniacale per le rovine. A questi testi si unisce il
materiale fotografico sviluppato da Piras in cui si sintetizza fattivamente tutta la sua lunga ricerca teorica e filosofica in merito
al progetto.
Le fotografie, presenti nel quaderno e in parte stampate in mostra, sono in realtà delle immagini preesistenti che sono state
ri-fotografate. Sono tratte da varie pubblicazioni e ripercorrono alcune delle mete percorse da Speer nel suo viaggio
immaginario. Attraverso un prisma ottico, sulle immagini è stato provocato e immortalato un effetto-arcobaleno che ricorda
gli studi dello stesso architetto sulla relazione tra luce e spazio, compiendo un gioco di rifrazione che si integra alla sua
visione architettonica e alle sue teorie in merito alle rovine. E' su queste che, infatti, Speer basa il suo principale studio
teorico e pratico, arrivando a elaborare la sua nota Theory of Ruin Value. L'architetto immaginava le sue costruzioni per il
Reich in un futuro lontano quando sarebbero diventate macerie e avrebbero immediatamente dovuto ricondurre i posteri
all'idea della stessa grandezza che oggi avvertiamo davanti agli antichi monumenti Grechi o Romani. In questa visione, l'idea
del tempo passato, presente e futuro si fondono in un unico sogno megalomane di maestosità attraversata dall'idea
romantica della contemplazione di una grandezza immortale nonostante il succedersi dei secoli.
The ruin gazer (in italiano: colui che guarda le rovine) è quindi, come spiega il presidente di giuria del Premio Ora, Carolina
Lio: “lo stesso Speer, o l'ipotetico osservatore delle sue architetture in un tempo più o meno lontano nel futuro, o l'artista che
sulle tracce di quel viaggio immaginario compie una vera e propria esplorazione contemplativa. E, naturalmente, anche lo
spettatore della mostra a cui vengono dati gli strumenti per ripercorrere la visione allo stesso tempo folle e geniale di un
personaggio storico che ha ripiegato sia il tempo che lo spazio, facendo convivere tutta la storia dell'umanità nell'idea
melanconica eppure possente dei monumenti in rovina, e tutto il percorso del mondo nel ristretto spazio del cortile di un
carcere”.
Quaderno d'artista disponibile per la consultazione in galleria con conversazione tra Enrico Piras e Maria Giovanna Virga.
Edizioni Balloon Project, Catania. http://www.b-a-l-l-o-o-n.it/
Contributo critico di Maria Giovanna Virga
Opening domenica14 Ottobre 2012 h.11.30
Zelle Arte Contemporanea
via Fastuca, 2 Palermo
dal martedì al sabato dalle h.17.00 alle h.20.00
Ingresso libero