Galleria San Fedele
Milano
piazza San Fedele, 4 (Auditorium via Hoepli, 3a)
02 86352233 FAX 02 86352236
WEB
Marco La Rosa
dal 12/2/2013 al 2/3/2013
16-19 mar-sab (al mattino su richiesta), chiuso i festivi

Segnalato da

Mauro Prandelli



approfondimenti

Marco La Rosa



 
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12/2/2013

Marco La Rosa

Galleria San Fedele, Milano

Geometria apocalittica. Solidi platonici: oggetti geometrico-matematici che, per le loro singolari e irripetibili caratteristiche, sono stati considerati da sempre esoteriche e ricche di significazioni nascoste.


comunicato stampa

Marco La Rosa ha vinto il Premio Artivisive San Fedele 2012 presentando un lavoro scultoreo basato su una riflessione sui solidi platonici, particolari figure geometriche che – sono studiate fin dall’antichità classica – hanno la peculiarità di essere poliedri convessi regolari. Tutte le facce sono uguali, tutti gli angoloidi, che ciascuno di essi descrive, ha ampiezza uguale. Una misura di perfezione e armonia possibile. Sono solo cinque: il tetraedro, il cubo, l’ottaedro, il dodecaedro e l’icosaedro.

La coerenza, che contraddistingue l’artista, e il grado di concentrazione sul suo operare e ricercare lo hanno spinto a non ricorrere a quell’opera come ad un espediente occasionale, ma è stato incipit proficuo per aprire un capitolo nuovo della riflessione che conduce sulla propria ricerca.

La Rosa ha ripreso il concetto, espresso attraverso l’uso dei solidi platonici, anche nelle ultime sue opere nelle quali queste figure ritornano a determinare i volumi della scultura dell’artista bresciano. Il senso principale è quello di recuperare l’idea che Platone stesso ha di queste figure: quella di oggetti geometrico-matematici che, per le loro singolari e irripetibili – inapplicabili per altre figure – caratteristiche, sono stati considerati da sempre esoteriche e ricche di significazioni nascoste.

Il filosofo greco ne rivendica la peculiarità di essere tramite per la corruttibilità e il disordine delle cose terrene della perfezione del mondo iperuranico. A queste associò poi i quattro elementi naturali per antonomasia (fuoco, terra, aria e acqua), riservando al dodecaedro di farsi simbolo dell’universo. Marco La Rosa, proseguendo in questo suo percorso, al tema sacro da lui scelto per questa mostra – l’Apocalisse – ha fatto ricorso ancora ai solidi platonici per comporre le sue nuove sculture.

Siamo portati a considerare l’Apocalisse solo come l’ultimo dei giorni dell’umanità, il giorno del severo e giusto giudizio divino, ma c’è anche quello letterale che, individuandone meglio le qualità teologiche e filosofiche, lo definisce come l’attimo della rivelazione. Cristo ritorna non solo per giudicare i morti risorti, ma anche per svelare i suoi misteri che superano la portata della conoscenza umana e per questo si verificano nel momento finale del giudizio, quando si contempla il divino dopo la fine di tutti i tempi.

Coerentemente con la sua riflessione poetica La Rosa non ha ceduto ad una rappresentazione apocalittica in termini di distruzione, annientamento o dramma tragico, ma ne ha rilevato il senso filosofico-religioso ricorrendo ad immagine astratte. Quello cui guarda è l’Apocalisse nel suo significato sovra-umano, ponendo al centro di questa visione intellettuale e mentale, il rapporto dell’uomo e della sua frangibile esistenza con l’incommensurabilità rivelata – o prossima ad esserlo – del mistero divino.

Con Dasein (esser-ci) La Rosa riprende il concetto heiddegeriano di Essere e Tempo legato all’esperire esistenziale e lo correla all’istante di transizione tra una fine ineluttabile ed un nuovo e indefinibile inizio, congruente ad un processo di ri-generazione, o trasformazione, che con l’Apoclisse si verifica.

L’immagine che raffigura è quella dei cinque solidi geometrici – irriconoscibili e indecifrabili con precisione – compressi dentro ad una sorta di sacco nero, colore dell’asprezza della vita umana terrena e del buio della mente umana non rivelata. Tutti gli elementi sono riuniti e contenuti, serrati gli uni contro gli altri, in una materia che non risulta definibile ed è fissata in un processo quasi di trasformazione chimica in cui si ri-configurano i legami tra i diversi elementi, segno di un passaggio tra un qui e un oltre che porta ad una nuovo da scoprire e da rivelare. E, come lo stesso La Rosa suggerisce, sono metafora evidente dello spazio-tempo esistenziale del mutare della vita.

Dasein diventa, con la sua “rivelata rivelazione” della trasformazione-rigenerazione della materia, logico prodromo all’altro nuovo ed inedito suo intervento: l’installazione Ecce Homo. Una scultura disseminata di cento pezzi, cento solidi platonici che rappresentano i quattro elementi del mondo (dei cinque è escluso infatti il dodecaedro espressione platoniana dell’universo) che frantumati singolarmente, sono specchio del disgregarsi dell’uomo. Il numero dei frammenti-solidi è stato elaborato in funzione delle percentuali delle sostanze che compongono biologicamente il corpo umano e ri-calcolate e combinate con quelle degli elementi presenti sulla terra.

In questo senso l’immagine dell’Apocalissi di La Rosa è l’uomo stesso, “smontato” nelle sue basi principali. Questi piccoli corpi a sé stanti si dispongono orientati secondo una linea di forza centripeta che li spinge verso un punto preciso e inequivocabile. Sono direzionati e orientati verso un polo di gravitazione-attrazione che è l’Omega, ultima lettera dell’alfabeto greco con la quale tradizionalmente si rappresenta la fine, la morte. Per La Rosa l’Omega apocalittica si accende invece d’oro, segno di luce e di vita. Quella nuova che sta oltre la vita stessa e il suo tempo limitato e finito.

La visione dell’Apocalissi di La Rosa, che ripetiamo non si delinea attraverso una riflessione di aneddotica narrativa stereotipata, ma con un ragionamento mentale filosofico, parte quindi dal presente dell’essere umano, dalla fisicità della sua umanità per aprirsi al mistero che dovrà essere rivelato e cui deve tendere.

Rappresenta, soprattutto con Ecce Homo, il suo esser-ci qui e ora, pre-configurazione come attimo dell’attesa dell’oltre di cui l’Apocalissi è porta. Dove finirà il desiderio di perfezione – imperfetta – dell’uomo mortale, quando questi sarà, se l’ha conquistata, al cospetto della contemplazione dell’infinita grandezza del disegno divino. Un mistero che è senza forma, senza tempo e senza materia o forse, meglio, che li rappresenta e riassume tutti quanti insieme.

Marco La Rosa

Biografia

Nato a Brescia nel 1978. Si laurea in Giurisprudenza all’Università Statale di Brescia nel 2005. Si diploma all’Accademia di Belle Arti SantaGiulia di Brescia nel 2011.

Principali eventi espositivi

2012 – Dasein, a cura di Carolina Lio, Galleria Adiacenze, Bologna.
2012 - Vincitore del Premio Arti Visive San Fedele 2012, E quindi uscimmo a riveder le stelle, il viaggio, a cura di Andrea Dall’Asta S.I., Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Michele Tavola, Galleria San Fedele, Milano.
2012 – Con gli occhi alle stelle, a cura di Andrea Dall’Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Massimo Marchetti, Michele Tavola, Raccolta Lercaro, Bologna.
2012 – In Dialogue, a cura di Dario Bonetta, AplusB contemporary art, Brescia.
2012 – In media e ultima ragione, a cura di Dario Bonetta, ARTRA Gallery, Milano.
2012 – Luoghi del Sacro, a cura di Andrea Dall’Asta S.I., Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Galleria San Fedele, Milano.
2011 – Passaggi. Arte contemporanea in università, a cura di Paolo Bolpagni, Federica Boràgina, Mariacristina Maccarinelli, Kevin McManus, Università Cattolica, Brescia.
2011 – Vincitore del Premio Ora.
2011 – The Others Art Fair, a cura di Dario Bonetta, ex carcere Le Nuove, Torino.
2011 – Untitled (φ), a cura di Dario Bonetta, AplusB contemporary art, Brescia.
2011 – Vincitori del Premio Arti Visive San Fedele , a cura di Ilaria Bignotti e Matteo Galbiati, Monastero di San Remigio, Parodi Ligure (Al).
2011 – E quindi uscimmo a riveder le stelle, dove sono? a cura di Andrea Dall’Asta S.I., Daniele Astrologo, Ilaria Bignotti, Chiara Canali, Matteo Galbiati, Chiara Gatti, Massimo Marchetti, Kevin McManus, Michele Tavola, Galleria San Fedele, Milano.
2011 – 52° Premio Bice Bugatti-Segantini, a cura di Massimo Bignardi, Ilaria Bignotti, Matteo Galbiati, Elisabetta Modena, Nova Milanese (MB).
2011 – Arte Accessibile, a cura di Ilaria Bignotti, sede del Sole24Ore, Milano.
2010 – In between 19.6, a cura di Mauro Panzera, Villa Morando, Lograto (Bs).
2009 – Giovani presenze, a cura di Mauro Panzera, Associazione Artisti Bresciani (AAB), Brescia.
2008 – Io tento..., a cura di Maggie Cardelùs e Massimo Uberti, Tempio Capitolino, Brescia.

Inaugurazione: 13 Febbraio 2013

Galleria San Fedele
piazza San Fedele, 4, Milano
Orari: 16-19 mar-sab (al mattino su richiesta), chiuso i festivi
Ingresso libero

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