Ca' Foscari Universita' degli Studi
Venezia
Dorsoduro, 3246
041 2348118
WEB
Due mostre
dal 28/5/2013 al 14/9/2013
10-18, chiuso martedi'. Dal 16 settembre: lun - ven 10-18, sab 10-13.45
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Segnalato da

Veronika Kandaurova



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28/5/2013

Due mostre

Ca' Foscari Universita' degli Studi, Venezia

Con oltre 100 opere di artisti russi provenienti dalla collezione del Moscow Museum of Modern Art e da collezioni pubbliche e private, la mostra 'Lost in Translation' esplora l'intraducibilita' in quei lavori che sono dipendenti da una determinata cultura e da un determinato contesto. Il 'Garbage Patch State' di Maria Cristina Finucci e' un'installazione composta da una marea di tappi di plastica colorata imbrigliati da reti... l'immenso Stato delle Immondizie.


comunicato stampa

Lost in Translation
dal 29 maggio al 15 settembre

a cura di Antonio Geusa

In Russia, un poeta è più di un poeta
Yevgeny Yevtushenko

Il Museo d’Arte Moderna di Mosca presenta nell’ambito degli Eventi collaterali della 55. Esposizione Internazionale d'Arte – la Biennale di Venezia “Persi nella traduzione”, una mostra di arte contemporanea russa che prende in esame il problema dell’intraducibilità in quei lavori che sono dipendenti da una determinata cultura e da un determinato contesto nell’età della globalizzazione. L’esposizione propone all’attenzione del pubblico oltre cento lavori realizzati negli ultimi quaranta anni provenienti dalla collezione del MMOMA e da altre collezioni pubbliche e private.
Sin dalla sua formulazione circa mezzo secolo fa, il concetto di “villaggio globale” si è evoluto passando da potenzialità teorica a realtà pratica. Il mondo è divenuto una rete immensa che ha fortemente ridotto il potere isolante dei confini geografici, politici ed economici. Tuttavia, sebbene il villaggio sia globale, non è di certo uniforme. Comunicare è diventato senza ombra di dubbio più facile, ma la sua efficacia dipende sempre e comunque dal livello di comprensione tra i partecipanti. Fattore chiave per raggiungerne uno alto è la presenza di una traduzione accurata da una lingua a un’altra. L’arte non è immune al bisogno di essere tradotta. Ogni volta che si espone un’opera d’arte si attua un processo di adattamento con il contesto e il luogo dove l’opera viene presentata. Le diverse trasformazioni storiche e politiche, le differenze culturali, le barriere linguistiche, o anche lo sviluppo dell’analisi teorica sono alcune delle cause che possono ostacolare la chiarezza e necessitare ulteriori spiegazioni. La storia della Russia contemporanea ci dimostra che, nonostante la caduta della Cortina di ferro nel dicembre del 1991 e la conseguente uscita dall’isolamento e immediata entrata nel villaggio globale, quello della traduzione rimane uno dei punti cardini per l’adeguata comprensione di determinate opere d’arte e dei vari livelli a cui esse rimandano. In molti casi questo processo richiede, oltre alla traduzione del significato verbale del messaggio, l’aggiunta di un preciso resoconto che chiarifichi il contesto storico, culturale, politico, sociale ed economico che ha portato alla produzione di una determinata opera. Le perfomance famose a livello mondiale dell’uomocane di Oleg Kulik della metà degli anni Novanta si comprendono meglio se le si mette in relazione con il programma di riforme radicali di Boris Yeltsin conosciuto come “terapia shock” con il quale si è portata avanti la conversione dell’intero paese dal comunismo al capitalismo. O ancora, la semplice menzione di uno sceneggiato televisivo popolarissimo in Russia come “Diciassette momenti di primavera” del 1973, fonte di ispirazione per più di un artista di arte contemporanea, dice nulla o poco allo spettatore straniero. Persi nella traduzione raccoglie vari tipologie di opere – pittura, disegno, fotografia, scultura, video, installazione, performance – di autori già ampiamente affermati sulla scena artistica internazionale e su quella russa così come di nuovi artisti emergenti. Scrupolosamente selezionati dal curatore sulla base della loro intraducibilità, queste opere sono particolarmente difficili da decifrare senza una conoscenza basilare del “contesto russo” nel quale sono nate. Ogni opera è presentata insieme alla sua traduzione “espansa” – un compatto resoconto verbale, una sorta di dizionario, che facilita la leggibilità e aiuta gli spettatori a comprendere il significato dell’opera e a metterla in relazione al discorso internazionale sull’arte contemporanea. La mostra è accompagnata da un catalogo con illustrazioni e testi per ogni opera esposta ed è implementata da una serie di proiezioni di film, lezioni, performance e da una conferenza interdisciplinare. La mostra ha luogo presso l’Università Ca’ Foscari, uno dei più prestigiosi centri studi di slavistica in Italia, sede dello CSAR, Centro Studi sulle Arti della Russia, il cui principale obiettivo è lo studio del patrimonio storico e culturale della Russia e la promozione di scambi con le principali istituzioni culturali russe.

ANTONIO GEUSA
CURATORE
Dr. Antonio Geusa è un curatore indipendente, critico d’arte e conferenziere. È un rinomato esperto nel settore dell’arte e nuove tecnologie e uno dei maggiori ricercatori di video arte russa. Ha conseguito un dottorato (PhD) in Media Arts (London University, UK), una laurea in Lingue e Letterature straniere (Università di Bari). Geusa è autore di numerose pubblicazioni, tra cui “Storia della video arte russa. Volume 1-2-3” pubblicato in occasione delle tre mostre dallo stesso titolo organizzate dal MMOMA nel 2007-2010. Vive e lavora a Mosca.

MUSEO DI ARTE MODERNA DI MOSCA
Il Museo di Arte Moderna di Mosca è è un'istituzione giovane e dinamica che ricopre uno dei ruoli più importanti nella scena dell’arte contemporanea russa. È il primo museo statale in Russia specializzato nell’arte del XX e XXI secolo. La sua collezione vanta oltre 10.000 opere d’arte – una notevole raccolta di avanguardia russa, arte underground del periodo sovietico, arte russa contemporanea e opere di famosi artisti stranieri. Il Museo ha un’attiva politica espositiva finalizzata alla presentazione del processo artistico del XX e XXI secolo nelle sue più disparate forme e tendenze.

ARTISTI PARTE CIPANTI
Yuri Albert | Nikita Alekseev | Sergey Anufriev | Bluesoup |
Sergey Bratkov | Alexander Brodsky | Erik Bulatov | Vladimir
Dubossarsky and Alexander Vinogradov | Elena Elagina |
Semen Faybisovich | Andrey Filippov | Rimma and Valery
Gerlovin | Lyudmila Gorlova | Iced Architects | Dmitry
Gutov | Anna Jermolaewa | Alisa Joffe | Ilya Kabakov |
Vitaly Komar and Alexander Melamid | Irina Korina | Valery
Koshlyakov | Alexander Kosolapov | Oleg Kulik | Sergey
Leontiev | Anton Litvin | Vladimir Logutov | Igor Makarevich |
Vladislav Mamyshev-Monroe | Andrei Monastyrsky | Semen
Motolyanets | Vladimir Nemukhin | Timur Novikov | Boris
Orlov | Peppers | Pavel Peppershtein | Viktor Pivovarov |
Alexander Ponomarev | Gia Rigvava | Mikhail Roginsky |
Yuri Shabelnikov | Sergey Shutov | Leonid Sokov | Alena
Tereshko | Avdey Ter-Oganyan | Vadim Zakharov | Konstantin
Zvezdochetov | e altri

WWW.MMOMA.RU

Organizzato da
Museo d’Arte Moderna di Mosca
Con il patrocinio DI
Dipartimento della Cultura
della Città di Mosca

Press contact
Veronika Kandaurova Tel.: +7 926 5251678 E-mail: veronika@mmoma.ru

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Il GARBAGE PATCH STATE VENICE
Una installazione di Maria Cristina Finucci
29 maggio – 24 novembre 2013

Ha la profonda potenza del Mito l’idea di portare a Venezia un nuovo Stato, uno dei più estesi del pianeta, il Garbage Patch State, ovvero l’immenso Stato delle Immondizie.
Nessuna carta geografica ancora lo indica, le rilevazioni satellitari non riescono a delimitarne i precisi confini, ha una superficie che, a seconda delle rilevazioni, si estende per sedici milioni di km². È uno stato che non si fa notare, eppure è pericolosissimo per l’ambiente e in prospettiva - una prospettiva a breve, quanto brevi sono le catene alimentari che uniscono i pesci all’uomo – anche per ciascuno di noi.

Si tratta dello Stato del GARBAGE PATCH ideato da Maria Cristina Finucci per sintetizzare in una immagine semplice l’invece complesso fenomeno delle isole di plastica che galleggiano negli oceani.
L’idea si colloca nel quadro di Wasteland, la complessa opera a cui l’artista italiana sta lavorando da molti mesi, un progetto artistico che si compone di numerosi interventi: realizzazioni di video, immagini e molto altro ancora.
Il suo inizio è stato a Parigi, l’11 Aprile scorso: durante un’installazione-performance che ha avuto luogo nella sede centrale dell’UNESCO, dove è stato sancito il riconoscimento istituzionale, anche se simbolico, del nuovo Stato Federale, nell’ Anno Internazionale della Cooperazione del Settore Idrico”. L’UNESCO è convinto che appartenga anche agli artisti la responsabilità di sensibilizzare il pubblico e le autorità su questioni cruciali che riguardano l’ambiente e lo sviluppo sostenibile. L’arte ha la capacità unica di toccare le coscienze in modo diretto ed intuitivo e di contribuire a stimolare l’impegno e l’azione per modificare i comportamenti. E’ per questo che l’Ufficio Regionale dell’UNESCO per la Scienza e la Cultura in Europa, Venezia (Italia), sostiene il progetto The Garbage State Patch con attività collaterali di approfondimento che ne incrementino la visibilità.
Il Garbage Patch State ha una sua Costituzione oltre a una bandiera nazionale: fondo azzurro trasparente come il mare, popolato da vortici rossi, come quelli che sul Pacifico - ma anche nel Mare dei Sargassi nell’Atlantico - hanno convogliato e riunito i rifiuti portati dai fiumi o scaricati dalle navi.

Come molti Stati il Garbage Patch State sarà a Venezia, in concomitanza con la Biennale d’arte, da giugno a novembre. Ad ospitarlo sarà, non a caso, l’università Ca’ Foscari nella sua storica sede sul Canal Grande. L’ateneo veneziano, che sta sviluppando già da alcuni anni prestigiose iniziative di carattere espositivo, è altresì il certificato punto di riferimento italiano per le politiche universitarie del rispetto ambientale, come attesta l’annuale classifica di GreenMetric, elaborata da Universitas Indonesia, sulle università sostenibili.

Maria Cristina Finucci, per la rappresentazione a Venezia del nuovo Stato, ha ideato una specifica installazione composta da un padiglione formato da due cubi e da una marea di tappi di plastica colorata imbrigliati da reti rosse che uscendo dal piccolo edificio, trapassano verso il Gran Canal; metafora e immagine dello straripare della plastica e dei rifiuti in tutti i mari e gli oceani del pianeta. Allusione alla crescita irrefrenabile del Garbage Patch con la sua energia costituita dalla plastica che prende vita e si trasforma in una sorta di bestia dall’aspetto accattivante, ma malefica. All’interno del cubo più grande, la video-opera “ Dentro”, proiettata a 360°, darà allo spettatore la sensazione di essere immerso nella “zuppa di plastica”.

Patrocinata dal Ministero dell’Ambiente Wasteland è un’opera pensata per sensibilizzare il mondo intorno a un problema che cresce minuto dopo minuto ed è immenso. Finucci non intende demonizzare la plastica, materiale ormai insostituibile, vuole però far riflettere sull’uso scellerato che se ne fa in contrapposizione al suo valore generalmente non riconosciuto.
L’opera di Maria Cristina Finucci attinge alla forza del Mito che essa stessa ha voluto creare, trasformando quegli immensi ectoplasmi ribollenti di scarti dell’umana insipienza - oggi colossali non luoghi - in mondi vivi. A popolarli, per scelta dell’artista, sono i personaggi raccontati dagli studenti di Ca’ Foscari. La mitologia del GPS è pubblicata sul sito garbagepatchstate.org
Nella realtà, in queste lande tossiche, pesci, mammiferi marini e gabbiani sono tutti intossicati e deformati dalla plastica. Invece le nuove popolazioni create dall’artista e dagli studenti sono formate da speciali creature intelligenti, cittadini consapevoli del loro nuovo Stato cui danno regole, dove ogni abitante conta per il suo peso. Popolazioni che parlano una babele infinita di lingue, quante le nazioni da cui provengono, che sono di tutti e di nessun sesso, maestri del vivere alla giornata, ma con la consapevolezza di essere quasi eterni, come le immondizie di plastica.

Anche l’opera, nella volontà dell’artista, è di tutti: chiunque infatti, sulla pagina Facebook Garbage Patch State, potrà rendersi protagonista di questa Azione collettiva, sentirsi cittadino responsabile di uno Stato che oggettivamente ci appartiene essendo formato anche dai sacchetti di plastica, dai giocattoli rotti, dai palloni dimenticati da ciascuno di noi.
Il padiglione rappresenta solo uno dei momenti dell’opera dell’artista la cui mission è alleare l’arte all’ambiente, per sensibilizzare tutti noi attraverso la forza del linguaggio artistico su un tema così importante, dato che l’arte può toccare corde che la pura informazione scientifica stenta a far risuonare.

Nel mese di ottobre Maria Cristina Finucci proseguirà Wasteland con una installazione nella piazza del MAXXI di Roma, un progetto promosso da MAXXI Educational in collaborazione con il Master in Exhibit & Public Design dell’Università di Roma La Sapienza. E’ in programma anche una collaborazione con l’Università Roma Tre che ha già contribuito fornendo i tappi di plastica usati per le installazioni. Ed altro ancora, come una missione in mezzo all'Atlantico.

Il progetto di Maria Cristina Finucci non si esaurisce dunque soltanto nella produzione di sculture, video o installazioni, ma consiste in un percorso di relazioni e comportamenti e in ciò che questi ultimi producono in termini di coinvolgimento intellettuale, oltre che emotivo, degli individui.

Un progetto artistico virale, insomma, che si svolge nel tempo e include anche un risvolto immateriale di fare arte. Una modalità che raccoglie le istanze della società relazionandosi a essa, per contribuire alla conoscenza del fenomeno in questione. L’indispensabile precondizione per ogni effettivo cambiamento.

Biografia - Maria Cristina Finucci
Maria Cristina Finucci (Lucca 1956) inizia la sua attività come architetto nel 1981. Durante la sua carriera vive e lavora a New York, Parigi, Bruxelles, Mosca e Roma. Attualmente vive a Madrid.
Le sue opere realizzate nei vari Paesi sono pubblicate su riviste e libri ed essa stessa ha collaborato con corrispondenze dall’estero alla rivista Controspazio. Nel 2009 comincia un’intensa attività artistica, con la realizzazione di sculture che consentono un’esplorazione multi-dimensionale. Nel maggio 2010 il museo L.u.C.C.A. Lucca Center for Contemporary Art ospita una sua personale dal titolo Paradigmi in cui, tra le altre opere, figura anche una proiezione video e un’istallazione site specific. Nella sua attività di ricerca, articolata in molteplici direzioni, Maria Cristina Finucci rivolge la sua indagine anche al mondo della performance e dell’espressione artistica corporea realizzando nel 2011 una re-performance e un progetto fotografico dal titolo Living Restraint  ispirati ad un’opera performativa di Matthew Barney,  presentati nel marzo 2011 in un Exhibition Day organizzato dall’Artista nel suo laboratorio di Roma ed in seguito esposti all’Istanbul Art Fair 2011.
Contemporaneamente collabora con la Galleria Progress di Belgrado per cui progetta un video da proiettarsi su una parete lunga 20 metri, non ancora esposto al pubblico, con cui dà inizio al lavoro sulla percezione della realtà a due dimensioni e sulla possibilità di lavorare sulle partiture musicali come sulle immagini, operando una scomposizione e  ricomposizione del tempo fino a produrre un effetto ipnotico e di liberazione dai vincoli percettivi. Questo è uno dei temi centrali della sua ricerca e del suo progetto Trueman, una post-produzione audio-video presentata all’interno di una mostra, nel dicembre 2011, nello spazio espositivo degli uffici Baker&McKenzie di Monaco di Baviera. L’artista attualmente ha in corso di produzione la video manipolazione del film Tron Legacy. E’ inoltre impegnata nel progetto artistico-ambientale Wasteland .

Per informazioni: www.thegarbagepatchstate.org

Immagine: Vladislav Mamyshev-Monroe, '17 Moments of Spring' from the series New Pirate Television, 2004, Moscow. Still frame from single-channel video. Courtesy of XL Gallery, Moscow

Rapporti con la stampa:
Federica Ferrarin: Tel. 041.2348118 – 366.6297904 - 335.5472229
Paola Vescovi: Tel. 041.2348005 – 366.6279602 - 339.1744126
Martina Zambon: tel. 041.2348221 – 366.6836133
E-mail: comunica@unive.it
In collaborazione con STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo Tel.049 663499; info@studioesseci.net

Anteprima per la stampa: 29 Maggio, 11.00. Inaugurazione alle ore 17:00

Ca' Foscari Esposizioni
3246 Dorsoduro, Venezia
Orario d’apertura: tutti i giorni tranne Martedì 10.00 – 18.00
Orari da lunedì 16 settembre: apertura da lunedì a venerdì (con orario 08.00/10.00); sabato (con orario 08.00/13.45)

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Byoung Choon Park
dal 7/5/2015 al 29/8/2015

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