Prima mostra del nuovo progetto espositivo a cura di Elena Forin. Volto a identificare la presenza o meno di uno scarto tra generazioni diverse e a stabilirne le caratteristiche, a ogni appuntamento 'Mind the gap?!' affianca l'indagine di un artista storico a quella di un artista appartenente alla piena contemporaneita'.
a cura di Elena Forin – LaRete Art Projects
La Galleria Bianconi è lieta di annunciare l'inaugurazione, l'11 ottobre (Via Lecco 20, Milano, fino al 12 gennaio) di "Cheryl Pope & Carlo Zauli", la prima mostra del nuovo progetto espositivo “mind the gap?!” dedicato al tema del confronto generazionale.
Questa prima tappa, a cura di Elena Forin – LaRete Art Projects, coinvolge l'artista americana Cheryl Pope (Chicago, IL, 1980) e il maestro storico della scultura italiana Carlo Zauli (Faenza - RA, 1926; Faenza, 2002), quest'anno al centro di una serie di progetti speciali - legati al decennale della sua scomparsa e della nascita del Museo Carlo Zauli a Faenza - che ne rileggono oggi la forza e la centralità dell'opera.
Volto a identificare la presenza o meno di uno scarto tra generazioni diverse e a stabilirne le caratteristiche, a ogni appuntamento “mind the gap?!” affiancherà l'indagine di un artista storico a quella di un artista appartenente alla piena contemporaneità. Cercando, al di là delle naturali differenze, nuovi incontri e punti di contatto tra analisi della forma, direzioni poetiche, e legame con il contesto, “mind the gap?!” mette così in atto, attraverso un progetto espositivo, le direzioni e le scelte che animano, con profondi elementi di contatto, il percorso storico della Galleria Bianconi, legato alle indagini della seconda metà del Novecento, e la sua ricerca sperimentale nell’ambito della piena contemporaneità.
Per la prima volta in Italia, Pope presenta il video Stacks e una produzione di sculture appositamente realizzate per l'occasione, i Tops. Rileggendo queste due diverse tipologie di lavori nell'allestimento per la Galleria Bianconi, l'artista intende rafforzare ulteriormente il legame che unisce le varie fasi della sua indagine e la forza di questa connessione in termini ambientali.
In Stacks l'artista raccoglie sopra un tavolo piatti, ciotole e tazze, creando delle pile instabili. L'eco del loro inevitabile collasso risuona nello spazio della sala, che viene scossa dal fragore del crollo e dalla presenza dei Tops, emblematicamente collocati a terra. Queste piccole sculture realizzate assemblando stoviglie simili a quelle che compaiono nel video, sembrano essere cadute direttamente dalla proiezione, e nella loro elegante raffinatezza aprono una riflessione che abbraccia fragilità, preziosità e resistenza, e che non tralascia le questioni relative al rapporto tra tradizione e dinamica sociale.
Di Zauli - di cui recentemente sono stati pubblicati gli scritti inediti e i carteggi con alcuni fra gli intellettuali più importanti del suo tempo ("Carlo Zauli. Scritti e testimonianze", a cura di Flaminio Gualdoni) - viene invece presentata una rilettura del percorso plastico e concettuale tramite un allestimento inedito. Attraverso alcune delle opere e delle tipologie - Vasi e Sensualità Sconvolte, Zolle, Geometrici - che hanno impegnato l'artista nella propria carriera, emerge nella sala tutta l'intensità di uno sguardo che ha saputo dar voce alle tensioni della società tramite le problematiche della forma, ai mutamenti in atto nell'economia e nel vivere quotidiano, e a un'unione fra semplificazione, ordine, utilizzo e praticità estremamente attuale anche oggi.
L'allestimento si snoda così tra materiali, pratiche, necessità, background e storicità, facendo emergere certamente l'identificazione di una profonda diversità di contesto (sociale, economico, politico) tra i due artisti, ma anche la presenza di una certa affinità. Le forme che inseguono il movimento plastico, sono infatti, per entrambi gli artisti, esposte a una fragilità che è segno ed espressione di una trasformazione sociale e di una volontà radicata nei lavori: Zauli la opera dall'interno, esplodendo e scardinando la forma classica del vaso, Pope la lascia invece emergere dall'atto del comporre, votato inevitabilmente alla frantumazione nel video, ma anche aperto a possibili assemblamenti nelle sculture collocate a terra.
Il 12 ottobre Cheryl Pope sarà inoltre protagonista della performance “Balancing Stacks”, in cui l’artista agirà insieme a una performer per trovare nuove aperture concettuali ed estetiche ai temi legati alla forma e all’idea di relazione e stabilità sviluppati nella mostra. Cheryl Pope, in occasione della sua presenza a Milano, ha deciso di aderire così a "Funding for Isola": parallelamente in corso alla Galleria Bianconi, e curata da Julia Draganović e Federica Patti, “Funding for Isola” è una mostra di raccolta fondi per la realizzazione e la distribuzione di una pubblicazione dedicata a Isola Art Center. La performance “Balancing Stacks” si inserisce all’interno del programma di eventi di fundraising legati a questa mostra: il ricavato sarà infatti interamente devoluto al progetto (ingresso con donazione minima 5€.).
Cheryl Pope
Cheryl Pope (Chicago, 1980) vive attualmente a Chicago ed è docente presso la School of the Art Institute of Chicago, nel dipartimento "Fashion and Contemporary Practices". Ha conseguito la Laurea in Arte (2003) e il Master in Design ( 2010) presso la stessa School of the Art Institute of Chicago. Nel 2004 ha collaborato a New York con i designer Marc Jacobs, Helmut Lang e Gary Graham. Ha studiato e lavorato con l’artista Nick Cave per oltre un decennio e più recentemente ha assunto il ruolo di sua Studio Manager per conto della Jack Shainman Gallery. Il suo lavoro con Cave, così come la sua attività didattica e di consulenza per il Museum of Contemporary Art di Chicago, hanno esercitato una forte influenza sulla sua pratica artistica.
Negli ultimi otto anni, i suoi lavori sono stati presentati in diverse esposizioni collettive, in sedi quali: Museum of Contemporary Art Chicago, Monique Meloche Gallery, Evanston Art Center and Contemporary Wing e The Morgan Conservatory. Tra le sue mostre personali, si segnalano quelle presso la Dorsch Gallery, a Miami, e Julian Navarro Projects, a New York. Ha in programma mostre personali presso Dorsch Gallery, Monique Meloche Gallery, e Julian Navarro Projects. Il suo lavoro è inoltre presente nelle collezioni di Kathryn e Dan Mikesell, a Miami, e Heather e Tony Podesta, a Washington.
Carlo Zauli
Grande protagonista della scultura italiana, Carlo Zauli (Faenza 1926 – 2002) si forma, come altri maestri del passato – da Martini, Fontana a Leoncillo –, nell’ambito dell’arte della ceramica, dai cui codici formali si distacca a partire dagli anni Sessanta, evolvendo la sua tecnica verso una ricerca espressiva plastica complessa e di grande ricchezza espressiva.
Il passaggio da climi informali a un ragionamento sulla forma come struttura retorica lo porta a entrare nel vivo del dibattito plastico del tempo. La personale alla Montenapoleone di Milano del 1957 si intreccia con alcune realizzazioni in perfetto clima di integrazione delle arti (fregio per la reggia di Bagdad del 1958; fregio per il Poligrafico di Stato di Kuwait City; la partecipazione a numerosi edizioni della Triennale di Milano) e con l’intensa frequentazione di autori come Fontana, Valentini, Pomodoro e Spagnulo.
Dalla fine degli anni Sessanta la sua scultura affronta una serie di problematiche conferendo un ruolo di primo piano alla vocazione formativa della materia, al rapporto tra sostanza e pelle del corpo plastico, alla dialettica tra biomorfismo e geometria e ai comportamenti struttivi della forma. Le grandi mostre personali, in Europa e Giappone, e le opere di integrazione architettonica sono arricchite nel tempo da esposizioni in gallerie e spazi pubblici, conferendo alla sua opera un respiro internazionale, suggellato da una retrospettiva itinerante inaugurata nel 2007 che ha fatto tappa a Kyoto, Gifu, Tokyo e Yamaguchi, e dalla grande personale del 2009 di Palazzo Bricherasio a Torino, realizzata in collaborazione con il Museo Carlo Zauli e Renata Bianconi, e curata da Flaminio Gualdoni. Del 2008 è la mostra “Un probabile umore dell’idea” quattro scultori del dopoguerra: Fontana, Leoncillo, Valentini, Zauli, curata da Flaminio Gualdoni con un percorso espositivo itinerante dalla Galleria Bianconi di Milano al Museo Carlo Zauli di Faenza. Nel 2011 si svolgono due importanti momenti espositivi: la partecipazione di Zauli alla mostra “Regioni e Testimonianze d’Italia” al Complesso del Vittoriano, a Roma, in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia e la doppia personale “Carlo Zauli. Terra che rivive”, presso I Magazzini del Sale di Cervia e il Convento di San Francesco di Bagnacavallo.
Ufficio stampa: Maddalena Bonicelli, mb.press@galleriabianconi.com, Tel. + 39 335 6857707
Opening 11.10.2012, 6 – 9 pm
12.10.2012, 7 pm, “Balancing Stacks”, performance di Cheryl Pope
evento a favore di “Funding for Isola”, mostra di raccolta fondi per Isola Art Center a cura di Julia Draganović e Federica Patti - LaRete Art Projects – ingresso con donazione minima 5€.
Galleria Bianconi
via Lecco 20, Milano
Lunedì - Venerdì, 10 am-1pm / 2-7 pm. Sabato su appuntamento
Ingresso libero