Gallerie di Palazzo Leoni Montanari
Vicenza
via Contra' Santa Corona, 25
800 578875 FAX 0444 991280
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dire poesia 2013
dal 19/3/2013 al 6/6/2013
0444 222101
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Segnalato da

Assessorato alla cultura del Comune di Vicenza




 
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19/3/2013

dire poesia 2013

Gallerie di Palazzo Leoni Montanari, Vicenza

Antonella Anedda inaugura l'edizione 2013 del festival internazionale. Accanto alle linee della testimonianza, della poesia civile, degli spaesamenti, delle lingue, dell'incontro tra mondi diversi, quest'anno le questioni del doppio, dell'origine e della fine, del corpo, del buio della parola.


comunicato stampa

L’edizione 2013 di dire poesia, patrocinata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Vicenza e sostenuta dalle Gallerie d’Italia – Palazzo Leoni Montanari, conclude il ciclo di incontri poetici a Vicenza curato da Stefano Strazzabosco negli ultimi quattro anni, proponendo un percorso più breve ma altrettanto significativo.

Preceduta da un incontro di poetry slam organizzato dalla Piccionaia – I Carrara in collaborazione con dire poesia (13 marzo, Bar Borsa), la serie degli incontri con gli autori inizierà il 20 marzo, in concomitanza con la giornata mondiale della poesia (21 marzo), con la lettura di Antonella Anedda, sicuramente una delle voci più significative e riconosciute della poesia italiana degli ultimi vent’anni (Palazzo Leoni Montanari, ore 18). La rassegna presenterà ancora il poeta friulano Pierluigi Cappello (17 aprile, Palazzo Leoni Montanari), i veneti Luciano Cecchinel e Marco Munaro (4 maggio, Palazzo Chiericati), il francese Bernard Noël (8 aprile, Palazzo Trissino; in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia), il coreano Ko Un (Odeo del Teatro Olimpico, 24 aprile; in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia) e lo spagnolo José María Micó (18 maggio, Palazzo Leoni Montanari; in collaborazione con Vicenza jazz). Il ciclo quinquennale troverà poi la sua naturale conclusione con la pubblicazione di un’antologia degli inediti donati dai poeti a dire poesia e stampati di volta in volta dai torchi di Giovanni Turria in preziosissime plaquette a bassa tiratura, distribuite gratuitamente al pubblico vicentino. Il libro sarà presentato nei locali dell’Officina arte contemporanea venerdì 7 giugno alle 21, suggellando con letture e una festa l’altrettanto festoso banchetto di parole di cui Vicenza ha goduto nei cinque anni della manifestazione.

Dire poesia 2013 continua dunque nel solco della tradizione che ha creato in città, riprendendo e approfondendo molti dei temi già toccati in precedenza, e proponendone di nuovi.
Infatti, accanto alle linee della testimonianza, della poesia civile, degli spaesamenti, delle lingue, dell’incontro tra mondi diversi (come ha scritto Ko Un, “la poesia procede di pari passo con la distruzione dei confini nazionali”), quest’anno dire poesia si aggirerà anche intorno alle questioni del doppio, dell’origine e della fine, del corpo, del “buio della parola” (Cappello) e della parola nel buio.

Il doppio è una delle tante versioni dell’altro, la controfigura che ci accompagna da sempre, con cui ci identifichiamo e dalla quale siamo spesso impauriti. Il poeta vive costantemente l’esperienza del doppio nella sua pratica di scrittura, che moltiplica le voci creando e distruggendo identità, donando e negando realtà, creando altri mondi, altre figure, altri linguaggi e immagini. In particolare, vivono l’esperienza del doppio i poeti che scrivono in dialetto e in italiano, come Cappello e Cecchinel, o in lingue e codici diversi dal proprio, come lo spagnolo Micó, traduttore dell’Orlando furioso e della Commedia dantesca, e il grande coreano Ko Un, autore di versioni dal cinese classico e attivo anche come pittore.

Ma la parola poetica tende anche all’origine: è un momento aurorale che inaugura un inizio, una ricerca mai del tutto soddisfatta di senso, di infanzia, di vita reale o trasferita altrove. Questa parola tende all’origine, ma non può non confrontarsi con la fine: come ha scritto Eliot, in the end is my beginning, e Montale, chioserebbe con la sua “anima verde che cerca / vita là dove solo / morde l’arsura e la desolazione, / la scintilla che dice / tutto comincia quando tutto pare / incarbonirsi, bronco seppellito”. Questa fine-inizio, con cui tutti ci stiamo misurando in questi tempi di crisi, è da sempre il cuore di ogni letteratura, tanto che ogni libro potrebbe portare come motto quel verso di Eliot: in the end is my beginning. È quello della fine, infatti, il momento in cui un’opera torna alla vita, grazie al lettore che la resuscita ogniqualvolta la legge o la ricorda. Verso l’origine scrive i suoi versi incandescenti Antonella Anedda, e a quel luogo irraggiungibile punta anche la fine ricerca del rodigino Munaro, che oltre che poeta è anche traduttore dal latino, la nostra lingua madre.

Anche Il corpo, che per un poeta è in primo luogo ancora scrittura, cioè corpo di parole (il corpus di un autore, appunto) è un doppio della mente e dell’anima, ha un’origine e una fine, è buio ma conserva la memoria di ciò che si è vissuto, come la scrittura. Il libro forse più famoso di Bernard Noël s’intitola appunto Estratti del corpo, ma gli interessi del francese hanno toccato spesso il rapporto tra eros e linguaggio e hanno affrontato il tema della censura nelle società di massa, con risvolti politici e sociali di grande rilievo filosofico ed etico.

Il buio della parola, infine, è il vuoto che sottende ogni forma di scrittura, la luce cieca che accompagna il dire, la chiacchiera e la falsità che inquinano le relazioni umane, la retorica che cela gli interessi di parte quando vengono spacciati per comuni. La parola entra nel buio non solo quando tace, ma anche quando è usata in questi modi bassamente strumentali, quando non vuole aprire ma nascondere il senso. Anche nella poesia, naturalmente, c’è del buio, ma serve alla sua luce, non al potere né al denaro né al cielo. Come ha scritto Pierluigi Cappello: “orientate le vostre prore dentro l’arsura / perché qui c’è da camminare nel buio della parola”.

Questi sono i temi principali che ricorrono in forme diverse negli autori di dire poesia 2013: un’edizione pensata per ricapitolare la storia della manifestazione e per lasciare dei ponti, invisibili ma saldi, verso il futuro che ci aspetta.

“Dopo 5 edizioni, dal 2009 ad oggi, Dire Poesia è ormai diventato uno degli appuntamenti culturali più attesi non solo in città, ma anche nel Veneto – ha dichiarato l’assessore alla cultura Francesca Lazzari -. Un’iniziativa diffusa che coinvolge differenti sedi e che propone un ampio calendario di incontri gratuiti con alcuni dei poeti contemporanei più significativi del panorama nazionale e internazionale, nel segno della pluralità delle voci, delle lingue e degli stili. Come ogni anno infatti il festival oltre a riservare un’attenzione particolare ad autori veneti, accoglie poeti da tutto il mondo. In questi cinque anni, gli ospiti intervenuti sono stati moltissimi e ci hanno condotto attraverso i differenti continenti, disegnando per noi e con noi un paesaggio di parole e narrazioni che hanno travalicato i confini, facendoci sentire realmente cittadini del mondo. Quest’edizione del festival sarà impreziosita anche dalla pubblicazione degli inediti dei poeti ospitati, un piccolo omaggio alle tante voci che hanno accompagnato il festival, trasformando la poesia in esperienza pubblica, emozione condivisa”.

L’ingresso a tutti gli appuntamenti di Dire poesia è libero, fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Per informazioni:
Assessorato alla cultura del Comune di Vicenza tel. 0444 222101
Gallerie d’ Italia – Palazzo Leoni Montanari tel. 800.578875

Palazzo Leoni Montanari
via Contra' Santa Corona, 25 Vicenza

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