Fabio Eracle Dartizio
Vittorio Comi
Lorenzo Perrone
Matthias Langer
Elena Carozzi
Yerba Mala Cartonera
Alice Zanin
Anna Turina
Simona Bartolena
Alessandra Galbusera
Prosegue il cammino nella Costituzione Italiana promosso dalla Fondazione Ciceri Losi. Piccole opere d'arte che ci ricordano che la liberta' non va solo declamata, ma nutrita e diffusa.
Libertà d’espressione:un valore irrinunciabile
A seguito del successo di Articolo 11 e Articolo 4 – le mostre proposte
rispettivamente nel 2011 e nel 2012, presso la Torre Viscontea di Lecco – la
Fondazione Ciceri Losi ha deciso di proseguire questo particolare cammino
nella Costituzione Italiana invitando alcuni artisti contemporanei a lavorare
su un nuovo passo: l’articolo 21.
Se già le due precedenti edizioni avevano aperto notevoli spunti di riflessione, proponendo punti di vista molto diversi su un unico tema, quella di quest’anno si ripromette di essere una mostra ancora più coinvolgente, mettendo in scena opere capaci di aprire un dibattito su uno dei temi più scottanti, attuali e complessi della nostra società: la libertà di espressione.
L’articolo 21 è, infatti, uno degli articoli più discussi (e talvolta maltrattati)
della nostra Costituzione. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il
proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La
stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”, recita il
testo, suggerendo già con queste prime poche righe scenari certo non facili
da affrontare ma decisamente stimolanti.
La curatela è stata affidata ancora a Simona Bartolena, quest’anno affiancata
da Alessandra Galbusera. Come per le scorse edizioni, gli artisti sono stati scelti in virtù della pregnanza del loro linguaggio in relazione al tema affrontato. Si va da artisti già ben affermati ad artisti giovanissimi, in un’interessante molteplicità di linguaggi spesso poco tradizionali, ma tutti molto efficaci.
“Libertà: una parola che scuote nel profondo, straordinariamente evocativa,
sempre in cerca di possibili definizioni. Un concetto che arte, letteratura,
poesia, musica, cinema, scienza hanno indagato senza sosta, da punti di
vista diversi. E proprio il punto di vista – la focale da adottare – è stato il
primo problema da affrontare nella costruzione di questa mostra.
Cos’è la libertà? Come può essere espressa? L’artista è davvero un uomo
libero? E come manifesta, nella consuetudine dell’atto creativo, questa sua
presunta libertà? Il tema era sufficientemente scottante, ampio e complicato
da generare più di una preoccupazione. Meno definito di quelli delle edizioni
precedenti, il concetto di libertà andava affrontato con grande cautela.
Per rinfrescare il pensiero e lo sguardo, dopo tre esposizioni dedicate alla
Costituzione, ho voluto chiamare ad aiutarmi una giovane e promettente
studiosa: Alessandra Galbusera. Due occhi, una testa e un cuore nuovi per
elaborare una mostra meno tradizionale delle precedenti, tutta giocata sullasuggestione di installazioni, sculture, opere polimateriche, che insistono simbolicamente sul tema del libro e della forza dirompente della parola pensata e scritta, come simbolo supremo di libertà d’espressione.
Come per le scorse edizioni, gli artisti sono stati scelti in virtù della pregnanza del loro linguaggio in relazione al tema affrontato. Si va da artisti già ben affermati ad artisti giovanissimi, in un’interessante molteplicità di linguaggi spesso poco tradizionali, ma tutti efficaci.
Si comincia con un’installazione molto suggestiva di Vittorio Comi, che usa
il suo materiale d’elezione – l’erba – per un’opera d’arte vivente, in costante
mutazione. Poche immagini sanno evocare l’idea di libertà come quella
porzione di erba che cresce dietro a grosse sbarre di ferro. Nonostante
tutto: cresce. Il senso più profondo della libertà e il suo straordinario potere. La libertà è un’idea dirompente, una volontà inarginabile, uno strumento straordinario che l’uomo spesso non sa sfruttare adeguatamente. Lo stesso Comi propone anche un’installazione-performance di sicuro effetto, realizzata con un materiale ben poco consueto: i capelli. Capelli di tutti, capelli della gente: l’individualità e l’alterità, il rapporto tra il singolo e il prossimo suo. L’espressione del sé che cerca la propria libertà ma non deve ledere quella altrui.
La discussione è aperta anche su una delle forme d’arte più dibattute degli
ultimi anni: il writing. Abbiamo invitato Imen, straordinario artista di strada,
writer di Sesto San Giovanni, ottimo esempio di un linguaggio veramente
libero e impossibile da ingabbiare, simbolo per eccellenza della voglia di
espressione e di manifestazione del sé delle nuove generazioni.
Anche il giovanissimo Fabio Eracle Dartizio impiega spesso la bomboletta
per i suoi lavori, sebbene lo faccia su supporti diversi dal muro, ma in
mostra è presente con un’installazione che richiede il coinvolgimento diretto
del fruitore. Entrando in una piccola tenda da campeggio, il visitatore scoprirà il mondo privato dell’artista, sfogliando i taccuini sui quali Fabio, con mano felicissima e segno grafico davvero notevole, annota i propri pensieri, le proprie paure, i propri desideri. In assoluta libertà.
Sono libri, ma non si possono leggere, anche quelli di Lorenzo Perrone e
Matthias Langer. I primi coperti di gesso bianco, presenze discrete ma portatrici di concetti forti, inquieti omaggi a chi per la libertà ha dato la vita o è pronto a darla: in assenza delle parole, il libro continua a farsi veicolo di idee e silenziose proteste; i secondi eleganti e sfuggenti, spettrali apparizioni che evocano mondi altri, con un’assordante eco di voci lontane.
Porta in sé lugubri memorie che si perdono nella storia dell’umanità anche
l’installazione di Elena Carozzi, doloroso ricordo dei roghi di libri nazisti,
come simbolo supremo di una libertà violentata e mortalmente ferita. Roghiche, ricordiamolo una volta di più, non bruciavano solo libri ma anche opere d’arte. Se la parola scritta è certamente il simbolo più forte della libertà d’espressione, anche l’arte può essere un veicolo efficace. Per questo
abbiamo scelto di esporre due opere sul tema firmate da un Alessandro
Savelli inedito, lontano, per una volta, dalla tecnica con cui suole esprimersi:
la pittura.
Ma in una mostra sulla libertà era inevitabile affrontare il problema del suo
rapporto con i mezzi di comunicazione. Abbiamo scelto i giornali e abbiamo
voluto suggerire un dibattito senza affrontare l’argomento di petto, senza
avanzare accuse o voler fare, in qualche modo, polemica o politica. Per questo abbiamo seguito la via della grazia e della poesia – con i giornali che
volano, che scappano o che aggrediscono, tramutati per incanto in animali
dalle abili mani della giovanissima Alice Zanin – e quella dell’ironia, con l’installazione, tanto sarcastica quanto inquietante, di Anna Turina.
Ad accompagnare i nove artisti in mostra una decima presenza: un vero e
proprio omaggio a una realtà tutta da scoprire, quella della casa editrice
boliviana Yerba Mala Cartonera. Nel 2006 tre studenti di La Paz fondano la
prima casa editrice “cartonera” in Bolivia, un paese dove un libro costa otto
volte un pasto completo e dove non esistono librerie. Pubblicano i testi di
scrittori che non hanno altro mezzo per far sentire le loro voci. La Yerba
Mala recupera il cartone dalle strade metropolitane e lo trasforma in libri
accessibili a tutti, aprendo in questo modo un "nuovo spazio" per i lettori e
gli scrittori locali, in un mercato editoriale tra i più ristretti dell'America
Latina e all'interno di una cultura dove storicamente prevale la tradizione
orale. La Yerba Mala realizza i propri libri artigianalmente: recupera il cartone presso i venditori callejeros, fotocopia il materiale da pubblicare, fabbrica copertine di cartone con disegni principalmente realizzati da ragazzi dei quartieri periferici, sebbene anche numerosi pittori, che si sono appassionati al progetto, hanno realizzato copertine d’autore per edizioni speciali. Piccole opere d’arte che ci ricordano che la libertà non va solo declamata, ma anche nutrita, aiutata, diffusa e difesa a tutti i costi.
Per questo nell’edizione di quest’anno, se possibile ancor più che nelle precedenti, auspichiamo che le opere in mostra possano suscitare un dibattito, offrire occasione per riflessioni e approfondimenti”.
(Simona Bartolena, curatrice della mostra)
Inaugurazione 2 marzo ore 18
Torre Viscontea
Piazza XX Settembre, 5 - Lecco