A vent'anni dalla scomparsa dell'artista una mostra che vuol cogliere la specificita' della poetica sviluppata nella maturita': celarsi dietro molteplici 'maschere' per svelare piccole e grandi verita' e crucciarsi o ridere di se' e del mondo.
Celarsi per svelare. Le “maschere†di Alquati
Inaugurazione : sabato 4 ottobre 2003 ore 18.00
A vent’anni dalla scomparsa di Franco Alquati una mostra che vuol cogliere la specificità della poetica sviluppata nella maturità : celarsi dietro molteplici “maschere†per svelare piccole e grandi verità e crucciarsi o ridere di sé e del mondo.
La retrospettiva antologica del 1991 a Villa Manzoni Lecco, a cura di Franco Moro, pur considerando la sua produzione dagli esordi degli anni Quaranta alla fine della sua vita nel 1983, privilegiava la grafica e la pittura degli anni Cinquanta e Sessanta lasciando solo intuire la svolta degli anni Settanta e Ottanta in cui la grafica e il collage assumono un ruolo determinante anche nel definire le modalità della sua pittura. Un saggio in catalogo di Gian Luigi Daccò coglieva la straordinaria ricchezza della Stamperia del Moretto. E’ proprio questa svolta , già annunciata, ma intrapresa con grande determinazione nel pieno della sua maturità artistica, che la mostra vuole esplorare .
Nato a Cremona il 13 dicembre 1924, Franco Alquati si trasferisce con la famiglia, prima a Brescia, poi a Vigevano, per approdare a Lecco all’età di 15 anni, dove termina i suoi studi e vive fino alla sua morte.
Vince il suo primo premio di pittura nel 1945in un campo di prigionia in Africa, dove le vicende di guerra lo hanno portato. Tornato a Lecco si dedica totalmente alle arti figurative, cercando una propria dimensione artistica.
Il disegno è la sua prima passione, coltivata tutta la vita. In pittura esordisce con colori cupi e soggetti di genere figurativo. Alla fine degli anni Quaranta si concentra sulla condizione tormentosa dell’uomo moderno, letta in chiave religiosa, e trova contatti e collaborazioni con don Primo Mazzolari, di cui condivide l’agguerrito impegno cristiano. In questi anni l’artista guarda a Mario Sironi, Franco Francese e all’ambiente figurativo milanese , da Corrente alla Nuova Figurazione .
Nel 1955 illustra I Promessi Sposi e vince il primo premio alla Nazionale del disegno e dell’incisione indetta a Lecco per celebrare Alessandro Manzoni . Inizia a firmare le sue opere con gli pseudonimi Arcangelo Rosso, Hans Karlendt.
Nel 1954 apre uno studio di Grafica pubblicitaria ed è il primo a Lecco nel settore della pubblicistica.
L’ interesse che dimostra fin dagli anni Cinquanta alla grafica, diventerà dominante negli anni Settanta
Nel 1959 sposa Vittoria Valtulina, da cui ha tre figli, Roberto, Marco, Elisabetta.
Negli anni Sessanta scatta l’interesse per l’arte astratta, realizza anche piccole opere polimateriche e si confronta con le Avanguardie, in particolare con l’atteggiamento dadaista e con Picasso. Nel corso della sua vita, pubblica su quotidiani e riviste numerose poesie: l’immagine poetica, veicolata dalla parola, accompagna costantemente la sua produzione pittorica .
Muore il 25 novembre 1983.
E’ titolate di vari premi nazionali e internazionali. Sue opere si trovano presso: il Museo d’Arte Moderna di Parigi, di Madrid, il Museo Puskin di Mosca e in raccolte pubbliche e private, oltre che presso la Biblioteca di Milano, La Fondazione Carcano, la Pinacoteca del Museo di Villa Manzoni, la Biblioteca di Lecco.
La mostra
Dal saggio di Tiziana Rota nel catalogo
“Dagli eteronomi degli anni Cinquanta e Sessanta, “Arcangelo Rossoâ€, “Hans Karlendtâ€, con cui Franco Alquati firmava interi cicli della sua produzione, ai vari “Moretto†degli anni Settanta, titolari dell’omonima stamperia veneziana, ai collages fatti di citazioni dall’arte di ogni tempo, una sola moltitudine si muove sincronicamente sulla scena, dove le distinzioni temporali e spaziali sono annullate e questo Io multiplo diventa l’altro da sé del soggetto. Una operazione di distanziamento e oggettivazione che permette di vedere se stesso, oltre che le cose del mondo, da lontano ,“ scrollarmele di dosso, toglierle dalla pelleâ€, a cui contribuisce un’ironia a volte amara e carica di sarcasmo, a volte divertita ed infantile.â€
La mostra percorre questo gioco di travestimenti nei vari momenti della pittura della grafica, del collage.
La prima sala vuol introdurre quello che sarà il filo conduttore , il mascherarsi, attraverso maschere , fotomontaggi, collage, che anticipano i filoni sviluppati nelle sale successive.
La seconda sala
La pittura
“Se è nell’opera grafica che emerge con più forza la volontà divertita di scomparire dietro pseudonimi, eteronomi, citazioni, vere e proprie falsificazioni perseguite con evidente intenzionalità , anche nella pittura firmata da Franco Alquati, assistiamo alla messinscena di un teatrino fatto di strane sagome, “ritagliate “ frutto di una rigorosa semplificazione che rinuncia volutamente alla ricchezza del suo segno grafico, che raccontano storie di solitudine, indifferenza, violenza.
Maschere dell’arte questa volta dotate di (o ridotte a) un “casco “ , una nuova testa che ormai fa parte della struttura umana vera protesi sostitutiva di fattezze umane , priva di orbite, bocca, un teschio ripulito , minaccioso, aggressivo , schermo cieco che imprigiona un’interiorità pietrificata, indifferente.
I Monotipi
“Splendidi monotipi, quasi monocromi ci restituiscono , su supporti leggeri di veline trasparenti, immagini che richiamano le sagome effimere di un gioco infantile, tracciato sui vetri appannati dal nostro fiato . E’ sottile la traccia che identifica, definisce, ma nettamente separa questi uomini ad una dimensione, ombre residuali di individualità massificate .â€
La terza sala
Le serie di Collages
Suite fantastica: “ tondi in multipli di 10 esemplari in cui il collage opera prevalentemente su disegni dello stesso artista o su sue riproduzioni grafiche. Alquati gioca un segno stilizzato, essenziale che definisce sagome ed elementi geometrici che si intersecano e si sovrappongono entro uno spazio circolare che comprime le composizioni ed elimina ogni possibilità di fuga prospettica, ogni tentazione di quadro finestraâ€
Il caso Colemann,†da cui scaturiscono una serie di “stampe antiche liberamente ricostruite dal tragico incendio del gabinetto delle stampe della biblioteca del Marchese Edoardo Colemann , morto nell’incendio stesso†presenta non pochi lati oscuri che ed è il primo esempio di “falsificazione†a cui Alquati si dedica con doviziosa produzione ed archiviazione di documenti, fonte preziosa per le nostre citazioni erudite e per le autenticazioni sul mercato antiquarioâ€.
Le cartoline, collage in un unico esemplare, enfatizzano il significato comunicativo del prodotto artistico . Piccoli messaggi personali e personalizzati che il più delle volte Alquati invia a sé stesso, in cui sperimenta le potenzialità del collage (fotocollage, assemblaggi,) .
Le Poste metafisiche serie di francobolli personalizzati
I cartigli “da apporre sul retro, diventano l’inizio di una nuova serie dove, entro complesse cornici classiche o barocche, nascono nuovi “quadri†che guadagnano la posizione da retro a fronte sulla parete.â€
La quarta sala è dedicata alla Stamperia del Moretto e alle sue produzioni piccole medie e grandi .â€Si tratta di una Stamperia veneziana fondata nel 1657 presso il fondaco dei Cignali o in Merceria S. Giuliano ad opera del Moretto di cui si tenta , nei tre cataloghi pubblicati, di ricostruire le molteplici identità .
Nella stamperia che in realtà ha sede nel suo studio , laboratorio alchemico dove la carta e le immagini sono oggetto di trasformazione in altro, altre immagini, opera da solo : taglia, incolla, manipola, sposta, aggiunge, disegna e colora. Poi, servendosi dell’antenata della fotocopiatrice che gli permette assoluta autonomia e libertà di intervento, (non deve ricorrere al fotografo allo stampatore come per la foto e l’incisione) tira alcune copie . Su ciascuna reinterviene col disegno, le tempere, i pastelli a cera, i gessetti fino a creare degli esemplari unici.
Il gioco a cui siamo invitati da questa operazione concettuale, oltre che ottica e giocata sui valori formali dell’immagine, è un gioco di riconoscimenti, di riletture, di ricerca di nuovi sensi ma è anche un invito ad affidarci più semplicemente a inedite associazioni, al mondo del sogno e della fantasia che va oltre i limiti del reale e del razionale. “
La mostra e il catalogo, promossi dall’Associazione Amici dei Musei, dall’associazione Mikrokosmos in collaborazione con i Musei Civici di Lecco, sono realizzati a cura di Tiziana Rota
Il volume contenente un ampio saggio di Tiziana Rota propone come chiave di lettura dell’opera di Alquati il suo divertito gioco di mascherarsi e di celarsi in molteplici “figure “, gioco, tra il serio e il faceto, che diviene , negli ultimi 10 anni di vita dell’artista, asse portante di tutta la sua produzione.
Un saggio di Gian Luigi Daccò, Direttore dei Musei Civici di Lecco, rivisita la produzione della Stamperia del Moretto.
Promossa dalle Associazioni Amici dei Musei e Mikrokosmos
in collaborazione con i Musei Civici di Lecco
con il patrocinio e il contributo del Comune di Lecco e della Provincia di Lecco
Con il contributo di : Fondazione Cariplo, Colombo Costruzioni Lecco, Hotel Ambassador Bormio, MEAR Lecco
A cura di Tiziana Rota
Comitato scientifico: Tiziana Rota, Gian Luigi Daccò, Roberto Alquati
Allestimento: Tiziana Rota, Famiglia Alquati, Centro Cornici Lecco
Fotografia:Vito Lentini
Sito internet: http://alquati.interfree.it a cura di Marco Alquati, Massimiliano Sacchi
Nell'immagine: 'Solitudini'.
Catalogo: Amici dei Musei, Grafiche Cola
Orari: da martedì a sabato 15.00-19.00, domenica 10.00-12.00 15.00-19.00, lunedì chiuso
Ingresso: libero
Visita guidata e concerto domenica 12 ottobre ore 16.00
nell’ambito della rassegna autunnale di VIVIMUSICA Igor Riva Violino
Indirizzi: Associazione Amici dei Musei e Musei Civici - Villa Manzoni, Via Don Guanella,1 23900 Lecco , tel. 0341 481247-481249
Associazione Mikrokosmos via Maroncelli 20 23900 Lecco Tel 0341 284196
Torre Viscontea , Piazza XX Settembre Lecco