Palagio di Parte Guelfa
Firenze
piazza di Parte Guelfa

Francesco Montemurro
dal 25/9/2003 al 5/10/2003

Segnalato da

Ufficio Stampa Rosi Fontana




 
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25/9/2003

Francesco Montemurro

Palagio di Parte Guelfa, Firenze

Passioni. La sua pittura manifesta la volonta' di appropriarsi del dominio di tutti i colori e di ogni loro gradazione, ricerca ogni possibile accostamento tonale violando qualunque regola, o forse piu' facilmente ignorandola. Provoca nel quadro gli incontri cromatici piu' irragionevoli.


comunicato stampa

Passioni
a cura di Antonella Serafini

Con il Patrocinio del Comune di Firenze, Assessorato alla Valorizzazione delle Tradizioni Fiorentine

Si inaugura venerdì 26 novembre a Palagio di Parte Guelfa, la prima mostra fiorentina di Francesco Montemurro, artista figurativo di matrice espressionista. In mostra, quaranta opere, molte inedite. Francesco Montemurro, calabrese d'origine, vive e lavora in Toscana da molti anni.

L'artista, cinque anni or sono, affermato avvocato quarantenne, lascia le aule dei tribunali per dedicarsi alla pittura e, in un'epoca attraversata da un eclettismo artistico inimmaginabile solo venti anni prima, da una infinita gamma di media da sperimentare in ogni direzione, si rivolge senza incertezze alla tela e al pennello e soprattutto, con forte ossessione al colore.

Infatti, Montemurro, con la sua pittura manifesta la volontà di appropriarsi del dominio di tutti i colori e di ogni loro gradazione, ricerca ogni possibile accostamento tonale violando qualunque regola, o forse più facilmente ignorandola. Provoca nel quadro gli incontri cromatici più irragionevoli.

Egli è un espressionista, né potrebbe essere altrimenti avendo scelto la pittura come medium per la ricerca e l'espressione di sé. Il colore assunto come elemento strutturale della visione, la sua funzione plastico-costruttiva dei quadri collocano Montemurro fra gli eredi e i prosecutori di quella corrente artistica che ad un secolo dal suo fragoroso ingresso nella storia dell'arte ha tutt'altro che esaurito le sue sollecitazioni creative. L'esperienza - sia pure artisticamente ancor giovane - di Montemurro è una delle dimostrazioni di come fra le correnti che mutarono profondamente la concezione stessa dell'arte agli inizi del XX secolo, l'onda dell'Espressionismo si mostri a tutt'oggi inarrestabile.

La nostra epoca, soprattutto nell'ultimo quarto di secolo, ci ha abituati ad espressioni artistiche profondamente cerebrali, tuttavia non ha eluso la lezione tragica di Van Gogh né quella determinata di Gauguin; gli artisti come Montemurro in una qualche misura ci costringono nuovamente a questo confronto, a questo non potere ignorare che siamo circondati da esseri umani e che ognuno di loro vaga con questa infinita virtuale tavolozza più o meno racchiusa nel suo strumentario quotidiano.

Quasi a rinsaldare il dialogo con questi ed altri autori, a collocarsi come uno dei prosecutori delle loro indagini Montemurro, talvolta cita sembianze o toni di colori tipici di taluni artisti, e così i cipressi di Van Gogh, la figura che fu prima di Arnold Boeklin e poi di Giorgio De Chirico, i rossi di Toulouse Lautrec, i viola di Emil Nolde e i bianchi di Edward Munch, alcuni volti fulminati di Lorenzo Viani. Il ritorno a certe immagini e la loro trasfigurazione sotto la luce di altri colori ce le rende presenti sotto nuove intuizioni.

Il colore del paesaggio è l'elemento della sua ispirazione, il paesaggio nel colore è il suo linguaggio, la sua dialettica migliore. Ci troviamo di fronte a quadri dove chiome cupe si scontrano con cieli costernati dalla loro violenza cromatica, con strade inondate dal colore degli alberi che le costeggiano, mari sgomentati dai barbagli che le nubi sono costrette a sostenere quando il sole tramonta calmo e lento, vasi dove i fiori racchiudono scalpitando i colori della natura, ma anche segni acidi e aspri, neri, contraffatti da un'improvvisa irritazione.

Montemurro con la sua pittura affronta il potere e l'impotenza umana, la fibrillazione della luce e l'annullamento del buio. Libero come uno zingaro antico, vitale e disperato dilaga sulla tela con il suo colore. Il colore che non si nega mai alle perenni domande, che non ti lascia solo, che soffre, che vibra, esplode con te; il colore come atto continuo di potenza e di dominio, capace di sedare il rammarico e sconfiggere un rimorso. Un colore sano che ignora la viltà, per questo in grado di dichiarare a viso aperto anche la sconfitta e la disperazione.

Fra le opere esposte, Notturno alle Cinque Terre: pennellate veementi posano sulla tela strati e strati di blu materico, calamitante e profondo. Protagonista assoluto: un mare 'ad occhi aperti'; una veste bianca simula un candore solo apparente, un volto verdastro, luciferino, sottolineato dal nero di uno sguardo obliquo e dal rosso infernale che fa da sfondo, assedia e costringe in angolo L'eterno traditore serrato nella sua colpa; L'amico filologo; Prova di flamenco: raffinata interpretazione della bellezza muliebre e della femmilità.
Montemurro, fa rivivere nelle sue opere, quelle culture e quelle atmosfere che, oltre ad essere fonte di ispirazione estetica, artistica, rappresentano l'unicità e la peculiarità dei luoghi in cui egli ha vissuto e dai quali ha 'rubato' suggestioni, volti e visioni che ora ci restituisce sulla tela, amalgamati in un inverosimile imbroglio di stupefacenti colori. Già dai titoli, possiamo percorrere, in tal senso, la mostra: Contrada calabrese, Strada senza ombre, Vele al tramonto, Verso la Brugiana, Cavallo arabo, L' inquieta pineta, Donna sul balcone....

La mostra si è potuta realizzare grazie al sostegno e al fattivo contributo della Mercedes Benz, Eurodiesel Spa Concessionaria di Daimler Chrysler Italia Spa di Settimello Calenzano (FI).

Orario della mostra: 9,30 / 12,30; 15,30 / 19,30; domenica e festivi inclusi; ingresso libero.

Conferenza Stampa: giovedì 25 settembre 2003, ore 12,30 Palazzo Vecchio, Sala degli Incontri;

Inaugurazione: venerdì 26 settembre 2003, ore 18.30

Luogo: Palagio di Parte Guelfa, Firenze, Piazzetta di Parte Guelfa 1

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