This Must Be the Place. Nelle fotografie e nei video i paesaggi di Farnault si rifiutano di nascondere pratiche vergognose di copertura che sono essenziali per la creazione di un paesaggio o di una narrativa.
Dopo due anni di vita, spazio Morris presenta “This must be the place” di Deborah Farnault, suo primo solo project in Italia.
Nella loro celebre canzone This must be the place, i Talking Heads esplorano il disagio e il disorientamento di fondo che accompagna l’intimità e la nostalgia di casa. Il lavoro di Deborah Farnault crea un simile senso di discordia: si mantiene l’ordine visivo di un paesaggio, esponendo tranquillità fatiscenti.
Con i lavori basati su testi, Farnault ci ricorda che i testi, anche quelli che sembrano completi, sono intrinsecamente pieni di lacune: siamo noi a riempirli di significato in base alle nostre esperienze, la nostra percezione e i nostri desideri. L’artista definisce questa serie “paesaggi frammentati,” perchè i testi hanno hanno una dimensione spaziale e scenica. Questo collegamento si trova anche nella serie Beasts (2012) in cui Farnault rimuove pezzi significativi di paesaggio. L’ovvia e intenzionale sottrazione ci costringe ad affrontare la sensazione che qualcosa manca sempre. Evocando la malinconia delle cose che si perdono, Beasts affronta gli interventi umani nel mondo naturale e preme per recuperare ciò che è andato a disperdersi, ciò che resta sfuggente. Le lacune di Beasts assomigliano alle forme di fantasmi luminosi.
La serie di fotografie sgranate Wild Things Are (2012) ci portano nel fitto sottobosco della foresta, dove si possono quasi sentire i segugi in cerca di un corpo o di un fuggitivo che ha preso rifugio.
Farnault presenterà anche un nuovo video, come un work in progress “Without Purpose, Without Courage, Without Thought,” con una particolare attenzione al paesaggio e all’autenticità delle esperienze.
In definitiva la mostra This Must Be the Place mostra la consistenza della carriera artistica di Deborah Farnault: i suoi paesaggi non nascondono le cancellature, che sono una parte importante della loro stessa esistenza. Farnault spezza l’irritante tabù della pratica artistica, che richiede all’artista di cancellare tutte le tracce o cancellature, al fine di preservare l’integrità dell’illusione. I paesaggi di Farnault si rifiutano di nascondere pratiche vergognose di copertura che sono essenziali per la creazione di un paesaggio o di una narrativa.
La mostra resterà a spazio Morris dal 10 al 15 Novembre, durante cui sarà anche possibile sfogliare il catalogo 20112012 (Fortino Edizioni), che raccoglie l’intera attività svoltasi nel 2010/2011. Il prossimo evento in programma sarà il 28 novembre.
Attualmente vive e lavora a New York.
www.deborahfarnault.com
Opening e chiusura 14 Novembre 2012
Spazio Morris
via Luigi Anelli, 8 (angolo via C. Crivelli) - Milano
Visite possibili dal 10 al 15 novembre su appuntamento chiamando il numero +39.347.00.35.322