La Fine del Confine/The End of The Border: the Start. Un potente fascio luminoso, lungo 15 chilometri, viene proiettato sopra alla Diga del Vajont, muto monumento grigio che da mezzo secolo rappresenta la tragedia del 1963.
A cura di: Dolomiti Contemporanee/Gianluca D'Incà Levis
Il prossimo 5 marzo 2013, presso il Nuovo Spazio espositivo di Casso, Dolomiti Contemporanee presenta La Fine del Confine/The End of The Border, un progetto di Stefano Cagol.
Un potente fascio luminoso, lungo 15 chilometri, verrà proiettato sopra alla Diga del Vajont.
L'arte produrrà una nuova immagine in/di/per questi luoghi, ancora tanto segnati dalla tragedia che li colpì mezzo secolo fa (1963).
L'arte consentirà di s-confinare lo sguardo (e la mente), attraverso un ponte di luce, al tempo stesso reale e metaforico.
L'arte si oppone ad una concezione statica degli orizzonti. La luce, muovendo, connette e supera. Sfiora i luoghi, e vi transita, in brillanza.
Con questo primo raggio si inaugura il lungo viaggio che, attraversando l'Europa, condurrà l'artista alla Triennale di Barents, Kirkenes, Circolo Polare Artico, 5.000 chilometri più a nord.
Altri raggi, per la via, a travalicare altri confini.
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La grande Diga del Vajont è un muto monumento grigio, che da mezzo secolo rappresenta la Tragedia. Diga è sbarramento invalicabile, chiusura. Gli eventi terribili, essi stessi, erigono dighe, paratie: muro e rifiuto, a protezione. Procedere oltre questo luogo, questa storia, questi segni, è difficile. Migliaia di persone vengono qui, ogni anno, in queste terre alte, a vedere. Vedere il simbolo dell'evento incommensurabile. Tutti guardano giù. Pochi provano ad immaginare un segno nuovo, sopra alla diga. E la diga rimane, ancora e sempre si erge, greve, e ogni cosa è sotto alla diga.
L'opera di Stefano Cagol è estremamente semplice, diretta. La fisica stessa della performance è semplice e diretta, allo stesso modo del suo rimando metaforico. Una linea di luce sopra alla diga, chiara, leggera, potente, scardina la logica di quell'eterno immobile coronamento. La linea è tersa, e tesa, come una corda, veloce e mobile, come un quanto d'idea, onda concentrata. Quell'immagine pulsante è un vettore, porta via lo sguardo, verso l'alto, il cielo, verso e oltre le vallate strette. Nessuno può fuggire la memoria. E nessun uomo può accettare una morte perenne. L'uomo vive. La luce deve venire. La luce illumina il confine, e lo supera. E' uno slancio vitale, lo sguardo dell'uomo oltre la diga, oltre la cima, che espande lo spazio. L'attivazione è, sempre, uno sconfinamento.
Gianluca D'Incà Levis, Casso, 1 febbraio 2013
Enti sostenitori: Provincia di Pordenone, Comune Di Erto e Casso, Comune di Claut, Comune di Cimolais, Prco Naturale Dolomiti Friulane, Comune di Longarone, Turismo FVG.
Partner: Museo Mario rimoldi di Cortina d'Ampezzo.
Sponsor: CMI Centro Noleggio Sedico, Cuprum elettromeccanica, Salewa.
Inaugurazione 5 marzo 2013, ore 18.30
Diga del Vajont/Nuovo Spazio di Casso (Casso, Pn)
via Sant'Antoni n.1 (Casso) - Erto e Casso (PN)
Ingresso: gratuito