Per la mostra 'Al di la' dei pieni' Maura Banfo ha realizzato un lavoro molto complesso che si struttura in diverse parti, mettendo insieme immagini di luoghi e ambienti, e dando voce al racconto che ognuno di essi cela. A cura di Sergio Risaliti. In occasione della sua anteprima in Italia Gerard Byrne presenta una selezione di fotografie tratte dalla serie In the News e Loch Ness. Nella project room video, disegni e collages di Claude Closky
Maura Banfo
Al di la' dei pieni
A cura di Sergio Risaliti
Sabato 22 novembre alle ore 18 si inaugura a Prato la mostra personale di Maura Banfo, artista torinese impegnata nella ricerca fotografica da diversi anni.
Per la mostra Maura Banfo ha realizzato un lavoro molto complesso che si struttura in diverse parti, mettendo insieme immagini di luoghi e ambienti, e dando voce al racconto che ognuno di essi cela.
E' una mostra che si snoda attraverso l'idea del viaggio, inteso come riscoperta dell'anima, che man mano si svela, perdendosi prima, per trovarsi poi al di là , dove la forma diventa luogo senza paesaggio.
La necessità di raccontare è uno dei desideri ancestrali dell'umanità , narrare una storia è la più grande invenzione dell'uomo
Una fotografia mostra il tempo in modo diverso dai nostri occhi, non rivela l'eternità , ma sa rendere manifesta la nostra mortalità .
33 Canti
L'ingresso in galleria si configura come il primo viaggio verso l'assoluto attraverso una grande installazione sulle pareti: la carta da parati che avvolge completamente lo spettatore, mostra le linee di una corsa continua, a cui si sommano i ritmi serrati delle immagini fotografiche ad essa apposte. Tre pareti che corrispondono a tre luoghi specifici, tre punti fondamentali: l'nferno, il purgatorio, il paradiso, proprio come nella Divina Commedia, dalla cui lettura prende inizio il viaggio dell'artista. La Divina Commedia viene scritta nel 1300, ma la data in cui inizia questo viaggio di Dante, è una data ideale, poiché il sole è in equinozio, la luna è piena ed è la notte dopo l'anniversario della crocefissione di Gesù. Ma nessun giorno nel 1300 corrisponde a queste tre cose contemporaneamente. Ecco che dunque ci si perde subito, in questo viaggio.
''? così mi sono registrata mentre leggevo i canti, il XXXV, il XXXVIII, il V, e altri, e riascoltandomi, ascoltavo la lettura, e sognavo. Magnifico''.
Un immaginario viaggio di andata e ritorno, un ciclo continuo, perpetuo, che si fortifica nelle immagini del video Round Trip e nella ciclicità del flusso dell'acqua della fontana.
Forse un vertice di passaggio
Nella seconda parte della mostra sono presentate invece una serie di fotografie e disegni di diverse dimensioni in cui il racconto che man mano si delinea attraverso il viaggio, cede il passo al racconto degli spazi, con i pieni, i vuoti, le linee.
Perdersi guardando un orizzonte, o meglio, guardando dove non si vede l'orizzonte, significa guardare nel vuoto. Ma per guardare nel vuoto ci si trova su un pieno, seduti da qualche parte:
''? ma secondo te, il contorno delle cose è dato dal pieno o dal vuoto? Dall'incontro di due punti mi viene da pensare? E un pieno che deve stare in uno spazio, se lo spazio è piccolo è il vuoto che ne detta il contorno?''
Tutto il lavoro presentato nasce dalla riflessione sulla natura dello spazio, i pieni-vuoti-pieni e poi vuoti-pieni-vuoti. Come una vestizione seguita dalla svestizione.
La nudità del palazzo a vela, l'architettura di Nervi, è ritratta dall'artista con punti di vista e tagli del tutto personali che enfatizzano le linee e il senso iscritto nel nome stesso dell'edificio: ''vela''. L'assetto architettonico si associa a un carattere organico e naturalistico, ancora ripreso nelle grandi immagini al lato opposto della galleria: immensi vuoti bianchi spezzati da contorni di materia, dall'architettura della fontana e dei corpi vegetali, umani.
Linee, segni, tracce, tratti, come anche nei disegni su carta e su alluminio, che conducono a una forma, ma non necessariamente a un paesaggio.
La forma è infatti la traccia del senza forma, poiché è questo che genera forma, non la forma che genera l'informe, e genera quando gli si accosta la materia. Ma la materia è necessariamente molto lontana, all'estrelo, poiché essa, delle forme inferiori, non ne ha, di per sé, nemmeno una. Se dunque è amabile non la materia ma ciò che viene formato dalla forma; se la forma che è nella materia deriva dall'anima; e se l'anima è tanto più desiderabile quanto più è forma; se lo Spirito è forma più dell'anima ed è perciò che molto più desiderabile:
bisogna ammettere che la natura prima del bello è senza forma. (Plotino)
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Gerard Byrne
Fotografie
Sabato 22 novembre alle ore 18 in anteprima in Italia viene presentato a Prato il lavoro dell'artista irlandese Gerard Byrne.
Presente in quest'ultimo anno alla 8a edizione della Biennale di Istanbul, al Frankfurter Kunstverein con una importante mostra personale e al Whitney Museum of American Art a New York, nella mostra The American Effect, è attualmente impegnato nella realizazione della sua nuova personale al BAK, Basis voor Actuelle Kunst di Utrecht.
In occasione della sua anteprima in Italia l'artista presenta una selezione di fotografie tratte dalla serie In the News e Loch Ness.
Il progetto In the News si configura come strumento di documentazione e testimonianza del ''regno dell'attualità ''. Il lavoro che Gerard opera in questo caso si potrebbe avvicinare a quello di un photoreporter che acquisisce immagini di luoghi, tracce, segni senza un ordine e un criterio prestabilito, con la consapevolezza e la volontà di voler cambiare la struttura interna dell'''edizione'' ogni volta che debba essere rappresentata. Cambiando il suo statuto a ogni edizione, esattamente come avviene nei quotidiani. Fotografie che divengono luogo, luogo linguistico ma non solo, perchè con grande ostinazione dichiarano di rappresentare il piacere visivo, i semplici rapporti ottici tra l'inquadratura e l'ambiente sociale che ognuna rivela.
Nel progetto Loch Ness l'artista riaffronta il tema del paesaggio e in particolare quello delle lande scozzesi, nel punto naturale in cui i cosiddetti loch caratterizzano la brughiera. Nel caso specifico del lago di Loch Ness, accanto alla storia geografica del territorio, con le sue caratteristiche vegetali e le sue sinuosità , si insinua un percorso terrifico immaginifico secondo cui spaventosi esseri avrebbero abitato e modificato a loro sembianza quei luoghi. Una storia che mescolando superstizione, immaginazione e realtà agisce sulla percezione dello spettatore, attraverso vaghi racconti, misteri imperscrutabili, confuse cronache. Un argomento divenuto oggetto della comunicazione di massa, della cronaca del luogo, della curiosità turistica. Il lavoro di Gerard è un'esplorazione fotografica di ''quell'infame paesaggio'', in cui le forme naturali sembrano voler a volte ricalcare la superstizione locale. L'esplorazione operata da Gerard Byrne diventa qui anche un pretesto per indagare la radice della fantasia primordiale, la permeabilità alla comunicazione e ai mass media, una riflessione sul ruolo giocato dalla fotografia, anche all'interno di quella stessa storia.
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Project room: Claude Closky
In mostra Black Hole, 1998, video proiezione, DVD format, loop., disegni e collages
Da diversi anni Claude Closky osserva e manipola i segni del reale, quello che la quotidianità ha banalizzato, semplificato, assorbito dentro se stessa per limitare il rischio della critica.
Di fronte al mutismo a cui la critica ideologica è condotta, catturata dal fascinoso gioco di riflessi, Closky si riappropria dei segni, li riorganizza, li decontestualizza, sfidando il potere seduttivo della noia, l’ennui.
La nioa che seduce e immobilizza.
Lo spazio saturato dalla comunicazione, dall’informazione, è il terreno per eccellenza in cui gioco ludico ed estetico si combinano. E’ l’occasione per giocare per errore con il linguaggio, per lasciare apparire nuove associazioni, nuovi miraggi e superstizioni.
Attreverso tutte le forme vuote che manipola, Closky mette faccia a faccia la sottomissione al desiderio e la sottomissione all’oggettività .
La menzogna del consumismo consiste nel voler sovrapporre l’illusione generata dal desiderio, alla verità del desiderio, e preferire le reperti, i fantasmi dell’immaginario piuttosto che il rischio della parola.
La distinzione è diventata assolutamente necessaria, uno scarto che faccia sì che le cose si articolino insieme e compongano un senso comune. Al di là di tutte le identificazioni, di tutti gli adeguamenti tra rappresentazione e significato, il soggetto è ritratto perché si salvaguardi dallo specchio delle immagini e dei segni che l’immobilizzano. Closky prende nota del retaggio di tutte queste mimesi, il retaggio necessario a una scrittura decentrata e aggregata al discorso.
Céline Mélissent, in ''Closky 2000'', edizione Moderna Galerija, Ljubljan
Immagine: Maura Banfo 33 canti-inferno, 2003 24x30 stampa fotografica
Inaugurazione: 22 novembre 2003 ore 18.00
Via Baretti 3a I Â10125 Torino T 0039-11-6503978 F 0039-11-6686210
Via Paolini 27 I Â59100 Prato T 0039-574-462719 F 0039-574-471869
Orario apertura mart - sab 11-13 15-20
The gallery is working with
Patrick Jolley - Reynold Reynolds (Irlanda - New York), Claude Closky (Francia), David Burrows (Inglilterra), Nathalie Novarina - Marcel Croubalian (Svizzera), Thomas Eller (Germania), Satoshi Hirose (Giappone), CM von Hausswolff (Svezia), John Duncan (USA), Gerda Steiner, Jorg Leinzlinger (Svizzera).
Maura Banfo (Torino), Pantani-Surace (Firenze), De Blasi - Moscara (Lecce), Sara Rossi (Milano), Elisabetta Benassi (Roma), Cesare Viel (Genova), Bianco - Valente (Napoli), Daniela De Lorenzo (Firenze), Paolo Fabiani (Arezzo), Attilio Maranzano (Montalcino).