Armory. Il piombo di Menada definisce silhouette di armi messe, o meglio, "mandate" a stendere, finalmente inutili e prive di vita.
E’ necessaria una pausa, immediata, in apertura, per sgomberare il campo da troppo facili relazioni di superficie. Con un respiro profondo, per chiarire che con Giovanni Menada non dobbiamo pensare né agli “ismi” novecenteschi (dadaismo, surrealismo e simili) né alla concettualità della seconda metà degli anni Sessanta. E’ preferibile, invece, cercare di individuare, in un accurato recupero del lavoro artigianale e nella fatica anche fisica del battere, tagliare e incidere il metallo, le fondamenta della poetica di Menada. Che lavora, semplicemente, per realizzare oggetti peraltro non necessariamente d’uso. E in questi oggetti “non necessariamente d’uso” emerge la più profonda forza delle intuizioni di Menada: l’ironia. Tagliente, critica, profonda e leggera al tempo stesso, capace di urlare drammi e sollecitare profondi interrogativi. Mai volgare, mai eccessiva, mai fine a sé stessa, ma connotata da un’impellenza insistente e inesorabile. Un’artigianalità fantastica.
Il piombo di Menada definisce silouette di armi messe, o meglio, “mandate” a stendere, finalmente inutili e prive di vita. Un lavoro artigianale che esibisce un’ironica critica del nostro contemporaneo, tagliente come le cesoie e come i bordi affilati delle sagome esibite in questa serie di armi terribili e mortifiche, ora denaturate e fisicamente depotenziate, ma sempre capaci di interrogarci, implacabili, sul loro senso profondo.
Inaugurazione 26 gennaio ore 18
1.1_Zenonecontemporanea
via San Zenone, 11 - Reggio Emilia
Aperta il sabato e la domenica dalle 18 alle 20, gli altri giorni su appuntamento
Ingresso libero