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dal 17/7/2003 al 30/11/2003

Segnalato da

Ufficio Stampa Electa




 
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17/7/2003

In alto

Spazio urbano, Milano

II Edizione. 'In alto. Arte sui ponteggi' e' un'iniziativa che prevede la promozione e la realizzazione di inediti lavori d'arte contemporanea per i ponteggi degli edifici storici in restauro a Milano. L'iniziativa, manifesta insieme la necessita' di sollevare lo sguardo e acuire la vista, oltre ad esprimere un augurio per l'attivita' degli artisti e della manifestazione stessa.


comunicato stampa

Arte sui ponteggi, Milano

PROGRAMMA

18 luglio-30 novembre 2003 - seconda tappa
Chiesa di San Fedele (piazza San Fedele), Ricomposte tinte di Carla Accardi
Porta Nuova (via Vespucci), Peace di Sarah Ciracì
Teatro alla Scala (via Verdi), Geyger di Giuseppe Depetro
Villa Reale (via Palestro), A Milano piove da dio di Marcello Maloberti

23 ottobre-dicembre 2002 - prima tappa
Centro Culturale Svizzero, Once upon a time di Ugo Rondinone
Arco della Pace, La fine delle illusioni di Ottonella Mocellin
Accademia di Brera, loggiato del cortile, L'Enigma dell'ora di Paola di Bello
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Presentazione Venerdì 18 luglio ore 11,00 PAC, Via Palestro 14, Milano
interverranno Luca Beatrice Corrado Levi Alessandra Pioselli

'In alto. Arte sui ponteggi' è un'iniziativa che prevede la promozione e la realizzazione di inediti lavori d'arte contemporanea per i ponteggi degli edifici storici in restauro a Milano. E' promossa dalla Soprintendenza Regionale per i Beni e le Attività Culturali della Lombardia, dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano, dalla Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico di Milano e dalle Civiche Raccolte d'Arte di Milano.

Il 18 luglio 2003 alle ore 11 al PAC sarà presentata la seconda tappa di 'In alto'.
Carla Accardi ha ideato per la Chiesa di San Fedele Ricomposte tinte, un segno blu ripetuto ritmicamente a formare una grande immagine astratta ma in movimento.
Il tempo è il soggetto di Geyger di Giuseppe Depetro per il ponteggio su via Verdi del Teatro alla Scala: immagini digitali di ore e secondi rossi su fondo nero scandiscono il ritmo della città.
Un campo di grano e un ufo che proietta un segno di pace: tra immaginario pop e tecnologico, è l'immagine digitale Peace di Sarah Ciracì per Porta Nuova.
Due ritratti fotografici inquietanti, due preti che osservano i passanti con sguardo obliquo e interrogativo: sono il lavoro di Marcello Maloberti A Milano piove da dio per Villa Reale.
I lavori di Carla Accardi e di Marcello Maloberti saranno montati sui ponteggi dal 18 luglio, le altre due opere tra la fine di luglio e i primi di agosto: tutti saranno visibili fino a novembre 2003.

'In alto. Arte sui ponteggi' nasce nell'ambito di una riflessione delle Soprintendenze sulla presenza della pubblicità nel contesto urbano e sulla relazione tra questo tipo di messaggio, il patrimonio storico e le trasformazioni della città contemporanea. Sulla scorta dell'art. 50 del decreto leg. 490/99, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano ha individuato alcune linee guida per l'autorizzazione della pubblicità in città. La definizione dei vincoli si è svolta di pari passo con una riflessione sull'impatto dei messaggi pubblicitari nell'organizzazione visiva del tessuto metropolitano. Operativamente ha significato la ricerca di soluzioni alternative alla pubblicità, considerata troppo invasiva, per i ponteggi degli edifici in restauro. Le soluzioni dovevano avere delle qualità: essere capaci di dialogare con la realtà architettonico-urbanistica e confrontarsi con la molteplicità dei segni che formano il paesaggio urbano. Da qui la scelta dell'arte, serbatoio d'immagini contemporanee aventi tali qualità.
La Soprintendenza ha dunque destinato, a partire da ottobre 2002, alcuni spazi sui ponteggi ad artisti contemporanei. Invitati a confrontarsi con questi luoghi espositivi 'straordinari' e fuori standard, insolite gallerie a cielo aperto che offrono l'occasione per studiare un nuovo modo di comunicare con la città e portare, nella strada, un immaginario 'differente' e 'spiazzante' rispetto a quanto avviene abitualmente sotto gli occhi.

'In alto. Arte sui ponteggi' è un progetto condiviso dal Comune di Milano e dalle Civiche Raccolte d'Arte. E' coordinato da una commissione, presieduta da Carla Di Francesco (Soprintendenza Regionale BAP della Lombardia) e composta da Carlo Birozzi (Soprintendenza BAP di Milano), Matteo Ceriana (Soprintendenza PSAS di Milano), Marina Pugliese (conservatore del Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano) e Silvia Volpi (direttore del Settore Arredo Urbano del Comune di Milano), con la collaborazione dei critici d'arte Luca Beatrice, Corrado Levi e Alessandra Pioselli.
Si ringraziano le concessionarie Chiara & Associati e Supermedia Italia.
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IN ALTO: COME, QUANDO, PERCHE'

Sulla scorta di quanto previsto dall'art. 50 del D. Lgs. 490/99, la Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio di Milano ha individuato da tempo alcune linee guida per l'autorizzazione di messaggi pubblicitari temporanei sui ponteggi di edifici in restauro.
Poiché la presenza della pubblicità è fortemente invasiva e si sovrappone a livello percettivo al contesto in cui è inserita, è sembrato opportuno definire dei limiti alla presenza dei messaggi commerciali individuando soluzioni volte a creare, nel centro storico di Milano, una mediazione con gli edifici circostanti, spesso di notevole pregio storico e artistico.
I principi che ispirano la tutela dei Beni Culturali, la loro individuazione e il restauro, rispondono a regole autonome e codificate. Al contrario, la risposta alla domanda di trasformazione e di adeguamento del patrimonio esistente deve essere costruita valutando la specificità delle richieste e delle risorse in gioco, i risultati migliori si ottengono quando si è in sintonia con la riflessione sull'arte e l'architettura contemporanee.
Per mantenere vivo questo confronto e alimentare il dibattito, Istituzioni rivolte alla tutela del patrimonio storico e artistico come le Soprintendenze hanno voluto confrontarsi con giovani artisti, dando loro l'opportunità di occupare gli spazi sui ponteggi in alternativa alla pubblicità. La possibilità di avere a disposizione dei grandi formati ha costituito lo stimolo per studiare un modo nuovo di comunicare con la città.
Ci si augura che questa 'provocazione' possa costituire un valido spunto per discutere sulla produzione artistica contemporanea, sul suo rapporto con la città e sulle modalità di trasformazione del nostro patrimonio.

'In alto. Arte sui ponteggi' è un progetto condivisio con il Comune di Milano e con le Civiche Raccolte d'Arte. E' coordinato da una commissione, presieduta da Carla Di Francesco (Soprintendenza Regionale BAP della Lombardia) e composta da Carlo Birozzi (Soprintendenza BAP di Milano), Matteo Ceriana (Soprintendenza PSAS di Milano), Marina Pugliese (conservatore del Civico Museo d'Arte Contemporanea di Milano) e Silvia Volpi (direttrice del Settore Arredo Urbano del Comune di Milano), con la collaborazione dei critici d'arte Luca Beatrice, Corrado Levi e Alessandra Pioselli.

IN ALTO, titolo dell'iniziativa, manifesta insieme la necessità di sollevare lo sguardo e acuire la vista, oltre ad esprimere un augurio per l'attività degli artisti e della manifestazione stessa.
L'organizzazione gode del fondamentale supporto di alcune agenzie di pubblicità (BAD Publicity, EXTERNA - Media Contemporanei e WALL System per la prima tappa, Chiara & Associati e Supermedia Italia per la seconda) che garantiscono parte dei costi dell'iniziativa, si occupano della stampa e del montaggio dei teli e di tutta l'assistenza tecnica.

La Commmissione organizzatrice conserverà una copia di ogni opera esposta che verrà in seguito devoluta alla Civiche Raccolte d'Arte del Comune di Milano.
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Gli artisti

Carla Accardi, Ricomposte tinte
E' una delle più grandi artiste astratte d'oggi. La caratteristica del suo lavoro è quello di costruire, attraverso la ripetizione o la variazione di un segno, immagini che non hanno centro né periferia, come i disegni periodici di Escher, ma a differenza di questi le immagini dell'Accardi hanno in sé una inesauribile dinamicità, obbligano l'occhio a un movimento senza fine, la fine si ha quando ci si distoglie.
E' sempre stata implicita nel suo lavoro l'aspirazione a far navigare nello spazio i suoi segni, i quadri su fondo trasparente, il sicofoil, e soprattutto le tende in cui si entrava e si dovevano leggere i suoi segni in trasparenza sull'infinito mondox{2026}
Perciò questo lavoro di Carla Accardi per 'In alto. Arte sui ponteggi' sembra il coronamento di una caratteristica implicita nei lavori precedenti, qui portata all'estremo. La città, con tutta la sua imprevedibilità, è ora teatro e quinta del suo telo, che per essere ancora più dinamico duplica a colori diversi l'immagine, immagine dinamica in sé e che viene portata ovunque dalla memoria del passante.
Corrado Levi

NOTA BIOGRAFICA
Carla Accardi è nata a Trapani nel 1924, ha frequentato le Accademie di Belle Arti di Palermo e di Firenze. Da oltre mezzo secolo la si può collocare tra i massimi esponenti dell'astrattismo italiano. Nel 1947, già trsferitasi a Roma, dove tutt'ora vive, è stata tra i fondatori del gruppo astrattista romano 'Forma' con Sanfilippo (suo marito), Dorazio, Perilli, Consagra, Turcato. Ha realizzato la sua prima personale nel 1950 alla galleria Numero di Firenze e a partire dalla metà, degli anni '50 è approdata ad una pittura in cui la radicale riduzione cromatica al bianco e al nero si accompagna all'elaborazione del segno come elementare forma espressiva, quasi ideogrammatica, fondata sulla poetica del segno stesso. Nel '61 ha aderito al 'Gruppo Continuità' che ha coinciso con una ripresa del colore in bicromie a effetto ottico. Nel '64 è presente alla Biennale di Venezia con una sala personale in cui ha esposto opere basate sulla ricerca del segno-colore, che per l'originalità delle soluzioni espressive si sono imposte all'attenzione internazionale. Successivamente ha iniziato la sperimentazione di nuovi materiali di supporto come le superfici trasparenti di sicofoil, realizzando così opere come Tenda del '65 e Triplice Tenda del '69-71, vere e proprie strutture abitabili e percorribili. Se l'adozione del sicofoil ha abrogato radicalmente il supporto affidando quei segni erratici direttamente allo spazio, il colore fluorescente con il quale sono tracciati ha aperto la dialettica tra manualità ed artificialità. Gli anni '80 si sono aperti con un nuovo periodo di ricerca in cui la Accardi ha sperimentato altri materiali, come tele grezze da cui trapelano stesure cromatiche di varia intensità.

Sarah Ciracì, Peace
La poetica di Sarah Ciracì è piena di riferimenti ad alcune sue autentiche passioni, e questo mi piace molto perché in fondo penso che chi desidera essere artista lo abbia deciso soprattutto per raccontare le proprie storie agli altri. Da tempo si muove in quell'interregno in cui si confondono scienza e fantascienza -reale e finzione- fotografia e architettura -immagine e spazio- e dove si incrociano differenti piani di lettura del tempo, per tentare di darsi una spiegazione del mondo dove non sempre qui il reale è razionale.
Diversi lavori di Sarah decrittano segnali oscuri da altri mondi con la forza dei nostri sempre più complessi sistemi audiovisivi ormai in grado di penetrare profondità una volta insondabili: 'Questione di tempo' (1996) sembrava una dedica alla cinematografia SF Horror, a quelle produzioni minori di film da cassetta, in particolare alla 'scena madre' in cui qualcosa (o qualcuno) irrompe nella quiete promettendo minacce, terrore, insomma ci avverte di prepararci al peggio. 'Trebbiatori celesti' (1999) è un piccolo capolavoro, ma piccolo solo perché breve: l'elegia del Grande Alieno Marcel Duchamp sceso da un'astronave arrivata chissadadove, col suo elegante vestito nero, la tonsura a forma di stella, mentre -per magia, per incanto, più probabilmente per un potere soprannaturale- la terra intorno a sé dischiude misteriosi crop signs dalla inequivocabile forma del Grande Vetro.
E poi, e prima, metafisici paesaggi che hanno a che fare con l'assolutezza del vuoto, con la difficile rappresentabilità del reale, orizzonti riempiti di assenza come di forme familiari. Perciò sono architetture prima che visioni, progetti utopistici per un futuro (possibile?).
'Peace', l'opera realizzata da Sarah Ciracì per 'In Alto', non è soltanto un'immagine di grande effetto mediatico, ma si interroga sulla funzione e sul senso che un lavoro di arte pubblica deve avere misurandosi con lo sguardo solo in apparenza distratto della comunità (oltre che una reale esigenza culturale, basti pensare all'opera di Ottonella Mocellin installata nel precedente ciclo). 'Peace' non è dunque una parola utilizzata come un new brand, semmai qualcosa che risale a un tempo lontano, quel vecchio segno un po' fricchettone che sinceramente nessuno avrebbe voluto rispolverare dall'armadio dei ricordi. E che sovverte un principio comune: siamo noi ad avere bisogno degli altri. Proprio noi, minacciati dagli ultracorpi comunisti e terrorizzati dagli sbarchi dei clandestini, impegnati in una lotta senza tregua con l'alieno e inseguiti da misteriosi gas venefici, noi zombie già contaminati che resistiamo come morti viventi, così spaventati da non voler più nemmeno prendere un aereo.
Luca Beatrice

NOTA BIOGRAFICA
Sarah Ciracì è nata a Grottaglie (Taranto) nel 1972. Vive e lavora a Milano.
Principali mostre personali
2002 - SALES, Roma; Wonnenberg, Kiel. 1999 - Emi Fontana, Milano; Studio Barbieri, Venezia. 1998 - GNAM, Roma. 1997 - Alberto Peola, Torino
Principali mostre collettive
2002 - La montagna incantata, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Premio Furla, Fondazione Quercini Stampalia, Venezia. 2001 - Sussurri azzurri, Bard College, New York; Magic and Loss, Lux Center, Londra; Play, Openspace, Milano; Boom, ex Manifattura Tabacchi, Firenze; Hallucinating Love, Asprey Jacques Gallery, Londra; Animation, PS1, New York. 2000 - L'ombra della ragione, GAM, Bologna; Fuori uso, Pescara. 1998 - 'Seamless', De Appel, Amsterdam. 1996 -'Campo 6', Galleria D'Arte Moderna, Torino.

Giuseppe Depetro, Geyger
E' un giovane di 28 anni che si è laureato al Politecnico di Milano con una tesi su elettronica e design, alto e smilzo, con occhialini e capelli alla John Lennon, dell'inglese ha infatti il ritegno, ma dell'italiano la delicata attenzione.
Nel suo lavoro esplora da sempre il problema del tempo, con oggetti che memorizzano e restituiscono in modo imprevedibile eventi appena trascorsi, come una interferenza inquietante tra tempi diversi.
Il lavoro che ha fatto oggi per 'In alto. Arte sui ponteggi' in Via Verdi, sotto una sporgenza del cantiere del Teatro alla Scala, mostra su teli immagini digitali di istanti, ore e secondi, con numeri a bastoncini composti, come ce li dà ormai ogni orologio e sveglia di nuova generazione. I bastoncini sono di un bel rosso vivo su fondo nero, come si incontrano usualmente nella realtà.
Il passante che dal marciapiede di Via Verdi costeggia il teatro, quando alza lo sguardo, si trova ad aver a che fare con due tempi, quello del proprio passo e quello delle immagini digitali a lui sovrastanti. Con curiosi effetti, le immagini del tempo che nell'esperienza non si fermano mai, è il tempo astratto, qui sono gelate in istanti presi a caso, mentre il ritmo del corpo, scandito dai passi lungo il marciapiede, viene incespicato dalla presenza di quelle immagini digitali che nella nostra esperienza esprimono invece una continuità inesorabile.
Corrado Levi

NOTA BIOGRAFICA
Giuseppe Depetro è nato a Milano nel 1975. Si è laureato in Design nel 2001 Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. E' stato assistente all'Open Studio di Angelo Veronelli (1998) ed ha frequentato lo studio del video-artista Mario Canali (Correnti Magnetiche).
Partecipazioni
1999: Bluenative Design, a cura di Gulliver magazine/Professional jeweler international; Hollywood Rythmoteque, Bluenative Art Design Night, Milano
2000: Progetto Azzero, Le nuove immagini urbane, a cura di Luca Zevi e Leonardo Sangiorgi, Studio Azzurro, Archibit Media, Roma
2002: Fabbrica Eos, Unduetrestella, a cura di Corrado Levi, testi di Luca Beatrice e Federico Sardella, Milano; Accademia di Brera, L'altro di se', a cura di Corrado Levi, Milano; Spazio Modadesign/LG Palace, Tribute to, a cura di Giugiaro Design, Milano/Seoul (Korea); Ex Ospedale Psichiatrico di Limbiate, Visioni Reali, Giardini di Mombello, Limbiate

Marcello Maloberti, A Milano piove da Dio
Nero lo sfondo, neri i capelli e la veste, solo due sguardi obliqui emergono dal nero e osservano i passanti in un mix allusivo a messaggi di potere, controllo e ammonizione: sono due i grandi ritratti fotografici di preti che Marcello Maloberti ha collocato a destra e a sinistra dell'ingresso di Villa Reale. Apparentemente aggressivi, tuttavia addolciti da una nota di sfumata ironia. I preti non sono preti, in realtà. Maloberti fotografa i volti di due uomini latinoamericani mettendoli in posa secondo parametri appartenenti alla tradizione pittorica del ritratto cinque-seicentesco - fondo neutro, figura a mezzo busto, volto di tre quarti, occhio che di sbieco fissa lo spettatore, contrasto di luci e ombre, chiari e scuri. Ma le due figure sono fortemente espressive e l'ufficialità del ritratto si veste di fisicità, di sguardi diretti, attuali, tanto da incrinare ed anzi rendere ironiche la teatralità presa a prestito da certa tradizione pittorica e la citazione dei suoi stilemi.
I due ritratti fanno parte di una serie di sei, presentata dall'artista per la prima volta nel 2002 ad Artissima, Torino. Due di questi, trasposti in dimensioni giganti per l'esterno di Villa Reale, ex sede di matrimoni civili, diventano 'A Milano piove da Dio'. Maloberti ha spesso indagato nel suo lavoro la relazione tra persone, il senso di lontananza e vicinanza fisica e psicologica, utilizzando il corpo umano in performance o fotografie per stabilire e verificare questa relazione. Lo sguardo 'meticcio' dei due 'falsi' preti, interrogativo, insistente, comunica certamente potere e controllo, ma, andando a cercare con gli occhi il dialogo con lo spettatore/passante, chiede anche che cosa sia, in verità, questo potere e su cosa si fondi questa relazione.
Alessandra Pioselli

NOTA BIOGRAFICA
Marcello Maloberti è nato a Codogno (LO) nel 1966, vive e lavora a Milano. Utilizza nel suo lavoro performance, video e fotografia per analizzare le dinamiche più intime e nascoste del linguaggio, delle relazioni umane e della dimensione emotiva della quotidianità.
Recenti mostre personali
Kunstverein Ludwigsburg, Ludwigsburg (2003); Galleria S.A.L.E.S., Roma (2003); Quaggiù, Spazio Aperto, Galleria d'Arte Moderna, Bologna (2002); Galleria Raffaella Cortese, Milano (2002).
Recenti mostre collettive
2003 a Moltitudini-Solitudini, MUSEION, Museo d'Arte Moderna e Contemporanea, Bolzano; 2002 a Printemps de septembre, Toulouse, The Horse Would Know, But the Horse Can't Talk, Premio Querini Stampalia-Furla, Video Lounge, Fondazione Adriano Olivetti, Roma.

Ufficio stampa
Electa
Enrica Steffenini, tel. 02 21563433-250, fax 02 21563314

In Alto
Elena Bari, fax 02 66803431

Luoghi:
Chiesa di San Fedele (piazza San Fedele), Ricomposte tinte di Carla Accardi
Porta Nuova (via Vespucci), Peace di Sarah Ciracì
Teatro alla Scala (via Verdi), Geyger di Giuseppe Depetro
Villa Reale (via Palestro), A Milano piove da dio di Marcello Maloberti

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