La fotografia e' protagonista di un ciclo di appuntamenti che indaga le differenti declinazioni della ricerca contemporanea, dal reportage alle realizzazioni piu' sperimentali. Appuntamento con Michel Tripepi e il suo progetto 'La linea dei fuochi'. A cura di Fondazione Volume!
Gli spazi di art_core_gallery accolgono la seconda edizione della manifestazione CROSSWISE! ideata ed organizzata dalla Fondazione VOLUME! nata con la volontà di coniugare una molteplicità di linguaggi, creando un luogo di incontro e comunicazione fra differenti ambiti artistici.
Questa edizione vede protagonista la fotografia, in un ciclo di appuntamenti che indaga le differenti declinazioni della ricerca contemporanea, dalla fotografia di reportage e documentaria, fino ai più sperimentali progetti di artisti emergenti.
Ad ampliare gli intenti del ciclo di mostre, un autore sarà invitato a riflettere sul lavoro del fotografo in mostra, attraverso una composizione letteraria che accompagnerà le immagini, raccontandole, allargandone lo spazio visivo e creando uno stimolo verso differenti punti di vista.
Michel Tripepi
LA LINEA DEI FUOCHI
Nel progetto fotografico di Michel Tripepi la figura umana perde la sua concretezza corporea, dissolvendosi in un'atmosfera eterea.
Nei suoi scatti Le figure si sublimano in un’astrazione dell’immagine che crea una sovrapposizione di livelli. Segni, forme e colori, armonicamente composti su una superficie fluida, coinvolgono e confondono il tempo percettivo di chi osserva.
La sinuosità calligrafica della traccia impressa sulla pellicola rende una suggestione quasi “cinetica”. Tutti gli elementi che partecipano al lavoro del fotografo allontanano l’osservatore dalla confortante lettura di un semplice “fatto fotografico” .
Quanto ne deriva è un ampio catalogo di sensazioni, un processo di visualizzazione continuo e sempre differente che preserva l’unicità e l'irripetibilità del lavoro.
Un’esperienza estetica in cui l’immagine fotografica rifugge la sua proverbiale fissità per dilatarsi in una dimensione “altra”.
Quattro composizioni fotografiche, cromaticamente e narrativamente differenti, per un lavoro al confine tra fotografia e pittura, tra irreale e immaginario, capace di reinventare i termini del processo di percezione, decostruendo il tradizionale rapporto tra spazio, tempo e osservatore.
La mostra sarà accompagnata da un testo di Paolo Aita.
Durante la serata si terrà una performance audio-video interpretata dai musicisti Marta Funari (flauto traverso) e Gianluca Taddei (contrabasso).
INTERVISTA A MICHEL TRIPEPI
SILVIA MARSANO: COME E QUANDO HAI INIZIATO A FOTOGRAFARE?
MICHEL TRIPEPI: A quindici anni mi sono avvicinato alla fotografia grazie a una Nikkormat con un obbiettivo Nikkor 50mm f1.4, che avevo ereditato. Presto, a causa delle spese che richiedeva, ho abbandonato la fotografia preferendo la pittura e il disegno. Nel 2004 con una imitazione russa della Minox, la Kiev35, ho ricominciato, per qualche anno, a fotografare in modo ossessivo. Così ho avuto modo di sperimentare e perfezionare la tecnica.
S.M.: CHE MEZZI QUALI TECNICHE UTILIZZI?
M.T. : Mi piace sperimentare tutti i mezzi fotografici, in quanto ognuno ha le sue peculiarità. Uso sia supporti analogici che digitali (medio formato, 35 mm, polaroid, Iphone, D300 ...). Le tecniche digitali, tra cui l’utilizzo dell’Iphone, mi hanno dato molta libertà nella sperimentazione e un’attitudine più fluida nello scattare. Dal 2006 mi interesso alla percezione della dilatazione del tempo: lavorando con macchine da presa cinematografica la riflessione sulla scansione del tempo è diventata una ricerca fotografica che prosegue ormai da otto anni. Probabilmente, il risultato ottenuto è un modo per realizzare quello che non saprei dipingere. Tuttavia, ho sempre continuato a fare foto del “reale”.
S.M. : QUAL E’ LA TUA IDEA DI FOTOGRAFIA?
M.T: La foto è storia e ricordo: fa parte della nostra memoria, è madida di miti e archetipi. La foto può essere icona, specchio, paradigma, storia e tant’altro. Non riesco, ancora oggi, ad avere un’idea definita e per comprenderla a pieno continuo a studiare testi di storici, critici, fotografi e psicologici. Inoltre, in questi ultimi anni molte mie riflessioni derivano dall’interazione con i partecipanti dei workshop e dei laboratori di foto-terapia che conduco, questo mi porta a sviluppare sempre nuove idee.
La foto non è per me solo un mezzo espressivo ma anche un canale di relazione con il mondo e con gli altri: i soggetti fotografati e gli osservatori della foto. Fortunatamente mi diverto pure.
S. M. : QUALE RUOLO DAI A CHI OSSERVA LE TUE OPERE?
M.T. : L’osservatore è un indagatore libero di esplorare e restituire il significato dell’immagine. Non rimango impassibile alle osservazioni degli spettatori e alla loro eventuale superficialità. Ritengo il confronto con il pubblico un momento importante per riflettere sull’incapacità che una mia foto possa arrivare a tutti nello stesso modo. Infatti, ricevo molte osservazioni che mi stimolano ad aprirmi a nuove riflessioni ed approfondimenti sulla natura stessa delle mie immagini e del mio essere. Il narcisismo è comunque vigile.
S.M. : PREFERISCI CHE DALLE IMMAGINI EMERGA LA TUA LETTURA, IL TUO PARTICOLARE PUNTO DI VISTA O INTENDI STIMOLARE UN’APERTURA, VERSO UNO SPAZIO VISIVO ALTRO, ALL’INTERNO DEL QUALE L’OSSERVATORE SI POSSA MUOVERE LIBERAMENTE?
M.T. : Non penso di esser così umile dal volermi nascondere dietro l’opera. Le mia ricerca fotografica ha un punto di vista molto determinato: un ampliamento della percezione temporale. Mostrato questo le considerazioni sono del tutto soggettive. La mia è l’emersione di un aspetto sottile della materia, del corpo, della persona nel momento in cui lo si guarda da una quarta dimensione.
Quello che cerco di rappresentare è comunque estetico e quindi estatico, attraverso questo posso dare uno spazio visionario nel quale l’osservatore può trovare e scoprire aspetti e parti di sé.
Tripepi Michel Cresciuto in una ambiente d'arte dove è in contatto con la pittura, la musica e la fotografia. Dal 1995 sperimenta il video, la pittura e la fotografia nelle sue forme espressive formali ed informali.
Nel 2002 cura la colonna sonora della rappresentazione teatrale "Nozze" di Elias Canetti diretta dal Prof. Renato Nicolini al teatro Siracusa di Reggio Calabria.
Dal 2003 al 2006 cura il vj in diverse manifestazioni musicali nell’ underground bolognese e romano.
Nel 2004 realizza il complemento visual per lo spettacolo "Sing of Sound" ideato da Fabiana Yvonne Lugli Martinez, musiche Roberto Procaccini.
Realizza il video della coreografia di danza Buto, di Tiziana Franceschini.
Dal 2006 lavora nel reparto fotografia di diverse produzioni cinematografiche.
Nel 2006 espone un progetto pittorico al L.i.art di Villa Borghese, Roma.
Nel 2008 partecipa a un esposizione organizzata da Scatole Sonore.
Nel 2009 espone un progetto fotografica alla galleria il Serraglio, Firenze; al NodeFest, Roma.
Nel 2010 Light designer nello spettacolo teatrale "Editing Edipo" regia di Gialluca Taddei, teatro In Scatola, Roma.
Espone “Bulp" esposizione fotografica a Fanfulla 101, Roma; curata da Giada Pesce.
Nel 2011 presenta il progetto multimediale "Psiche"; musicha di Gianluca Taddei al Teatro Patologico di Roma.
Presentazione del progetto multimediale "Birgisi" negli spazi del Macro Mattatoio di Roma.
Direttore della fotografia del progetto “World make Zombies”, regia di Stefano Bessoni, Nicola Visotto, Andrea Lococo, effetti speciali di Leonardo Cruciano.
Nel 2012 Performance audio-video dal titolo “Imago” con Gianluca Taddei al contrabasso e Marta Funari al flauto nella chiesa Santa Maria delle Anime del Purgatorio di Napoli con il patrocinio del Progetto Museo.
Espone “Imago” progetto fotografico alla galleria il Serraglio, Firenze.
Paolo Aita (1958) ha seguito un corso di studi multi-disciplinare, che si rispecchia nella varietà delle sue pubblicazioni, che riguardano l’arte, la letteratura, la musica e l’elettroacustica.
Al momento è redattore presso Segno, Arte e critica, Exibart, Audio review.
Tra le pubblicazioni, in volume, Intimo giorno (poesie, Ripostes, 1994), La voce dei misteri (racconti, Manni, 1995), Intimo giorno (aforismi e poesie, Casta diva, 2004), Sulla perplessità (estetica, Volume!, 2009).
CROSSWISE!
Direzione artistica: Silvia Marsano silviamarsano@fondazionevolume.com
Assistenti: Alessandra Arancio, Egle Miccoli, Serena Scarfi, Benedetta Scannapieco.
Coordinamento architettonico e Allestimento: ANOMIA + APART
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Ufficio stampa: Roberta Pucci
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Inaugurazione: 2 luglio ore 21:00
Art Core Gallery
via dei Marrucini, 1/1a - Roma
Orari: Lunedì: 12,30 – 17,00 Martedì - Venerdì: 12,30 – 02,00 Sabato e Domenica: 17,00 – 02,00
Ingresso: gratuito