Sculture - allestite sia all'interno, sia nel parco della fondazione, disegni - tracciati di getto come schizzi, liberi dalla pesantezza materiale della scultura, e acquerelli - fogli isolati o, molto piu' spesso, blocchi o serie di disegni eseguiti di getto o durante un lungo lasso di tempo.
Quest’autunno, la grande mostra organizzata dalla Fondation Beyeler è dedicata all’opera
figurativa di Thomas Schütte. “Donne” (Frauen) d’acciaio più grandi del naturale, imponenti
“spiriti” (Geister) di bronzo, figurine di plastilina in miniatura che sembrano caricature, teste a
dimensione naturale e figure in ceramica, delicati ritratti all’acquerello e autoritratti eseguiti
allo specchio: l’opera di Schütte riflette il gusto dell’artista per la sperimentazione, e si lascia
difficilmente classificare. Protagoniste dell’esposizione sono la pittura e la scultura figurative,
e con esse la forma umana nelle sue diverse manifestazioni.
Residente a Düsseldorf, lo scultore e disegnatore tedesco Thomas Schütte (*1954) è uno
degli artisti più affascinanti e innovatori della sua generazione. Fra il 1973 e il 1981 egli
studiò alla Kunstakademie Düsseldorf (Accademia di Belle Arti), frequentando dapprima i
corsi di Fritz Schwegler, poi quelli di Gerhard Richter. Düsseldorf, Colonia e la Renania
erano all’epoca il centro artistico europeo più vitale. Lì, con una presenza ineguagliata nel
resto del vecchio continente, si incontravano anche la avanguardie americane, soprattutto
Minimal Art e Conceptual Art. Centro nevralgico di questo scenario era la galleria di Konrad
Fischer, dove nel 1981 il giovane e allora ancora sconosciuto Thomas Schütte poté allestire
la sua prima mostra personale.
Fu l’inizio di una sorprendente carriera, da allora ininterrotta e in costante evoluzione.
Schütte raggiunse la celebrità all’inizio degli anni Ottanta, esponendo in varie mostre oggetti
e modelli architettonici che egli soltanto raramente ha poi trasformato in edifici reali.
Un’eccezione fu Eis (Gelato), una sorta di gelateria che nel 1987 fu molto frequentata a
Kassel in occasione della documenta 8.
Quasi in contemporanea a questi lavori concettuali, Schütte iniziò anche a sviluppare la
propria opera figurativa, dapprima realizzando piccole figure e teste modellate e assemblate
con diversi materiali. I tempi non erano evidentemente ancora maturi per questo genere di
arte, o almeno non lo furono fino al 1992, quando durante la DOCUMENTA IX le colorate
figure di ceramica Die Fremden (Gli stranieri) raccolsero ampio consenso. D’un tratto fu
chiaro che, accanto alle costruzioni-modello, Schütte aveva iniziato a sviluppare un’opera
scultorea al cui centro dominava la figura umana. Un tema insolito a quell’epoca, che
divenne sempre più importante per il lavoro dell’artista. Si è così venuta costituendo un’opera
figurativa impressionante, di un radicalismo e una forza innovatrice che sembravano ormai
impensabili in quest’ambito.
Da allora Schütte prosegue il proprio lavoro in entrambi i campi, con perseveranza e
successo, presentandosi talvolta come costruttore di modelli architettonici utopici e reali,
talaltra mostrando nuovi gruppi di figure o teste. Il loro trait d’union è sempre il disegno, vera
e propria linea rossa che attraversa l’intera opera di Schütte.
L’esposizione della Fondation Beyeler è nata in stretta collaborazione con Thomas Schütte.
La ricca selezione di sculture, disegni e acquerelli che vi sono presentati offre un’idea
esaustiva della sua creazione artistica figurativa degli ultimi trent’anni. Le sculture in mostrasono sia allestite all’interno del museo, sia installate con prominenza nel parco della
Fondation Beyeler, e alle opere già famose se ne affiancano altre meno note e lavori del
tutto inediti.
Anche gli acquerelli e i disegni esposti rivestono un ruolo centrale per l’elaborazione del
tema della figura umana nell’opera di Schütte. Ci sono fogli isolati o, molto più spesso,
blocchi o serie di disegni eseguiti di getto o durante un lungo lasso di tempo. Una serie può
per esempio assumere la funzione di un diario, come nel caso delle Aufzeichnungen aus der
2. Reihe (Annotazioni dalla seconda fila); oppure tentare di catturare l’essenza di una certa
persona, di Luise; o ancora scaturire dal desiderio di esplorare e immortalare oggetti o fiori in
tutta la loro ordinaria bellezza. Nella loro levità, questi acquerelli, disegni e acqueforti
presentano un mondo d’immagini completamente affrancate dalla pesantezza materica della
scultura.
All’ingresso della mostra, di fronte al museo, si erge il gruppo di quegli „stranieri“ (Die
Fremden) che già nel 1992 aveva dimostrato tutta l’efficacia e la complessità del rapporto
intrattenuto da Schütte con la figura umana: chiusi in se stessi, lo sguardo abbassato, valigie
e sacche da viaggio alla mano, questi personaggi di ceramica stanno in piedi all’aperto, alla
mercé del buono e del cattivo tempo. Sono appena arrivati o stanno partendo? Sono qui per
una visita, per chiedere asilo o soltanto di passaggio?
Certe figure, come per esempio United Enemies (Nemici uniti) accompagnano Thomas
Schütte da molti decenni. Quelle modellate nel 1994 con la pasta Fimo, una specie di
plastilina, e in seguito legate insieme, fanno sembrare lo spettatore un gigante e
sorprendono per il loro aspetto di bambole e l’estetica da bricolage. Vent’anni più tardi, le
doppie sculture in bronzo patinato alte quasi quattro metri ciascuna trasformano il visitatore
stesso in miniatura. Se nel primo caso ci si trova di fronte una figurina, certo curiosa ma pur
sempre affidabile, nel secondo si deve alzare lo sguardo verso un’enorme scultura in bronzo
dalla provenienza misteriosa. Tale cambiamento di scala è un esempio tipico del
procedimento artistico adottato da Schütte. Egli fa sempre i conti con lo spettatore, con noi,
che siamo parte del gioco. Le sculture di Schütte “si mettono in mostra”, non sono autonome
e indipendenti bensì sempre in relazione con il loro ambiente e con chi le circonda.
Da molti anni l’abile gioco di alternanze fra monumentalità e intimità accompagna le figure di
Schütte nello spazio pubblico, dove sono visibili a tutti – visitatori e passanti. Le sue sculture
all’aperto, come per esempio gli United Enemies, al Central Park di New York, o Vater Staat
(Padre Stato), che si erge di fronte alla Neue Nationalgalerie di Berlino, si inseriscono con la
massima naturalezza nella quotidianità di una città. Un aspetto che l’estate scorsa ha
dimostrato molto bene il gruppo di sculture Vier Grosse Geister (Quattro grandi spiriti), che si
è potuto ammirare in tre diverse ubicazioni, a Zurigo, Ginevra e Berna, prima della
presentazione a Riehen. Grazie a loro anche quest’anno la Fondation Beyeler ha onorato la
propria tradizione di presentare l’arte nello spazio urbano, così da renderla accessibile a un
ampio pubblico.
Con le sue piccole e grandi sculture di bronzo, acciaio, alluminio, ceramica, vetro, legno e
cera, Thomas Schütte riprende quella lunga tradizione della scultura figurativa che la storia
del XX secolo aveva messo in discussione. I suoi personaggi si collocano senza dubbio nel
presente, sia per l’effetto immediato che esercitano, sia per la loro esecuzione tecnica.Osservando figure e teste che recano titoli pregni di significato come Vater Staat, United
Enemies, Fratelli o Walser’s Wife (La moglie di Walser) si è tentati di indagare la storia, i
modelli di riferimento, le critiche sociali e le interpretazioni filosofiche che vi stanno a monte.
Questo tuttavia non è che un aspetto. Si rimane legati a queste figure, alla loro presenza
possente: esse si propongono in modo così stranamente diverso da quanto si conosce o ci si
attende, sono familiari e allo stesso tempo affatto inconsuete. Sembrano costruite al
bricolage, gonfiate a dismisura, potenti e violente, brutte e grossolane, ma poi di nuovo
oltremodo delicate, belle e sensibili.
Molti sono gli elementi che accomunano l’opera di Thomas Schütte e la Fondation Beyeler.
Nella collezione del museo la figura umana si manifesta in maniera imponente nell’opera di
artisti moderni quali Paul Cézanne, Henri Matisse, Pablo Picasso, Alberto Giacometti o
Francis Bacon. Alcune generazioni più tardi, Thomas Schütte indaga la natura umana sotto
un segno decisamente diverso, e lo fa rappresentando figure e teste. Un aspetto che è
possibile apprezzare alla perfezione visitando il museo e il parco della Fondation Beyeler.
Il progetto d’arte nello spazio pubblico Vier Grosse Geister è stato possibile grazie al
sostegno di JTI; di Simone e Peter Forcart-Staehelin; della fondazione Georg und Bertha
Schwyzer-Winiker Stiftung.
Accompagna la mostra il catalogo in tedesco Thomas Schütte. Figur pubblicato presso la
casa editrice Walther König. Il catalogo contiene una prefazione un saggio di Adrian Searle,
interviste di Theodora Vischer con l’artista come pure una conversazione tra Gerhard Richter
e Thomas Schütte. La pubblicazione di 193 pagine, corredata da circa 250 illustrazioni a
colori, è ottenibile al prezzo di 59 CHF (edizione per il museo ISBN 978-3-906053-11-0).
Immagine: Thomas Schütte, Innocenti (The Innocents), 1994. B/w photograph, 75 x 50 cm © 2013, ProLitteris, Zurich. Photo: Thomas Schütte
Ulteriori informazioni:
Elena DelCarlo, M.A.
Head of PR / Media Relations
Telefono + 41 (0)61 645 97 21, presse@fondationbeyeler.ch, www.fondationbeyeler.ch
Fondation Beyeler, Beyeler Museum AG, Baselstrasse 77, CH-4125 Riehen (Svizzera)
Per l‘Italia: Francesco Gattuso +39 335 678 69 74, gatmata@libero.it
Conferenza Stampa: 4 ottobre ore 11,00
Fondation Beyeler
Baselstrasse 101 - CH-4125 Riehen / Basel - Switzerland
Orari di apertura: tutti i giorni 10.00 –18.00, mercoledì fino alle 20.00
Biglietti:
Adulti CHF 25
Gruppi di almeno 20 persone e disabili CHF 20 *
Syudenti Under 30 CHF 12
Family Pass (2 adulti e minimo un ragazzo under 19) CHF 50
Bambini (dagli 11 ai 19 anni) CHF 6
Bambini sotto gli 11 anni, Art Club Members ingresso libero