Closets. La raccolta e l'esposizione delle proprie cose e' un racconto di se' che, diverso da soggetto a soggetto, rende conto della molteplicita' degli umani e la esalta.
L’idea di Pietro Baroni è davvero felice: raccontare tante persone attraverso i loro armadi, per lo più di vestiti (ma non solo). Si badi: il focus non è sullo stile abbigliamentario. No, qui il protagonista è proprio il guardaroba: a volte la stanza, più spesso il mobile, raramente un mucchietto di capi e di altri oggetti domestici e ‘privati’. La scelta di questo singolare punto di vista s’è dimostrata inconsueta, divertente, significativa: la raccolta e l’esposizione delle proprie cose è un racconto di sé che, diverso da soggetto a soggetto, rende conto della molteplicità degli umani e la esalta. Colpisce non solo la pluralità di capacità di spesa, valori, gusti, passioni delle persone ritratte: l’ennesima conferma che “il mondo è bello perché è vario”. Si nota anche la numerosità delle messe in scena: sì, perché queste foto non si limitano a narrare la poliedricità del sociale ma ci costringono a riflettere sulla narrazione che ognuno di noi propone usando vari elementi (il proprio corpo e poi gli ambienti, gli arredi, le luci, a volte il partner, i vestiti, gli oggetti tecnologici, le bambole e così via). Baroni ci ricorda che non esiste un “io in sé”, vero, oggettivo.
No, ciascuno di noi è rappresentazione, messa in scena: ogni foto è un pezzo di teatro, nel quale il personaggio calza una maschera e recita la parte che ha definito per se stesso. Dobbiamo rifuggire dall’illusione che questo reportage descriva un insieme di classi sociali, stili di vita, modelli di consumo, magari tipi psicologici. Certo, controluce si coglie qualcosina di tutto ciò, ma il punto-chiave è un altro: qui troviamo un racconto di racconti, una galleria di maschere e di pièces teatrali. Lo sguardo di Baroni è benevolo e ci permette di misurarci col teatrino delle vite altrui, col vantaggio di poter guardare con tollerante auto-ironia alle nostre personali messe in scena, alle maschere che calziamo.
di Enrico Finzi, ricercatore sociale
Pietro Baroni (1977) è nato e lavora a Milano.
Fotografo e artista, il suo lavoro si concentra prevalentemente su temi contemporanei sociali e filosofici.
Ama lavorare con le persone e affrontare il concetto di identità, sempre sfaccettato e ricco di sfumature, che le pervade; di come i volti, i corpi e gli individui si inseriscono nei contesti sociali attraverso realtà, maschere e finzioni.
“Milan Closets” ha vinto un Award nella categoria Lifestyle agli International Photography Awards 2012.
Inaugurazione 14 maggio 2013
Spazio Espositivo PwC
via Monte Rosa, 91 Milano
Ingresso libero