Spazio A
Pistoia
via Amati, 13
0573 977354 FAX 0573 977354
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Katarina Zdjelar
dal 23/11/2012 al 11/1/2013
mart-sab 15.30 - 19.30 e su appuntamento

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Katarina Zdjelar



 
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23/11/2012

Katarina Zdjelar

Spazio A, Pistoia

My lifetime (Malaika). In esposizione il video "My lifetime (Malaika)", che Zdjelar ha realizzato ad Accra, oltre a una serie di disegni a china e di diapositive.


comunicato stampa

SpazioA gallery ha il piacere di presentare Sabato 24 Novembre 2012 alle ore 17,30, "My lifetime (Malaika)", prima mostra personale in Italia dell’artista serba Katarina Zdjelar. Il progetto nasce dalla sua residenza di un mese in Ghana, come parte di una collaborazione tra lo Stedelijk Museum Bureau di Amsterdam e la Nubuke Foundation di Accra.

La mostra ruota attorno a due istituzioni nazionali del Ghana, l’Orchestra Sinfonica e il Museo Nazionale, fondate durante la riorganizzazione post-coloniale del paese. Saranno esposti il video "My lifetime (Malaika)", che Zdjelar ha realizzato ad Accra, oltre a una serie di disegni a china e di diapositive.

Il video "My lifetime (Malaika)" ritrae l’Orchestra sinfonica nazionale del Ghana nel Teatro nazionale di Accra. I musicisti eseguono “Malaika”, una composizione post-coloniale festosa e ottimista che è stata anche interpretata da artisti celebri come Miriam Makeba, Harry Belafonte, Boney M. e molti altri. L’orchestra nacque negli anni Cinquanta, quando il Ghana, sotto la guida di Kwame Nkrumah, aveva conquistato l’indipendenza dal Regno Unito. Il governo di Nkrumah introdusse nuove strutture culturali nell’ottica di consolidare e rafforzare la coscienza nazionale e compiere il passaggio dalla dominazione coloniale a uno Stato indipendente, ispirandosi alle idee della via di mezzo, in sintonia con le altre nazioni in via di sviluppo. L’Orchestra Sinfonica Nazionale rapprenta una di queste istiruzioni insieme al Museo Nazionale, il cui progetto fu affidato a un architetto italiano, Franco Minissi. Per Nkrumah, il Museo Nazionale aveva una particolare importanza perché era destinato a diventare il principale centro di conoscenza del Paese, e lui stesso fu coinvolto nella sua progettazione. Tuttavia, solo due anni dopo che l’architetto aveva reso pubblici i suoi progetti e le fondamenta erano stato costruite, il governo fu rovesciato da un colpo di Stato militare. In seguito, mancò la volontà politica di continuare a costruire il museo e i fondi vennero destinati ad altro.

Creare nuove istituzioni culturali significava anche introdurre un atteggiamento diverso: la cultura e la musica tradizionali sono funzionali e partecipative, mentre in questo caso bisognava creare una separazione tra il pubblico e gli interpreti, dividendo il gruppo di persone attive sul palco da un gruppo di spettatori fuori dal palco. Questa riorganizzazione del condizionamento spaziale e comportamentale evocava la formazione di un nuovo cittadino di un nuovo Stato, capace di apprezzare, e non solo di partecipare, alla musica e alla cultura. In quanto parte del lascito politico e culturale del suo fondatore Nkrumah, l’Orchestra è oggi diventata un’istituzione che testimonia il passaggio da un ordine sociale a un altro. Non può essere abolita, ma al tempo stesso è troppo insignificante per la società ghanese contemporanea per essere sostenuta finanziariamente; da qui l’ambivalenza insita nell’esistenza stessa dell’orchestra. L’indeterminatezza che sembra risuonare negli strumenti, ideologicamente connessi all’immagine stereotipata del supercivilizzato colono europeo, riflette la mancanza di radicamento nella tradizione e nei valori locali. Ci dice che i musicisti devono negoziare il loro tempo, e saltare da un ruolo sociale all’altro, perché hanno bisogno di fare mestieri supplementari se vogliono mantenersi e sono quindi incapaci di presenziare alle prove, oppure arrivano in ritardo o appaiono esausti. "My lifetime (Malaika)" non è un ritratto di musicisti, né un documentario sull’Orchestra sinfonica nazionale del  Ghana. Con grande sensibilità, Zdjelar utilizza piuttosto l’orchestra per tracciare lo schizzo di una situazione complicata in cui le idee altisonanti e il meccanismo del progetto di uno Stato-nazione si incarnano nei singoli e li influenzano.

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Katarina Zdjelar (*1979, Belgrado, Yugoslavia) ha conseguito il MFA al Piet Zwart Institute, Rotterdam 2004-2006.
Tra le mostre personali recenti segnaliamo: "But if you take my voice what will be let to me", Padiglione Serbia, 53° Bienniale di Venezia (2009); "Parapoetics", TENT, Centrum Beeldende Kunst, Rotterdam (2010); "Stepping In-Out", Center for Contemprary Art Celje (2011). Le ultime mostre colletive a cui ha preso parte sono: "Morality. Act II: From Love to Legal", Witte de With Centre for Contemporary Art, Rotterdam (2009); "Art Sheffield, Life-A User’s Manual", Sheffield (2010); "ar/ge kunst", Galerie Musum, Katarina Zdjelar & Michael Hoepfner, a cura di Luigi Fassi, Bolzano/Bozen (2010); "Rearview Mirror", The Power Plant Contemporary Art Gallery (2011); "DLA WAS/FOR YOU", Muzeum Sztuki, Lodz (2012) L’artista vive e lavora a Rotterdam e Belgrado.

Inaugurazione 24 novembre ore 17.30

SpazioA gallery
via Amati, 13 - Pistoia
mart-sab 15.30 - 19.30 e su appuntamento
Ingresso libero

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