Accademia Nazionale di San Luca
Pietro Francesco Garolli
John Parker
Gaspar van Wittel
Giovanni Paolo Pannini
Giovanni Battista Piranesi
25 opere del lascito Rosa sul tema del paesaggio, estraneo alla tradizione accademica e viceversa al centro delle preferenze collezionistiche generate dal fenomeno del Grand Tour. Tra gli autori presenti: Piranesi, Parker, Garolli.
Venerdì 8 novembre, alle ore 12.00, viene aperta al pubblico la Sala dei Paesaggi nella Galleria dell'Accademia Nazionale di San Luca, ordinata secondo il progetto museologico di Angela Cipriani e Marisa Dalai Emiliani e con l'allestimento di Francesco Cellini, dopo una campagna di restauri diretta da Fabio Porzio e sostenuta da ABBVIE.
Mentre le prime sale della Galleria mettono in scena i protagonisti della vita plurisecolare dell’Accademia di San Luca – la singolare rassegna degli autoritratti e ritratti degli Accademici pittori, scultori e architetti, ma anche una scelta esemplare di disegni, dipinti, sculture, progetti architettonici degli allievi, in cui si riflette l’originaria missione didattica dell’istituzione – la Sala dei Paesaggi intende testimoniare un'altra vocazione dell’Accademia: quella collezionistica, che si sviluppa sin dagli anni della fondazione e si esplica con due modalità. La prima è rappresentata dai cosiddetti “doni d’ingresso”, che l’istituzione richiede ad ogni artista al momento della cooptazione nel corpo accademico. Si tratta di volta in volta di un’opera ritenuta emblematica dall’autore e in quanto tale sottoposta al vaglio critico dei colleghi, ma anche al giudizio della storia: un indicatore prezioso della cultura e del gusto, individuale e contestuale. Ma il costituirsi nel tempo di un patrimonio artistico imponente per quantità e qualità è il risultato anche di donazioni e lasciti all’Accademia che si vanno moltiplicando soprattutto a partire dal XVIII secolo, da parte di artisti, collezionisti, amatori. È il caso del cospicuo lascito testamentario di un eccentrico personaggio della Roma di primo Settecento, Fabio Rosa, grazie a cui oltre duecento dipinti – in parte successivamente dispersi – furono acquisiti alle raccolte accademiche nel 1753.
La Sala dei Paesaggi, oltre ad alcuni “doni d’ingresso” di notevole significato come quelli di Pietro Francesco Garolli (1682), di Giovanni Paolo Pannini nel 1719 o di John Parker (1756), accoglie ben 25 opere del lascito Rosa, accomunate dall’eccellenza qualitativa e dall’appartenenza a un genere pittorico – il “paesaggio” appunto – estraneo alla tradizione accademica e viceversa al centro delle preferenze collezionistiche generate dal fenomeno del Grand Tour. Le ragioni d’interesse della sorprendente selezione operata da Fabio Rosa sono molteplici. Un vero e proprio tracciato storico si può cogliere dai primi esempi del classicismo seicentesco di Gaspard Dughet o della poetica preromantica di Salvator Rosa fino al tipico vedutismo del nuovo secolo. La ricognizione del collezionista non ha trascurato nessuna delle accezioni in cui la ricerca sul “paesaggio” romano e laziale è stata declinata tra Seicento e Settecento. A confermarlo si possono citare, proprio perché agli antipodi, i due celebri “capricci” di Giovanni Paolo Pannini, L’Archeologo, datato 1749 e il pendant, in cui brevi episodi narrativi sono bizzarramente ambientati in un contesto di citazioni antiquarie e, d’altro lato, la coppia non meno celebre di tele di Gaspar van Wittel, esempi di un’esattezza rigorosamente topografica nella resa della realtà urbana colta nella sua verità di ogni giorno. Tra gli artisti nordici attirati a Roma dalla certezza di un mercato internazionale, il pittore belga Jan Frans Van Bloemen, presente con ben undici tele, di cui otto esposte. Erede del classicismo di Claude Lorrain e Gaspar Dughet, per tutta la prima metà del Settecento egli celebra l’armonia della campagna romana, che grazie alla sua personale cifra stilistica torna ad essere il luogo della storia attraverso l’epifania dei monumenti antichi, ma insieme il luogo del mito e dell’Arcadia.
Infine un volume di incisioni delle Antichità romane, prezioso “dono d’ingresso” nel 1761 di Giovanni Battista Piranesi, insieme al suo ritratto scolpito per l’occasione da Nollekens, ne evoca il ruolo cruciale nella diffusione dell’immagine di Roma, tra acribia filologica e interpretazione visionaria delle rovine.
Inaugurazionne Venerdì 8 novembre, alle ore 12
Accademia Nazionale di San Luca
piazza Accademia San Luca, 77 - Roma
lun-sab 10-19
Ingresso libero