Art Core Gallery
Roma
via dei Marrucini, 1/1a
06 93576164
WEB
Francesco Viscuso
dal 8/4/2013 al 28/4/2013
lun 12,30-17, mar-ven 12,30-02, sabato e domenica 17-02

Segnalato da

Roberta Pucci



approfondimenti

Francesco Viscuso



 
calendario eventi  :: 




8/4/2013

Francesco Viscuso

Art Core Gallery, Roma

Carnival Motel racconta attraverso una serie di immagini e oggetti dal sapore onirico e surreale episodi tratti dai diari di Emerick Lenders, autore dei testi che narrano storie degli abitanti del motel, di cui era proprietario.


comunicato stampa

Gli spazi di art_core_gallery accolgono la seconda edizione della manifestazione CROSSWISE! ideata ed organizzata dalla Fondazione VOLUME! nata con la volontà di coniugare una molteplicità di linguaggi, creando un luogo di incontro e comunicazione fra differenti ambiti artistici.

Questa edizione vede protagonista la fotografia, in un ciclo di appuntamenti che indaga le differenti declinazioni della ricerca contemporanea, dalla fotografia di reportage e documentaria, fino ai più sperimentali progetti di artisti emergenti.

Ad ampliare gli intenti del ciclo di mostre, un autore sarà invitato a riflettere sul lavoro del fotografo in mostra, attraverso una composizione letteraria che accompagnerà le immagini, raccontandole, allargandone lo spazio visivo e creando uno stimolo verso differenti punti di vista.

Francesco Viscuso - Carnival Motel

Carnival Motel racconta attraverso una serie di immagini ed oggetti dal sapore onirico e surreale episodi tratti dai diari di Emerick Lenders, autore dei testi che narrano storie degli abitanti del motel, di cui era proprietario.

In questa occasione gli spazi di art_core_gallery si faranno scenario delle grottesche vicende di attori senza teatro, cittadini senza città, reietti, assassini, prostitute: storie paradossalmente attuali frutto di una società che nel silenzio di realtà poco osservate, racchiude aberrazioni e solitudini.

L'intera ricerca di Francesco Viscuso nasce dalla volontà di superare il divario tra presente e passato, tra realtà e immaginazione, in una terra di confine dove crolla ogni differenziazione categorica sia tecnica (analogico-digitale), che storica (contemporaneo-antico).

Lo stato di sospensione e di atemporalità nel quale lo spettatore viene introdotto, restituisce con grande ironia il senso stesso dell'operazione artistica. Durante l’opening sarà presentata una performance di Lili Refrain e Elisa Turco Liveri. Brani del diario di Emerick Lenders accompagneranno le foto in mostra.

Francesco Viscuso mette in mostra il suo laboratorio/studio, i suoi work in progress ed il suo archivio, fino al 21 Aprile 2013, presso il Cargo di Roma, per “Project Room”, ciclo espositivo a cura dello studio creativo elsewhere factory.

Intervista a Francesco Viscuso

Silvia Marsano: Come e quando hai iniziato a fotografare?

Francesco Viscuso: La fotografia mi è sempre stata accanto. Io e lei abbiamo capito che potevamo – forse dovrei scrivere “dovevamo” - esporci insieme quando per ragioni pratiche di spazio e tempo (mi ero appena trasferito a Roma, era il 1999) ho messo da parte la pittura. Io e la pittura non ci siamo mai esposti insieme, per noi era una questione troppo intima, ingenua, in qualche modo. Nella fotografia ho trovato invece una complice perfetta. La complicità è l'unico vero ingranaggio utile al funzionamento di qualunque rapporto, l'amore, l'amicizia, il lavoro, la famiglia, persino l'odio ha bisogno di complicità, altrimenti non è nulla. La macchina che sa dare anima, questo incantesimo della fotografia è sempre stato per me un richiamo. Così dall'analogico sono passato al digitale e, insoddisfatto dell'uno e dall'altro, ho trovato infine un compromesso che, consente in un certo senso alla pittura di tornare a far parte del gioco. Ma questa comincia ad essere la risposta alla prossima domanda...

SM: Quali tecniche utilizzi?

FV: Le mie sono fotografie digitali stampate su carta (simile a quella da acquerello) e lavorate a mano: scartavetrate, strappate, rincollate e dipinte a mano con bitume, vernice e acqua ragia. È un processo di invecchiamento manuale che il mondo del restauro (la mia famiglia materna si occupava di antiquariato e restauro) conosce bene. Utilizzavo questa tecnica già sui miei disegni, poi l'ho applicata alla fotografia, perché senza l'intervento delle mie mani le mie foto mi sembrano morte, ho bisogno di trasferire loro la mia energia tattile, fisica, carnale. Per i miei progetti utilizzo inoltre molto materiale di recupero, da abiti usati a oggetti rifiutati, da vecchi libri a registrazioni di suoni ambientali. Completano il pacchetto “materiali e tecnica” l'utilizzo del supporto video e della scrittura.

SM: Qual è la tua idea di fotografia?

FV: Dico sempre che per me la fotografia è la luce della mente, terribilmente sconvolta. Cos'è questa luce della mente? L'interferenza elettrico/cerebrale tra coscienza e inconscio. Sono improvvise illuminazioni, sempre abilmente travestite, come in sogno. Perché terribilmente sconvolta? Perché non vi è alcun irrisolto che si dia alla vista se non nella sua dislocuzione, nel suo disordine, nel suo tentativo di riassestamento di un Caos primordiale. Del resto, quando parlo di fotografia intendo qualsiasi scrittura di luce, ogni segno che si dia a vedere. Non mi reputo un fotografo in senso stretto. C'è un termine francese che non trova traduzione in italiano che sarebbe più opportuno relazionare al mio lavoro: Plasticien. Il termine indica un autore che utilizza vari mezzi, tecniche e supporti per la realizzazione dei suoi progetti. Nel mio caso, sebbene la fotografia resti la presenza privilegiata del mio lavoro, essa è sempre affiancata da installazioni, oggetti, scritti, suoni. Ciò che è maggiormente importante per me è creare l'atmosfera necessaria all'evocazione di un universo circoscritto, e in qualche modo vago, dal quale muovere una dinamica di scambio attivo tra me in quanto autore e uomo e i fruitori dei miei percorsi visionari. Un percorso che spero sia e resti sempre principalmente uno stimolo allo scambio umano prima ancora che artistico.

SM: Quale ruolo dai a chi osserva le tue fotografie ?

FV: L'osservatore, che chiamerei piuttosto visitatore, ha un ruolo fondamentale: non solo completa il processo comunicativo (fare immagine vuol dire fare immagine che possa essere vista) ma addirittura lo stimola, lo modifica, lo vivifica. Lo scambio io/mondo che si attua nel percorso di traduzione visionaria della propria scrittura necessita della riscrittura dell'Altro, sia per avanzare e mutare la sua stessa stoffa che per lasciarsi alterare in letture di differente natura, aprire e tracciare nuovi sentieri di senso. Tutto il mio lavoro si struttura in una ricerca la cui estetica si propone come stimolo ad un dialogo circa questioni etiche, morali, politiche e sociali estremamente attuali e la maschera, la velatura temporale che ne avvolge i contenuti, sta lì ad indicare che molto ancora vi è da condividere e discutere sull'antica questione della taumaturgia dell'Esser-Ci.

SM: Preferisci che dalle immagini emerga la tua lettura, il tuo particolare punto di vista o intendi stimolare un'apertura, verso uno spazio visivo altro, all'interno del quale l'osservatore si possa muovere liberamente?

FV: Osservare vuol dire custodire, salvare, guardare intorno, sopra, avanti: accogliere e trasformare. Un movimento esterno/interno che è - e deve essere - per sua intima natura, attivo e libero. L'osservazione passiva è una conseguenza dell'incomunicabilità, ed è quasi irrealizzabile. Quello che il mio lavoro ri-presenta è il mio sguardo sul Mondo. È chiaramente un mio punto di vista, ma è allo stesso modo uno stimolo a quella capacità di accoglienza e trasformazione/traduzione dell'osservatore. Se io sono l'occhio che trae il suo materiale dall'incontro con Altrove, nell'Altro questo incontro/scontro si riflette e si restituisce. Osservare significa anche mantenere un promessa e questa promessa è il gioco di scambio senza fine che si genera dall'intreccio di ogni vissuto e che necessariamente si costruisce insieme, sempre.

Francesco Viscuso nato a Catania nel Novembre del 1980, vive e lavora a Roma. Diplomatosi all’Istituto Statale d’Arte di Catania e laureatosi in Critica d’Arte all’Università di Roma “La Sapienza”, porta avanti da anni la sua ricerca artistica che, iniziata dalla pittura, spazia dal campo del ready made a quello dell’installazione (anche sonora) e del video. Tuttavia, resta la fotografia il suo principale mezzo espressivo. Le tematiche principali del suo lavoro sono il Tempo, la Memoria e il Trauma e nelle sue opere il dramma si mescola alla critica sociale in una ricerca sempre interiore che approfondisce la questione del proprio sguardo nel rapporto con l’esser-ci.

Lili Refrain è una chitarrista, compositrice e performer romana che dal 2007 ha un progetto solista in cui indaga le proprietà contrappuntistiche ed emotive della sovrapposizione strumentale e vocale. I suoi brani scaturiscono dall'orchestrazione in tempo reale di chitarre elettriche e voci che mescolano l'ambient minimalista a psichedelia, folk, blues, epic metal, opera lirica e virtuosismi chitarristici. La sua padronanza tecnica e il suo raffinato gusto compositivo conducono l'ascoltatore nei meandri dello "Shippinghead", un indimenticabile atto unico oltre i confini di qualsivoglia genere musicale. Negli ultimi cinque anni ha suonato incessantemente in Italia e in Europa esibendosi in teatri, centri sociali, club rinomati e numerosi festival.

Ha realizzato due album che vantano eccellenti critiche da parte di riviste del settore e webzine nazionali ed internazionali: "Lili Refrain" autoproduzione del 2007 e "9" uscito nel 2010 con Trips Und Träume/Three Legged Cat, in prima e seconda ristampa dopo l'istantaneo sold out. E’ attualmente in lavorazione il suo terzo album.

Elisa Turco Liveri Attrice e performer, laureata al DAMS di Bologna, si diploma nel 2005 presso ERT - Emilia Romagna Teatro di Modena, presso il corso biennale di alta formazione per attori diretto da Stefano Vercelli e Cesare Lievi. Successivamente studia con vari maestri tra cui Marco Sgrosso, Massimo Munaro, Marcello Magni, Pippo Di Marca, Cesare Ronconi e molti altri, frequenta diversi laboratori portando avanti un percorso sulla ricerca vocale e sul movimento. Ha lavorato con diverse compagnie tra cui: Meta-Teatro (con cui collabora tutt’ora), Socìetas Raffaello Sanzio, Laminarie, Ekate Teatro, Koiné Teatro.

Roberta Pucci
Ufficio stampa//Fondazione VOLUME!
press@fondazionevolume.com
robertapucci@gmail.com
340 8174090

Inaugurazione: 9.04.2013 ore 19:00

Art Core Gallery
via dei Marrucini, 1/1a, Roma
Orari: Lunedì: 12,30 – 17,00 Martedì - Venerdì: 12,30 – 02,00 Sabato e Domenica: 17,00 – 02,00
Ingresso libero

IN ARCHIVIO [9]
Federico Annicchiarico
dal 22/7/2013 al 9/8/2013

Attiva la tua LINEA DIRETTA con questa sede