Cartografie. Nate come horti conclusi questi lavori finiscono per diventare giardini dell'anima, luoghi di resistenza alle regole del mercato e del consumo dove vengono conservati semi di speranza.
A cura di Paola Ballesi
E’ raro trovare un esito più coerente della lezione kandinskyana sul
rapporto tra forme, colore e suoni come in queste scale cromatiche
dove il colore risuona nelle minimali variazioni tonali, pesca nella
profondità viscose del pigmento e riemerge in superficie all’incanto
della luce. Ma al pari di ogni ricerca ardita e fuori dagli schemi,
l’artista vuole evitare l’incuria del pubblico negligente, già
denunciata da Mark Rothko nel 1947 sulla rivista “The Tiger’s Eye”: “
Un quadro vive in compagnia , dilatandosi e ravvivandosi nello sguardo
di un visitatore sensibile.
Muore per la stessa ragione. E’ quindi un
gesto arrischiato e spietato mandarlo in giro per il mondo”. Di qui la
sua scelta di centellinare le occasioni di esposizione al pubblico dei
suoi lavori che se a uno sguardo superficiale appaiono ostinatamente
chiusi in un circuito autoreferenziale in realtà si concedono con
arrendevole piacere ad interrogazioni penetranti e
appassionate.L’indagine pittorica di Marina Mentoni è una ricerca
sulla spazialità, dove però sono saltati tutti i canoni tradizionali,
compresa la questione della lateralità e le sue implicazioni sia per
il momento creativo che ricettivo. Quello indagato dall’artista è
infatti lo spazio dell’astrazione più radicale che annulla ogni forma
di rappresentazione e converte la superficie pittorica in una stesura
monocromatica. Si tratta dunque di una spazialità neutra, omogenea,
infinita e isotropa cioè indifferente alla direzione, ma che si
comporta come un vero e proprio campo di energia diffusa, attraversato
da vettori dinamici e forze di resistenza che ne compongono, nella
loro tensione più o meno armonica, la struttura.
Di qui la fitta rete
di segni formicolanti che intessono superfici ad elevatissima
entropia, ma in realtà il disordine è solo apparente perché ad uno
sguardo ravvicinato la texture risulta armonica ed ordinata,
avvincente come la cartografia di una galassia che riproduce in tracce
infinitesimali l’equilibrio perfetto di miriadi di corpi celesti
immersi negli spazi siderali. Quello stesso ordine che governa la
stesura del pigmento e la disseminazione delle tracce emerge con forza
anche dalla logica compositiva dei dipinti, risolta in installazioni
rigorose e fredde che non concedono nulla alla sfera emotiva e
richiamano l’attenzione sul serrato colloquio con le coordinate
spaziali dei luoghi che le ospitano e la provocazione
dell’environment.Dunque l’investigazione di Marina Mentoni affonda
nello spazio ma per raggiungere la dimensione del tempo, per
analizzare da vicino quelle coordinate che predispongono il terreno
fertile ai germogli della vita, alle sue infiorescenze e alla sua
morte.
Le ultime opere, più calde e delicate, frutto di un lavoro
composito di calcografia e intervento pittorico affidato ad
impalpabili carte incollate su tela, documentano la dimensione del
tempo restituita attimo dopo attimo nello spazio del dipinto in tutta
la sua forza e in tutta la sua fragilità. Sono carte, ma anche
cartografie di urgenze esistenziali che esplodono in un pulviscolo di
luce cosmica per raccontare di possibili vite e anche di ogni anonima
esistenza che resta pur sempre nella memoria dell’universo come un
punto luminoso, un raggio di luce. Nate come horti conclusi questi
lavori finiscono per diventare giardini dell’anima, luoghi di
resistenza alle regole del mercato e del consumo dove vengono
conservati semi di speranza e coltivate con amorevole cura tutte
quelle spinte vitali, spesso neglette e trascurate, che riconciliano
l’uomo con se stesso e con il suo mondo. Le opere di Marina Mentoni,
siano esse dipinti su tavola, su tela o su carta, possono dunque
diventare molto loquaci e pregne di significato per chi si dispone con
umile pazienza a decrittarle.
Le sue incomparabili textures, frutto di
un sapiente e consolidato mestiere, sono la cifra unica di un percorso
di ricerca che si dipana e si perde nell’intrico dei segni distillati
secondo l’alfabeto originario e più elementare della linguaggio visivo
modulato sul registro della musica puntuale di Stockhausen. Così
spazia dal macro al microcosmo, dalle cartografie di immensi e
smisurati spazi cosmici alle minimali ed intime geografie dell’anima
sempre all’inseguimento di tracce perdute che proietta con la
precisione di Mercatore in semplici superfici dove delinea il
perimetro e l’area dello ‘sfondo’ sul quale spiccano tutte le volontà
di scrittura, quelle stesse rintracciate con la paziente virtù
dell’amanuense dal suo maestro e mentore, Magdalo Mussio. Ciò che
svela lo sfondo non lascia indifferenti perché porta alla luce un
campo mentale e non un fenomeno ottico, un insieme segnato
profondamente e in modo indissociabile dalla natura e dallo spirito,
dove il vuoto è annullato da tracciati vitali che trasformano lo
spazio nel tempo della vita e viceversa.
Paola Ballesi
Marina Mentoni è nata a Treia (MC) nel 1958.
Ha esposto con mostre personali e/o collettive, in gallerie e
istituzioni pubbliche italiane, tra cui: Per mari e monti arte
contemporanea (Macerata 1991, Chiesanuova di Treia 1995 e 1998,
Civitanova Marche 2007 e 2009); Galleria Disegno di Mantova (1999,
2004); Palazzo Ducale di Camerino (1992); Basilica Palladiana di
Vicenza (1993); Palazzo Lucarini di Trevi (1996, 1999); Ex Convento di
S. Maria di Gonzaga (1998); Studio Mascarella e Palazzo dei Notai di
Bologna (2000); Chiostro del Bramante di Roma (2000); Pinacoteca
Comunale (2004), Fuorizona artecontemporanea (2006), Palazzo
Buonaccorsi (2010) di Macerata; Forte Malatesta di Ascoli Piceno
(2010); Mole Vanvitelliana di Ancona (2011), Villa Colloredo Mels di
Recanati (2012).
Diplomata in Pittura presso l'Accademia di Belle Arti
di Macerata nel 1981, ha tenuto le sue prime mostre personali nella
Galleria del Falconiere di Ancona (1984, 1989), al Centro Mascarella
di Bologna (1985, 1987, 1990) e all'Unione Culturale Franco
Antonicelli di Torino (1990). Ha esposto all'estero, con mostre
personali e/o collettive, nel Wekstatt della Galerie EIGEN + ART di
Lipsia (1991), a Berlino presso la Galerie caoc (1991, 1992, 1994) e
al Kunstamt Kreuzberg/Bethanien (1997); alla Maclaurin Art Gallery di
Ayr GB (1993); nella Galerie Schenker di Lucerna (1999); nella Galerie
Ursula Huber di Olten CH (2003) e di Basilea (2008, 2009, 2010). Le
sue opere sono state esposte in diverse edizioni dell'Arte Fiera di
Bologna (Studio Mascarella, Per mari e monti), alla Kunst Zürich
(Galerie Ursula Huber) e sono presenti in collezioni pubbliche e
private. E' titolare del corso di Tecniche Pittoriche presso
l'Accademia di Belle Arti di Macerata dall'a.a. 1989/90. Vive e lavora
a Macerata. www.marinamentoni.it
Inaugurazione: giovedì 30 maggio alle ore 18.30
Spazio Lavì!
via Roma, 8 Sarnano
tutti i giorni dalle 18.00 alle 20.00 escluso
lunedì e giorno di Natale
Ingresso libero