Due installazioni luminose con neon: l'una di François Morellet (NoEndNeon) e l'altra di Maurizio Nannucci (Decouvrir Differentes Directions), pensate e realizzate per gli spazi del giardino di Palazzo Farnese, aperto per la prima volta al pubblico.
François Morellet / Maurizio Nannucci
Dal 27 settembre 2003
"La notte bianca", Roma
a cura di Giacomo Zaza
L'ambasciata di Francia, in collaborazione con il centro artistico-culturale
Volume!, presenta per gli appuntamenti dell'evento "La notte bianca",
promosso dal Comune di Roma, due installazioni luminose con neon: l'una di
François Morellet (NoEndNeon) e l'altra di Maurizio Nannucci (Dècouvrir
Differentes Directions), pensate e realizzate per gli spazi del giardino di
Palazzo Farnese, aperto per la prima volta al pubblico.
François Morellet (Cholet 1927), artista francese di indiscussa fama
internazionale, pioniere dell'arte cinetica e interattiva, ha spesso creato
interventi luminosi e geometrici capaci di destabilizzare lo spazio pubblico
sia esterno che interno. Le sue opere sembrano metaforizzare una opposizione
alla onnipresenza monotona delle linee orizzontali e verticali
dell'architettura. L'artista parte da un imperativo verso l'abbandono dei
contenuti esistenziali, del pathos, della volontà di significare. Delinea
nel suo fare creativo il profilarsi di un doppio statuto: da un lato la
tensione geometrica compositiva, che direziona l'andamento e lo sviluppo
della struttura dell'opera; dall'altro la sensazione di un movimento
propulsore aleatorio, che travalica la fissità delle forme geometriche,
corteggia lo sconfinamento dello spazio e del tempo. Il rigore sistematico
delle sue opere sottostà sempre ad una visione irregolare, ad un postulato
di "geometria variabile" capace di introiettare l'instabilità progressiva
delle linee e dei campi astratti, un dinamismo temporalmente non concluso.
La propagazione luminosa dà luogo ad uno spazio incerto, e al contempo
formulabile razionalmente, dove gli elementi fluorescenti si configurano a
vicenda, producendo le proprie infinite diramazioni. Il neon di Morellet è
come una freccia scoccata senza alcuna intenzione di far centro. Al di là di
ogni dirigersi finalizzato e circoscritto. Una sensazione non animata dal
carattere intuitivo dell'estensione, ma soltanto dalla dinamicità di un
sistema geometrico tollerante, aperto alla frammentazione, alla
giustapposizione, alla ripetizione.
Maurizio Nannucci ha concentrato la sua ricerca espressiva sulla luce, il
colore, la forma e la scrittura, in un percorso coerente in tutta la sua
opera. L'artista, nato a Firenze nel 1939, dove vive e lavora, ha
partecipato negli anni settanta alle sperimentazioni artistiche
internazionali, elaborando ricerche sulle strutture verbali e l'impiego dei
nuovi media (audio, videotape, film, foto, radioworks). Nei suoi primi
lavori, "dattilogrammi", basa la sua ricerca espressiva sui rapporti scalari
di stesure ritmiche di espressioni verbali ottenute con una macchina da
scrivere M 40. Con gli artisti di Fluxus, l'artista Nannucci ha sviluppato
una fitta rete di rapporti internazionali, creando centri di attrazione e di
diffusione dell'arte. Da qui viene l'aspetto così significativo che ha nel
suo lavoro la componente sulla "comunicazione": i numerosi audioworks, i
videotape e i "multipli", fra cui i numerosi libri d'artista ("Universum").
L'arte di Nannucci agisce sul piano verbale-visivo. La sua installazione
alla Biennale di Venezia del 1978, "Image du ciel", ad esempio, (una lunga
striscia trasparente con la scritta blù "Image du ciel" appunto trainata da
un aereo attraversava il cielo di Venezia), è un richiamo poetico che ha
l'andamento di "una sottrazione retorica", cioè un postulato che si estende
ironicamente fino alla tautologia e viaggia in nuovi approdi semantici. Allo
stesso modo le sue scritte di neon, di un'evidenza netta (come ad esempio
"When blue meets red and yellow", del 1995, una scritta di neon lunga 15
metri che percorre il vano scala della UBS Building di Mario Botta a
Basilea), isolano, scompongono, cristallizzano e rendono pluridirezionale la
visione codificata del linguaggio cercando al contempo una coerenza di
fruizione e di lettura del messaggio scritto. Senza mai avere una
programmazione pretenziosa della attuale retorica mediatica e spettacolare,
il suo messaggio azzera il bagaglio contenutistico del significante per
sostenere l'impatto formale ed emotivo della parola "luminescente". Da
ricordare tra i lavori recenti la grande opera "Polifonia" del 2002
realizzata nel foyer dell'Auditorim di Renzo Piano a Roma e il percorso
luminoso "Transit: a light jorney" che attraversava il centro storico di
Venezia per la Biennale di Architettura del 2000 curata da Massimiliano
Fuksas.
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