La nuova edizione del festival di musica contemporanea, quest'anno curato da Daniel O' Sullivan, ruota attorno al tema della "trascendenza". "Tutti gli artisti invitati al festival condurranno lo spettatore fuori dal proprio corpo attraverso la musica", spiega O' Sullivan.
Daniel O’ Sullivan (Ulver, Mothlite, Miracle, Æthenor, Miasma & the Carousel of Headless Horses, Grumbling Fur), direttore artistico della sesta edizione di Transmissions, il festival di musica contemporanea che l’associazione culturale Bronson organizzerà in vari luoghi di Ravenna tra il 14 e il 17 marzo 2013, ha annunciato gran parte dei nomi degli artisti che parteciperanno al progetto: Stephen O'Malley, Æthenor, Alexander Tucker, Grumbling Fur, Lichens, Charlemagne Palestine, Mothlite & Mr. Todd, Daniel Higgs, Pharaoh Overlord, Stian Westerhus & Sidsel Endresen e lo stesso Daniel O’Sullivan.
«Il leitmotiv di Transmissions sarà quest’anno la “trascendenza” – spiega O’Sullivan –. Tutti gli artisti invitati al festival condurranno lo spettatore fuori dal proprio corpo attraverso la musica».
Tante le novità di Transmissions 2013, che per la prima volta propone un workshop di due giorni – quel “Feral Choir”, notissimo, di Phil Minton –, la presenza della rivista inglese Wire con un proprio stand e la curatela di alcuni incontri pubblici con gli artisti, e una mostra in cui ogni protagonista esporrà qualche sua creazione insieme a nomi del calibro di Ian Johnston (Coil), Mark Titchner, Simon Fowler, Kathy Ward, Serena Korda e molti altri.
Inoltre due letture di Mark Pilkington (scrittore ed editore della Strange Attractor Press) accompagnato dall’artista Raymond Salvatore Harmon, che realizzerà un murale in situ.
IL CURATORE
Daniel O’Sullivan, londinese classe 1980 è musicista molto prolifico, ma soprattutto versatile. Non è infatti solo polistrumentista, anche se lo vediamo quasi sempre dietro al piano Rhodes, ma è capace di passare dal prog (oltre che coi Guapo, anche coi Miasma & the Carousel Of Headless Horses) a situazioni variamente sperimentali con Æthenor (un progetto non più solo ambient) e con la nuova creatura Mothlite. Senza dimenticare la presenza in quel caleidoscopio musicale che sono i Chrome Hoof. Il suo impatto sulla comunità “avant” internazionale è stato fondamentale.
DANIEL HIGGS
Daniel Arcus Incus Ululat Higgs è un musicista di Baltimore, nello stato americano del Maryland, per il quale ogni superlativo è destinato a non funzionare. Non è che la sua produzione artistica – che si dipana su tre decadi, tra numerosi album, libri di poesie e collezioni di disegni – eluda semplicemente ogni classificazione, ma la sfida proprio. Spesso si sente dire che un vero lavoro d’arte è concepito per spiegare se stesso, e con l’opera di Daniel Higgs la massima suona più vera che mai. La sua arte appartiene al cosmo, e noi terrestri siamo decisamente fortunati che per caso sia confinata nella nostra atmosfera, durante le nostre vite.
Higgs è conosciuto soprattutto per il suo ruolo di cantautore e frontman della band di culto Lungfish – attiva dal 1988 sempre su etichetta Dischord – ma dal 1998 è anche molto attivo come solista, con dischi che possono essere descritti solo come l’ultima deriva dell’isolamento, lontanissimi dal rock ipnotico della sua band.
ALEXANDER TUCKER
Glockenspiel, violoncello, chitarra acustica, e una tenor voice che ricorda James Maynard Keenan dei Tool. Queste le carte da gioco di Alexander Tucker in “Dorwytch”, suo primo disco uscito nel 2011 per la Thrill Jockey di Chicago. Il polistrumentista britannico – che già aveva fatto incetta di buone recensioni con l'affascinante “Portal” (2008) – continua a raccontare storie e scenari da cerchio celtico, assemblando rock minimalista e trascendentale, folk apocalittico e post-metal. Nel 2012 Alexander Tucker ha poi pubblicato il suo nuovo album, “Third Mouth” (Thrill Jockey), e anche lavori con i suoi progetti Imbogodom (con Daniel Beban degli Orchestra of Spheres) e Grumbling Fur.
CHARLEMAGNE PALESTINE
Una delle figure più carismatiche è straordinaria espresse dall'avanguardia statunitense nella seconda metà dello scorso secolo. Contemporaneo di compositori come Phillip Glass e Steve Reich ha seguito un percorso personale e unico, in cui ha trasportato il minimalismo all’interno di una ricerca musicale legata alle culture orientali. Le sue composizioni hanno sempre cercato di mostrare le possibili, e fino ad allora "inaudite", possibili congiunzioni tra la nostra cultura e quella orientale. Una delle sue composizioni più note è “Strummingmusic”, composta nel 1974, dove da poche note suonate al pianoforte il brano si trasformava in un incredibile incrocio di drones e note consecutive.
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