The Teddy Bears' Picnic. Il progetto ruota attorno ai (non) luoghi deputati al divertimento per l'infanzia - parchi, kiddie rides, giochi e giostre - e si sviluppa su immagini dello Spree Park di Berlino, primo 'Kulturpark' costruito dalla DDR nel 1969 e oggi completamente abbandonato.
Ospitata ad Elastico dal 25 gennaio allʼ8 febbraio 2013, la mostra è inserita nel programma di ART
CITY WHITE NIGHT 2013
Un sottile equilibrismo di ambivalenze, condotto sul labile crinale che separa doppi di segno opposto,
attraversa l'intero percorso creativo di Betty Zanelli. Questa stessa cifra caratteristica – declinata sul piano
dei linguaggi espressivi, così come sui soggetti indagati – informa di sé anche The Teddy Bears' Picnic,
personale ospitata ad Elastico in occasione di Arte Fiera 2013.
In mostra dal 25 gennaio all'8 febbraio, il progetto ruota attorno ai (non) luoghi deputati al divertimento per
l'infanzia: parchi, kiddie rides, giochi e giostre, documentate nel farsi della trasformazione che commuta
innocente spensieratezza e rassicurante chiassosità dei colori in minaccia velata che rivela un inquietante
doppio.
Titolo di un'angosciante nenia usata da Greenway nella colonna sonora de Lo zoo di venere, The Teddy
Bears' Picnic si impernia su un nucleo espositivo che si sviluppa su immagini dello Spree Park di Berlino,
primo “Kulturpark” costruito dalla DDR nel 1969 – rimasto unico nel suo genere – oggi completamente
abbandonato.
È la particolare luce, insieme alla totale assenza umana, a fare da chiave di volta nel traghettare e
sospendere lo spettatore in una dimensione senza tempo, che arriva a lasciare spazio al grottesco. Una
malinconica inquietudine, di echi lynchani, avvolge infatti i soggetti ritratti, restituiti nelle immagini con una
consistenza materica inusuale per il mezzo fotografico.
Nata come pittrice e affascinata dalla tridimensionalità, l'autrice sceglie infatti di stampare le opere su tele
montate su alti telai, meticciando due diversi linguaggi espressivi che, a loro volta, confluiscono
nell'installazione. Proprio nella contaminazione tra fotografia, pittura, musica ed esposizione di oggetti
recuperati quasi con attitudine archeologica, i soggetti ritratti riprendono vita, riacquistando la loro natura più
ludica e “pop”.
Betty Zanelli lavora principalmente con la fotografia e l'installazione. Ha studiato a Bologna, dove è nata, diplomandosi in Pittura
all'Accademia di Belle Arti. Si è trasferita sul finire degli anni '80 a New York città in cui ha vissuto per otto anni e in cui ha portato avanti
una ricerca artistica proteiforme, spaziando attraverso diversi mezzi espressivi. Ha realizzato le principali mostre personali e collettive a
New York (Newhouse Center for Contemporary Art, Snug Harbor Museum, P.S.122 Gallery, MMC Gallery, Knitting Factory), a Los
Angeles (Otis/Parsons Gallery), a Berlino (CAOC Gallery), a Londra (Art Works Space), a Roma e a Bologna (Arco di Rab, Il Graffio, Il
Campo delle Fragole, Studio Mascarella, H2O Art Space, Natural-Camera, L'Ariete Arte Contemporanea, Spazio Lavi). Negli anni '90 ha
partecipato al Project Studio Space Program del P.S.122 ottenendo lʼart residency per due anni, ha collaborato con la casa editrice
Scholastic Inc., ha esposto a Los Angeles e allo Snug Harbor Museum di New York con l'installazione Symphony of the Lost Ideal.
Dal 2000, con la mostra Ride allo Studio Mascarella di Bologna, ha privilegiato la fotografia e la stampa digitale, mezzo con cui indaga
lʼiconografia popolare e la cultura pop. Continua a viaggiare, come per il recente lavoro sullo Spree Park di Berlino, per approfondire la
propria ricerca sui luoghi deputati al divertimento, Luna Park, giostre e attrazioni per bambini,
Vive e lavora a Bologna dove è docente di Fashion Design all'Accademia di Belle Arti.
Vernissage 25 gennaio 2013, ore 19.00
Elastico
Vicolo de' Facchini 2/a (angolo via Mentana), Bologna
dalle h. 16 alle h. 22 dal martedì al sabato
chiuso domenica e lunedì