Beyond Canvas. Un rendez-vous particolare, quello tra le opere d'arte e i tappeti della galleria di Matteo Pala, creato per favorire gli incontri culturali e suscitare l'apprezzamento dell'arte contemporanea al di fuori dei luoghi canonici della sua fruizione, incoraggiando anche chi non le e' familiare ad avvicinarsene. Cosi' il titolo dell'esposizione, Beyond Canvas, oltre le tele, vuole essere un invito a guardare oltre, a cogliere le emozioni racchiuse nei dipinti e raccontate con la materia pittorica, ma anche a condividere lo spirito di queste iniziative.
Beyond canvas
a cura di Stefania Portinari
| patrocinio Assessorato alle Attività Culturali |Comune di Vicenza |
In mostra da Matteo Pala in corso Palladio 58, dal 26 settembre al 18 ottobre 2003, le opere pittoriche dell'artista vicentina Grazia Ward, a cura di Stefania Portinari.
Un rendez-vous particolare, quello tra le opere d'arte e i tappeti della galleria di Matteo Pala, creato per favorire gli incontri culturali e suscitare l'apprezzamento dell'arte contemporanea al di fuori dei luoghi canonici della sua fruizione, incoraggiando anche chi non le è familiare ad avvicinarsene. Così il titolo dell'esposizione, Beyond Canvas, oltre le tele, vuole essere un invito a guardare oltre, a cogliere le emozioni racchiuse nei dipinti e raccontate con la materia pittorica, ma anche a condividere lo spirito di queste iniziative.
Grazia Ward è un'artista vicentina che da vent'anni si dedica alla pittura e alla decorazione d'interni. Figlia d'arte di un padre scultore di marmo, vive per quasi metà dell'anno negli USA, dove l'ha portata il legame con il marito americano e dove può confrontarsi con la contemporaneità più aggiornata. Il risultato della sua ricerca artistica è una pittura informale, ricca di materia e di colore, talvolta tendente al monocromo ma sempre fitta di riferimenti al dato naturalistico, come lo sono i suoi maestri preferiti, gli artisti Burri e Kiefer.
Una delle componenti più autentiche del suo linguaggio pittorico è un lirismo sottile e multiforme, costruito su una trama di gamme cangianti, segno di una ricerca passionale e sensibile compiuta attraverso la preziosità materica. Un informale articolato su accordi tonali, fondato sul contrasto tra bianchi e neri o campiture su lampeggianti rossi cupi, carica i quadri di emotività e porta la sua meditata riflessione sui maestri del secondo Novecento e la chiara e morbida allusione naturalistica verso superfici tracciate da azioni gestuali e da un automatismo psichico che sciolgono gli intrichi indistinti in una composizione di luce e colore.
L'esclusione della raffigurazione è per lei il percorso necessario per rappresentare densità e profondità , coniugandole in un accordo quasi spirituale, in quanto presenze mentali e visive di uno spazio stratificato, costruito come un accostamento di accordi musicali. La sua rarefazione astratta ha talora un carattere contemplativo, diafano, come abitato da un velo di trasparenze, ma si compie su una preparazione della tela impregnata di gesso e stucco, al punto da rendere la superficie percepibile come una tassellatura di mosaici irregolari e remoti, come una mappatura archeologica in cui la memoria trovi connessioni impreviste con moti geologici, superfici vibratili, scoperte ignote, come accesi riverberi di luminosità . I cretti della materia dipinta diventano così superfici di scrittura emotiva, inseguendo la lezione della corrente informale europea, e si rapprendono echi sensibili di Burri, ma senza l'ossessiva, controllata e variopinta lacerazione della ferita nelle sue griglie materiche, o si fa esperire la conoscenza delle hautes pâtes di Fautrier, ma senza il dolore e la repulsione di agglomerati carnosi: il lavoro di Grazia Ward è più vicino alle table paysagées e alle texturologie di Dubuffet nella ricerca dell'afflato col paesaggio, del senso panico mesto e maestoso di Kiefer.
La personalissima declinazione della Ward guarda anche a quello che Argan chiamava l' 'impressionismo astratto' della New York School raccontato da Rothko, alla sua luce, alla pittura all over, priva dei grovigli dell'espressionismo astratto. Il diaframma della sua arte sa essere non solo un dilagare nel colore, un esercizio di stesure cromatiche: un rigore geometrico appena intraveduto e poi dimenticato sussiste nelle composizioni pur frastagliate in rosso amaranto, attraverso le pennellate dense emerge talora un fondo nero serpeggiato di bianco e l'agglomerarsi dell'arancio squillante o del blu lacustre sono resi opachi da una traccia che emerge appena dall'impasto. I contrasti si appianano nel dosaggio dell'armonia costruttiva, là dove il movimento sincopato del gesto si riposa per trovare motivi di emergenze, inseguendo una struttura animata della superficie solcata dal nero o dal monocromo opalescente e modulato delle opere più recenti. (stefania portinari)
inaugurazione venerdì 26 settembre duemila3
dalle ore 18.30_cocktail
orari 9:30-13:00 / 16:00-20.00
ingresso ingresso libero
info tel. 0444.235449 _ fax 0444 230959
a cura di Stefania Portinari
patrocinio Assessorato alle Attività Culturali _ Comune di Vicenza
Matteo Pala
corso Palladio 58_ Vicenza