Bereshit. I lavori di Carrera, nella contemplazione di una parola, di una frase, di un versetto della Genesi, elaborano in senso artistico le emozioni, le suggestioni, le immagini che vengono cosi' evocate.
A cura di Enrico Ravegnani e Alessandro Baito
I lavori di *Valentina Carrera*, nella contemplazione di una parola, di una
frase, di un versetto della Genesi, elaborano in senso artistico le
emozioni, le suggestioni, le immagini che vengono così evocate, mettendo in
luce i colori della potenza della parola. A volte applica carta pergamena a
volte elementi materici vari (pigmenti naturali, metalli in polvere, foglie
d’oro o d’argento), altre volte ancora affianca alla parola un simbolo, un
segno che aiuti l’interpretazione dell’insieme.
Uno dei passi che più ha rappresentato nella sua produzione è quello che
racconta il momento della creazione dell’Universo, soprattutto nella sua
identità con la fine dei tempi in cui verrà ristabilito il patto tra gli
esseri viventi e la divinità. In questi lavori si utilizza una simbologia
di colori ben determinata: la forza divina-oro che squarcia l’oscurità-nero
del Nulla per donare ritrovare la comunione universale-rosso.
I colori sono però sempre contaminati dal loro simile o dal loro opposto,
per sottolineare, aldilà di ogni interpretazione manichea, la presenza del
divino anche nell’oscurità e dell’umano nella Luce assoluta.
Valentina Carrera tratta anche diversi temi della cultura e della storia
ebraica.
Dall'interpretazione pittorica della sensualità del Cantico dei Cantici
alla poesia contemporanea che tratta temi politici o di vita quotidiana,
passando dai difficilissimi temi di una delle pagine più scure della storia
dell'umanità: la Shoà, per poi arrivare in Israele con i suoi canti di
orgoglio e speranza suggeriti in tele come ad esempio la serie Topografia.
Ed ogni tema è affrontato sempre con uno sguardo che cerca il senso ultimo.
Uno sguardo proiettato verso una dimensione religiosa (universalmente
religiosa) che meglio sarebbe definire spirituale, alla ricerca della
bellezza che supera tutto: forte come la morte è l'amore e in questo caso
l'amore passa attraverso la materia quella pittorica.
“La calda espressività lirica di Valentina Carrera si rivolge alla
letteratura ebraica sacra e profana, citata nelle titolazioni e
concretamente inserita nei suoi lavori. Non è quindi mai casuale che in
queste composizioni eseguite con tecniche miste, sovrapponendo materiali
diversi e misture di pigmento molto spesse su supporti di tela o cartacei,
appaiano sovente frammenti di testi in lingua ebraica, che si propongono
all’osservatore come il punto di messa a fuoco dell’ispirazione. Si tratta
qui di un’operatività allusiva, che testimonia un rapporto affettivo con le
radici stesse della nostra cultura occidentale, e che si rapportano alla
contemporaneità evocando spiritualità e colori della Terra Santa di oggi.
Il linguaggio cromatico di questa pittrice è oltremodo variegato, anche se
si può sottolineare la prevalenza in molti lavori di un rosso sanguigno e
vitale. Gli impasti sono densamente corrugati dagli strati materici di
varia natura, frammenti di carta, stoffa, o tessuto a trama reticolata, e
ben calibrati negli effetti visivi, dove le fasce di colore si dispongono
secondo equilibri prestabiliti.
La composizione di questi pezzi assume
quindi un andamento dinamico, sconfinando spesso oltre i limiti del
supporto, ed evocando una spazialità allargata e suscettibile di espandersi
all’infinito. Gli interventi della materia non strettamente pittorica fanno
pensare all’applicazione delle tessere di un mosaico, dove ogni singolo
frammento trova la sua ragione di essere nel posizionarsi come parte
significativa della visione e della trama, ed esplicandosi in apparizione
di un paesaggio spirituale. Ogni opera di Carrera agisce come un racconto
concluso e irripetibile; di qui la generosa varietà di questi lavori, nei
quali tuttavia è perfettamente riconoscibile l’elegante cifra stilistica
dell’autrice, che lascia spazio all’intuizione poetica, senza per altro
abbandonarsi alla retorica estetizzante della gestualità fine a se stessa.
Appaiono così perfettamente equilibrate le due masse di colore che in
Arcaico e in Terra promessa si spartiscono lo spazio del supporto,
sviluppandosi in senso orizzontale; nel primo caso il rosso sanguigno della
parte superiore è sostenuto dalla concretezza materica di un reticolato, le
cui sfrangiature sbavano disponendosi irregolarmente su una superficie
argentata e corrugata, che trae colore dalla luce che vi si riflette. Nel
secondo, una spessa colata bianca, fortemente rilevata come il plastico di
una catena montagnosa innevata, invade uno spazio scuro prossimo a
scomparire; ambedue i titoli esplicitano la sensazione di eventi cosmici, o
di interventi divini, comunque ineluttabili, comunque al di sopra
dell’intenzione umana.
In Genesi si assiste invece alla ricomposizione del
caos attraverso la separazione degli elementi, chiaramente evocata da nette
fasce verticali di colore, e dal brulicare dell’impasto materico. L’uomo è
invece ben presente in Genesi 4-16, che cita l’esilio di Caino, e in Poesia
israeliana: in questi due lavori sono ben visibili i frammenti cartacei che
si riferiscono ai titoli, ma soprattutto è comune ad ambedue il senso
profondo di una lacerazione; nel primo caso si tratta di un evento
archetipico, sconvolgente e fatale per il destino dell’umanità, e tuttavia
le macchie variegate e la larga striscia chiara, che irrompono sulla
superficie scura del fondo, suggeriscono anche l’inizio di una ricerca
salvifica nella bellezza del colore; nel secondo è ravvisabile una frattura
storica, molto più attuale naturalmente, ma forse meno ineluttabile, se ci
si affiderà alla saggezza rivoluzionaria della poesia.”
Paolo Levi da “Le allusioni del colore” ed. G.Mondadori
La mostra si svolge in concomitanza con la
Festa del Libro Ebraico in Italia IV edizione
Kermesse culturale che trasforma Ferrara in capitale della cultura ebraica.
Per quattro giorni, il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoà
coinvolgerà il pubblico in presentazioni di libri, dibattiti, concerti e
spettacoli.
Inaugurazione mercoledì 24 aprile, ore 18.30
Palazzo della Racchetta
via Vaspergolo, 6 - Ferrara
Tutti i giorni dalle 15 alle 19
Ingresso libero