Diverse sedi
Torino

TFF Torino Film Festival
dal 22/11/2012 al 30/11/2012
011 8138811, 011 19887500
WEB
Segnalato da

Studio Sottocorno



approfondimenti

Gianni Amelio



 
calendario eventi  :: 




22/11/2012

TFF Torino Film Festival

Diverse sedi, Torino

"Quartet" di Dustin Hoffman apre la XXX edizione del festival internazionale del cinema di Torino. La rassegna, per il quarto anno diretta da Gianni Amelio, presenta le consuete sezioni: il Concorso Nazionale Lungometraggi, TFFDoc, Italiana Corti, Spazio Torino. Tra le novita' una retrospettiva su Joseph Losey, l'assegnazione del Gran Premio Torino a Ken Loach ed Ettore Scola, la proiezione di Death Row, Festa Mobile, Rapporto Confindenziale, TorinoFilmLab e molto altro.


comunicato stampa

Il Torino Film Festival compie trent’anni. S’inaugurò il 25 settembre del 1982, ideato e diretto da Ansano Giannarelli e Gianni Rondolino: si chiamava Festival Internazionale Cinema Giovani e si concentrava soprattutto sulla cultura, le storie e i linguaggi dei giovani. Giovani cineasti e giovani spettatori, in un arco che, a 360 gradi, copriva paesi, identità, idee, stili diversi. Il festival è stato il punto di partenza di moltissimi cineasti, ed è restato un momento di scoperta, riflessione, analisi e curiosità anche quando, dalla sedicesima edizione, ha cambiato il proprio nome in Torino Film Festival. Da Torino sono passati, citando alla rinfusa, i primi film di Jane Campion, Atom Egoyan, Alexander Payne, David Gordon Greene, Tsai Ming-liang, Wong Kar-wai, Jafar Panhai, Olivier Assayas, Laurent Cantet, Leos Carax, Matteo Garrone, Daniele Vicari, Michael Winterbottom, Takeshi Kitano, Stanley Kwan. E, anche negli ultimi anni, sono continuate le conferme di autori che hanno esordito al Tff e si sono poi affermati nei circuiti internazionali, da Pablo Larrain a Pietro Marcello a Debra Granik.

FESTA MOBILE

Personaggi stravaganti o eccessivi, figure umanissime o stilizzate, idee di generi e linguaggi si rincorrono e si alternano nella Festa mobile 2012, come sempre una carrellata libera sulle invenzioni, gli autori, le cinematografie che ci hanno colpito durante l’anno e che, speriamo, colpiscano anche gli spettatori. Davanti a tutti, i magnifici istrioni che bisticciano, si vogliono bene o si detestano nella casa di riposo per cantanti lirici che fa da sfondo all’opera prima dell’esordiente fuoriclasse che apre il festival: Quartet, diretto da Dustin Hoffman e interpretato, tra gli altri, da Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly e Pauline Collins. Intorno a loro, alla rinfusa, Anna Karenina e i suoi amori nella versione pop del romanzo di Tolstoi diretta da Joe Wright e scritta da Tom Stoppard, i mille volti di Graham Chapman e degli altri Python nella biografia bugiarda creata dai disegni di 15 diversi studi di animazione in A Liar’s Autobiography, Amleto che divaga, irridente e insanguinato, nella rilettura shakespeariana scritta e interpretata da Filippo Timi e girata in 3D da Felice Cappa, Biancaneve e i nani toreador nella fiaba trasformata in mélo (muto e in bianco e nero) da Pablo Berger in Blancanieves, la disarmante Ruby Sparks, ragazza ideale inventata da uno scrittore in crisi, nel nuovo film dei registi di Miss Little Sunshine, il sornione accademico sloveno Slavoj Žižek che in The Pervert’s Guide to Ideology ci racconta tutto su cinema e ideologia, le due famiglie (una israeliana e una palestinese) che si studiano e si sfidano per tentare di amarsi e comprendersi in Les fils de l’autre di Loraine Levy, Iggy Pop che in Etoile du jour di Sophie Blondy fa l’angelo custode in moto e il vero pastore che a Natale porta le pecore in Piazza Duomo a Milano (L’ultimo pastore di Marco Bonfanti). Temi ostici, come il desiderio sessuale di un paraplegico, vengono trattati con la tenerezza della commedia (The Sessions di Ben Lewin, con Helen Hunt) e banali fatti di cronaca si trasformano in viaggi oscuri nelle nostre realtà parallele (i rom di Dimmi che destino avrò di Peter Marcias); il coreano Jong–Bin Yoon fa un gangster film alla Scorsese (Nameless Gangster) e gli indie Shari Berman e Robert Pulcini dirigono Kristen Wiig e Annette Bening in una slapstick comedy al femminile (Imogene); e mentre a Londra negli anni Sessanta Ginger & Rosa crescono discutendo di marce antinucleari e tagli di capelli (nel film di Sally Potter), nell’Irlanda del nord lo sfaccendato Terry Hooley inventa quasi per caso l’etichetta discografica del punk (in Good Vibrations di Glenn Leyburn e Lisa Barros D’Sa) e una donna oscilla tra Ira e servizi segreti (in Shadow Dancer di James Marsh, il regista di Man on Wire).

Il mondo in un pugno di film, con il segmento classics, dove si riparla di Sorpasso e Furio Scarpelli, di Rossellini/Bergman e Una voce umana, di Francesco Pasinetti e, soprattutto, di una persona cui vogliamo tutti bene, Morando Morandini, che si racconta in Morando’s Music di Luigi Faccini.

TORINO 30 - CONCORSO INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI

È riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera la principale sezione competitiva del festival, che presenterà sedici film di nuova produzione, inediti in Italia. Come sempre incentrato sul cinema “giovane”, il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimano le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze.

Nel 2011, Á Annan Veg di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson (Islanda) ha vinto come Miglior film, 17 Filles di Delphine e Muriel Coulin (Francia) e Tayeb, Khalas, Yalla di Rania Attieh e Daniel Garcia (UAE/Libano) hanno ottenuto ex æquo il Premio speciale della giuria, Renate Krössner per Vergiss dein Ende di Andreas Kannengliesser (Germania) ha vinto il Premio per la migliore attrice, Martin Compston il Premio per il miglior attore per il film Ghosted di Craig Viveiros (UK).

RAPPORTO CONFIDENZIALE

ossessioni & possessioni

Le paure che ci tormentano, i luoghi che ci inquietano, le figure, più o meno realistiche, attraverso le quali esorcizziamo i nostri incubi, e le passioni, più o meno colpevoli, alle quali ci abbandoniamo per compensare la nostra endemica insicurezza. Non siamo sicuri del nostro lavoro, del nostro futuro, della nostra sessualità, della sopravvivenza del nostro pianeta e di quanto possiamo fidarci di amici e vicini. La paura circola dappertutto e spesso si accompagna, inevitabilmente, ai sensi di colpa. Come accade sempre nei periodi di crisi, il cinema reagisce; e se non lo fa, come in passato, con l’esplosione di un genere popolare dominante, semina però indizi e suggestioni trasversali: per esempio, il senso di intrappolamento, di “conto alla rovescia”, di incubo claustrofobico che accomuna generi come l’horror e il thriller a storie ambientate in contesti quotidiani e realistici. Un luccicante Natale suburbano popolato di zombie (in Christmas with the Dead, tratto da un racconto di Joe Lansdale, anche produttore) e un ufficio surreale nel quale un impiegato licenziato si ostina a tornare ogni giorno (in Wrong di Quentin Dupieux), un malinconico sobborgo giapponese evacuato per l’esplosione di un reattore atomico (in The Land of Hope di Sion Sono) e un’isoletta messicana che pare popolata di soli bambini (in Come Out and Play di Makinov), un robot “badante” che, in un futuro molto prossimo, accudisce un vecchio ladro in pensione (in Robot & Frank) e le scatenate drag queens che popolano il carcere nel quale si trova rinchiuso un discografico losangelino (in K-11 di Jules Stewart, la mamma della Kristen di Twilight), i casermoni opprimenti dell’edilizia popolare britannica (nel thriller ad altissimo tasso ansiogeno Tower Block e nell’horror Citadel) e lo scorcio dei Pirenei nel quale all’improvviso orologi, cellulari e auto si bloccano (in Fin di Jorge Terragrossa), la fuga nell’alcol, nel cibo, nel sesso (nelle commedie Smashed e Thanks for Sharing), la fuga nella musica (la dj di The Lords of Salem di Rob Zombie). Prendi un taxi e il tassista è un maniaco (Chained di Jennifer Lynch); vendi hamburger e un poliziotto telefona dicendo che sei una ladra e devono perquisirti (la cameriera di Compliance); vai in gita a un ipermercato finlandese e ti ritrovi in trappola tra i cannibali (i turisti russi di Shopping Tour): questi sono solo alcuni dei luoghi e dei personaggi inquietanti che popolano Rapporto Confidenziale 2012.

Torino XXX

Il Torino Film Festival compie trent’anni. S’inaugurò il 25 settembre del 1982, ideato e diretto da Ansano Giannarelli e Gianni Rondolino: si chiamava Festival Internazionale Cinema Giovani e si concentrava soprattutto sulla cultura, le storie e i linguaggi dei giovani. Giovani cineasti e giovani spettatori, in un arco che, a 360 gradi, copriva paesi, identità, idee, stili diversi. Il festival è stato il punto di partenza di moltissimi cineasti, ed è restato un momento di scoperta, riflessione, analisi e curiosità anche quando, dalla sedicesima edizione, ha cambiato il proprio nome in Torino Film Festival. Da Torino sono passati, citando alla rinfusa, i primi film di Jane Campion, Atom Egoyan, Alexander Payne, David Gordon Greene, Tsai Ming-liang, Wong Kar-wai, Jafar Panhai, Olivier Assayas, Laurent Cantet, Leos Carax, Matteo Garrone, Daniele Vicari, Michael Winterbottom, Takeshi Kitano, Stanley Kwan. E, anche negli ultimi anni, sono continuate le conferme di autori che hanno esordito al Tff e si sono poi affermati nei circuiti internazionali, da Pablo Larrain a Pietro Marcello a Debra Granik.

Per il suo “compleanno”, il festival presenta i nuovi film di alcuni di questi autori.

TFFdoc

Dai Lumière a Méliès, fin dalle sue origini il cinema si è confrontato con il reale e l'immaginario, tra documentario e finzione. L'idea di creare all'interno del Tff una sezione interamente dedicata al cinema documentario non è però la banale replica di questa dicotomia...

In TFFdoc si rischia (e si spera) di essere sorpresi! Grazie alle tre aree in cui è divisa la sezione scoprirete che il documentario e la finzione non sono così lontani e che ogni film proposto si situa tra i due poli cercando di farli andare in cortocircuito.

Nei due concorsi, internazionale.doc e italiana.doc, troverete opere prime che arrivano dall'Italia, dalla Corea, dalla Tailandia, dalla Francia; tematiche importanti (Fukushima due anni dopo, le miniere sarde, la gentrification, la primavera egiziana, la migrazione, il passaggio all'età adulta, la morte e l'elaborazione del lutto) e storie personali in cui forti sono però le aperture verso il mondo; registi giovani, altri che confermano i cammini intrapresi e autori affermati, fino al film di chiusura dei concorsi, l'atto d'amore che Julien Temple dedica alla sua città natale: London –The Modern Babylon (di fresca nomina per l'European Film Awards).

Nello spazio fuori competizione, che abbiamo chiamato documenti, il documentario si espande e deborda dallo schermo a tracciare percorsi solo apparentemente divisi.

Alcuni film riflettono su come il cinema possa raccontare la cronaca politica e i movimenti sociali attraverso un caleidoscopio di punti di vista e di formati: Occupy Wall Street colto in 3D da uno dei maestri dell'avanguardia statunitense, Ken Jacobs; il pre-elezioni russe del film collettivo di un gruppo di studenti della Scuola di Teatro e Cinema Documentario di Marina Razbezhkina e Mikhail Ugarov; la lunga lotta dei ribelli contro la dittatura siriana messa in rete con immagini captate dai cellulari e analizzata dal regista teatrale libanese Rabih Mroué e dall'italiano Antonio Martino; la crisi greca filmata in Super 8 e 16mm nei 12 corti del programma curato da Vassily Bourikas; il G8 di Genova dai video di documentazione raccolti per i processi, a Black Block, fino a Diaz in un incontro con Carlo A. Bachschmidt.

Due autori che amiamo molto, João Pedro Rodrigues e Ben Russell, si guardano allo specchio attraverso i loro due film corti, sovvertendo le regole del documentario; trasformando un “rituale” in un film horror e lasciandosi andare alla vertigine dell'eterna giovinezza.

E a proposito di vertigini: un eccentrico ricordo di Carmelo Bene attraverso le rushes di Nostra Signora dei Turchi, le immagini delle prove del Macbeth raccolte da Ferruccio Marotti in Concerto per attore solo e un incontro con Luca Buoncristiano e Mario Masini, coordinato da Fulvio Baglivi, dal titolo Materiali da distruzione, dimostrazione di come il lavoro di Bene sia l'orizzonte impossibile e pericoloso a cui il cinema italiano dovrebbe sempre guardare.

Così come il cinema italiano molto deve a Franco Maresco che sarà a Torino per narrare con Tatti Sanguineti gli ultimi 20 anni della Sicilia (e dell'Italia) attraverso Cinico Tv e Belluscone, l'ultimo film che Maresco sta terminando e di cui mostrerà alcune immagini in anteprima assoluta.

L'era berlusconiana e le tracce potenti che ha lasciato nell'immaginario saranno analizzate anche attraverso altri sguardi: quelli delle autrici del libro Lo schermo del potere, Alessandra Gribaldo e Giovanna Zapperi, della studiosa Liliana Ellena e della regista Alina Marazzi.

Infine una proiezione speciale: Anija – La nave di Roland Sejko, film epico e insieme intimo, in grado di ridare volti e corpi all'epopea degli sbarchi albanesi in Puglia negli anni 90.

Italiana.Corti

Il concorso è riservato a cortometraggi italiani inediti, caratterizzati dall’autonomia e originalità di linguaggio. La selezione di quest'anno è particolarmente significativa della volontà da parte del festival e dei suoi autori di considerare il “corto” come una forma specifica di cinema, capace di confrontarsi appieno con la sperimentazione, la narrazione, la documentazione e l'animazione.

Nel 2011 sono stati premiati Via Curiel 8 di Mara Cerri e Magda Guidi (Miglior cortometraggio) e Occhio di vetro, cuore non dorme di Gabriele di Munzio (Premio speciale della giuria).

Onde

Mai come quest'anno in transito nella varietà di formati, linguaggi e tecnologie che la ricerca del cinema contemporaneo immancabilmente attiva, la sezione Onde dà il suo contributo al XXX Torino Film Festival con una selezione che coniuga la scoperta di nuove prospettive dello sguardo e l'attesa di narrazioni che si spingano al di là delle facili certezze. Partendo dall'esperienza di un maestro purtroppo scomparso come Stephen Dwoskin, di cui presentiamo il film testamento, Age Is..., Onde ritrova l'entusiasmo di Ken Jacobs per l'immagine che riscopre la sua inesausta vitalità, e si spinge nell'Omaggio a Miguel Gomes, che racconta il cinema sempre imprevedibile di quello che è considerato il nuovo maestro della tradizione portoghese. Il cartellone di Onde, del resto, è segnato quest'anno da una particolare attenzione per il cinema lusitano (Sandro Aguilar e Basil da Cunha), così come per quello francese (Antoine Barraud, Sébastien Betbeder, Claire Doyon e Medhi Meddaci). Ma è in realtà l'Europa in sé a confermarsi territorio di giovani sensibilità spinte in avanti (dal finlandese Matti Harju allo spagnolo Victor Iriarte, alla islandese Katrín Ólafsdóttir). Il cinema statunitense, poi, si conferma capace di una inesausta giovinezza di ricerca con i film di Zach Weintraub, Cory McAbee, Lee Isaac Chiung e Danielle Lessovitz. Un solo contributo – ma di rilevante valore – dall'Asia, con il cinese Zhou Yan. Infine il cinema italiano, che quest'anno è presente in Onde con l'esordio in apnea sull'amore di Alessandro Scippa, la persistenza degli antichi gesti di Carlo Michele Schirinzi e l'Omaggio a ZimmerFrei che racconta lo sguardo sui luoghi di questo collettivo artistico bolognese apprezzato nei festival di tutto il continente.

Figli e Amanti

La nascita di una passione, il colpo di fulmine, la visione di un film che ha scatenato una vocazione, il debito che il cinema di oggi paga al cinema del passato e ai suoi maestri.

A tutto questo è dedicata la sezione Figli e Amanti che, quest'anno, mette in coppia un regista e un attore che hanno lavorato insieme e che insieme commenteranno un film che li ha particolarmente uniti.

Si inizia lunedì 26 novembre con Francesca Comencini e Filippo Scicchitano che propongono The Wild Bunch / Il mucchio selvaggio di Sam Peckinpah.

Giuseppe Piccioni con Margherita Buy presentano Gloria di John Cassavetes. Pappi Corsicato e Alessandro Preziosi dialogheranno intorno al film del regista tedesco Max Ophuls, Lettera da una sconosciuta. Daniele Vicari e Michele Riondino discuteranno di Badlands / La rabbia giovane di Terrence Malick. Infine Marco Tullio Giordana e Pier Francesco Favino concludono con un film italiano, Il bell’Antonio di Mauro Bolognini.

Spazio Torino

Il concorso presenta i migliori cortometraggi realizzati da cineasti nati o residenti in Piemonte, un’area geografica da sempre caratterizzata da un’intensa attività cinematografica.

Nel 2011 è stato premiato Se davvero, prenderò il volo di Filippo Vallegra.

TorinoFilmLab

Il TorinoFilmLab nasce nel 2008 dal desiderio di affiancare al Torino Film Festival un’officina dedicata ai filmmaker emergenti.

In questi cinque anni di attività ha sostenuto 20 progetti di cui 13 sono già andati o stanno per entrare in produzione. I progetti sostenuti dal TorinoFilmLab, una volta completati, sono presentati in un’apposita sezione del Torino Film Festival, che quest’anno include i seguenti titoli: Djeca /Buon anno Sarajevo, Kebun Binatang / Postcards from the zoo, Leones / Lions, Nahrani me z Besedami / Feed me with your words, Wadjda, Yek Khanévadéh-E Mohtaram / A Respectable Family.

Joseph Losey

Andrea Forzano, Victor Hanbury, Joseph Walton: chi sono costoro? Tre registi che, tra il 1952 e il 1956, firmarono tre film. In realtà, tre registi falsi, inesistenti; tre nomi rubati da Joseph Losey (al figlio del padrone degli studi, a un produttore e alla bisnonna paterna) per firmare i propri film negli anni in cui, messo sotto inchiesta dalla Commissione per le attività antiamericane del senatore McCarthy, era stato bandito da Hollywood, dall’America e persino dal proprio lavoro. Esule in Inghilterra, senza un soldo, senza nome, Losey, che aveva lavorato con Brecht e iniziava ad affermarsi tra gli autori emergenti della Hollywood impegnata, riuscì a sopravvivere senza rinunciare al suo mestiere; e quando, a metà degli anni Cinquanta, riacquistò il proprio nome, firmò subito una serie di thriller di impressionante vigore: L’alibi dell’ultima ora, L’inchiesta dell’ispettore Morgan, Giungla di cemento. Come altri registi americani suoi contemporanei, Losey lavorava sui generi, amava il noir come specchio della società, usava la fantascienza per costruire favole profetiche (Hallucination) e il mélo per ritrarre rapporti senza speranza (Eva). E quando incontrò lo sceneggiatore ideale (Harold Pinter), realizzò tre capolavori del cinema moderno: Il servo, L’incidente e Messaggero d’amore. Negli anni Sessanta e Settanta veniva paragonato spesso ad Antonioni e a Bergman, per il malinconico disincanto e la lucidità con cui rappresentava il presente. Ma più che a loro, forse, andrebbe accostato a Orson Welles, per il girovagare inquieto, per i tanti (troppi) progetti non realizzati, per l’ossessione del tempo, dello spazio, degli specchi, dei doppi, che incombe sulle sue immagini e sulle sue storie. E l’ossessione dei nomi, nomi perduti o presi in prestito, come i suoi, o nomi disgraziatamente condivisi, come quello di Mr. Klein, uno dei suoi ultimi, giganteschi personaggi.

Il Torino Film Festival presenterà tutti i lungometraggi di Joseph Losey e alcuni dei film pubblicitari e dei documentari realizzati negli anni Quaranta e Cinquanta.

Saranno presenti a Torino Patricia Mohan Losey, vedova dell’autore e sua collaboratrice durante la seconda parte della sua carriera (tra l’altro, è stata cosceneggiatrice di Les routes du Sud, Don Giovanni e Steaming), e Marek Losey, il nipote, a sua volta regista, del quale viene presentato il lungometraggio d’esordio, The Hide, del 2008.

Gran Premio Torino

Istituito nel 2009, il Gran Premio Torino è un riconoscimento assegnato ogni anno ai cineasti che, dall’emergere delle nouvelle vague in poi, hanno contribuito al rinnovamento del linguaggio cinematografico, alla creazione di nuovi modelli estetici, alla diffusione delle tendenze più significative del cinema contemporaneo.

In questa edizione, il premio viene assegnato a due importanti autori europei.

Il primo sarà consegnato lunedì 26 novembre a Ken Loach per l'umanità, l'umorismo e la forza morale e intellettuale che trasmette con i suoi ritratti di gente vera, sia quando racconta, tra commedia e dramma, storie contemporanee (Riff Raff, Piovono pietre, Ladybird Ladybird, Sweet Sexteen, Paul, Mick e gli altri, My Name Is Joe, Il mio amico Eric), sia quando si dedica a lucide ricostruzioni storiche (Terra e libertà, Il vento che accarezza l’erba, Palma d’oro nel 2006).

Dopo la consegna del premio, verrà presentato, in anteprima italiana, di La parte degli angeli, la nuova commedia diretta da Loach e scritta dallo sceneggiatore Paul Laverty che racconta di come un gruppo di giovani disoccupati di Glasgow che trova la salvezza e una vita migliore grazie al più puro malto scozzese. Distribuito in Italia da Bim, La parte degli angeli ha vinto il Premio della giuria all’ultimo festival di Cannes.

Sarà invece Ettore Scola a ricevere il Gran Premio Torino nel corso della serata di chiusura del 30° Torino Film Festival, sabato 1° dicembre, per l'attenzione ironica e pietosa con cui per quarant'anni ha tratteggiato con il suo cinema l'affresco culturale e sociale del nostro paese.

Maestro del film "corale", Scola esordisce alla regia nel 1964 con il film a episodi Se permettete parliamo di donne, si afferma tra i pilastri della commedia all'italiana con una serie di film nei quali la carica comica volge sempre di più alla satira sociale. Dopo l'anomalo Trevico-Torino, viaggio nel Fiat-Nam, dramma militante sull'emigrazione, nel 1974 Scola realizza C'eravamo tanto amati, ritratto ironico e amarissimo degli ultimi trent'anni di storia italiana. Da allora ha continuato ad attraversare e raccontare la nostra società, i suoi "mostri", le sue illusioni e i suoi insanabili difetti con storie a più voci come Brutti, sporchi e cattivi (1976), La terrazza (1980), Ballando ballando (1983), La famiglia (1987), La cena (1998) e con ritratti più intimi come Una giornata particolare (1977), Splendor (1989), Romanzo di un giovane povero (1995), Concorrenza sleale (2001).

Per il suo “compleanno”, il festival presenta i nuovi film di alcuni di questi autori.

UFFICI TEMPORANEI NEL PERIODO DEL FESTIVAL (23 NOVEMBRE - 1 DICEMBRE 2012)

Centralino: +39 011 19887500
RAI, Museo della Radio e della Televisione - Via G. Verdi, 16
Accrediti
RAI, Palazzo della Radio - Via G. Verdi, 31
Direzione: +39 011 19887501
Segreteria generale: +39 011 19887505
Coordinamento del programma e ricerca film: +39 011 19887507, fax +39 011 19887527
TFFdoc, Italiana.corti e Spazio Torino: +39 011 19887508,
fax +39 011 19887527
Ufficio ospitalità: +39 011 19887509, +39 011 19887510, +39 011 19887511, fax +39 011 19887527
Ufficio stampa: +39 011 19887515, +39 011 19887516, fax +39 011 19887528
Ufficio stampa internazionale: +39 011 19887522

Contatti:
Via Montebello 15
10124 TORINO (ITALY)
tel. +39 011 8138811
fax +39 011 8138890

info@torinofilmfest.org

Inaugurazione
L’accesso alla cerimonia inaugurale e successiva proiezione all’Auditorium Giovanni Agnelli sarà consentito ai possessori di biglietto d’ingresso. I posti disponibili saranno messi in vendita esclusivamente online a partire dal 12 novembre. Solo per questo evento non sarà richiesto il ritiro di un biglietto, ma sarà sufficiente presentarsi con il modulo stampato ricevuto all’atto dell’acquisto e riportante il codice a barre.

PROIEZIONI

MULTISALA CINEMA MASSIMO -Via G. Verdi, 18
+39 011 8138574
(Sale accessibili ai disabili)

MULTISALA REPOSI - Via XX settembre, 15
+39 011 532448
(Sale 1, 2, 3 accessibili ai disabili)

MULTISALA LUX - Galleria San Federico, 33
+39 011 5628907
(Sale accessibili ai disabili)

CONFERENZE E ATTIVITA’ STAMPA
Xké? Il LABORATORIO DELLA CURIOSITÀ
Via Gaudenzio Ferrari, 1
(Aperto dal 24 novembre al 1 dicembre, dalle ore 10.00 alle ore 17.00)

Biglietti: abbonamentoi intero 80 euro, ridotto 55
Biglietto intero 7, ridotto 5
Pass giornalieri disponibili

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