Occidentale 2005/2013. Sono esposti i lavori dell'artista prodotti tra il 2005 e il 2013 in occasione di due campagne fotografiche volte alla valorizzazione dei paesaggi emiliani, terra natia di Guerrieri.
I lavori di William Guerrieri esposti in occasione di questa mostra sono
stati prodotti nel 2005 e nel 2013 nell’ambito di due campagne
fotografiche commissionate rispettivamente dalla ex-Direzione Generale per
i Beni Culturali e Paesaggistici dell’Emilia Romagna e dall’Associazione
Spazio Lavì.
La committenza del 2005 è stata attivata con la finalità di documentare
gli edifici realizzati durante il ventennio fascista lungo la Via Emilia;
quella del 2013, in linea di continuità con la prima, ha come oggetto la
stessa tipologia di edifici in alcune città delle Marche: Ascoli,
Macerata, Corridonia, Sarnano.
Fin dagli esordi, all’inizio degli anni ’90, William Guerrieri ha
incentrato la sua ricerca sulla memoria personale e collettiva come
strumenti di resistenza contro la perdita di coscienza storica che
caratterizza la società contemporanea. Le sue fotografie mostrano come la
memoria e l’identità si definiscano e si alimentino in rapporto allo
spazio architettonico degli ambienti pubblici istituzionali destinati ad
accogliere la collettività, e agli oggetti più banali e apparentemente
insignificanti della cultura materiale.
Per questa via, Guerrieri mette in
evidenza come la cultura visiva possa essere utilizzata per risvegliare i
processi della memoria e il potenziale emancipatorio del ricordo senza per
questo cadere in atteggiamenti nostalgici nei confronti del passato. Nel
complesso, il lavoro di Guerrieri è un esempio di come la fotografia possa
operare come uno fra tanti strumenti di intervento politico, sociale
culturale e comunicativo sul territorio, nell’incontro fra discipline
diverse in dialogo fra loro.
Gli edifici rappresentati nelle fotografie che compongono questa mostra
sono esempi di un’architettura di regime che, sia quando appartenente al
razionalismo italiano che quando espressione del monumentalismo di stampo
classicista, è indirizzata a produrre l’immagine di un forte governo
centrale. Questi edifici, originariamente creati per suscitare
ammirazione, rispetto e timore nei cittadini, popolano ancora oggi il
nostro territorio. Talvolta essi sono ancora in uso come scuole, ospedali,
sedi municipali, residenze universitarie, talaltra si trovano in stato di
abbandono, spesso all’interno aree urbane a bassa densità d’uso, e più in
generale nel tessuto discontinuo della ‘città diffusa’ che oggi domina
vaste porzioni del territorio italiano.
A partire da questi presupposti,
gli interrogativi che pone Guerrieri attraverso il suo lavoro sono i
seguenti: in chi non ha memoria diretta del ventennio fascista questi
edifici che tipo di reazioni suscitano? Le architetture di regime vengono
oggi percepite dai cittadini delle ultime generazioni come luoghi del
tutto svuotati della storia di cui sono testimonianza? Esse appaiono agli
occhi di chi non ha memoria della loro origine come oggetti collocati in
un eterno presente de-politicizzato?
Come è tipico di tutta la sua ricerca, attraverso queste fotografie
Guerrieri tenta di risvegliare nell’osservatore una consapevolezza storica
che parte dalla riattivazione dei meccanismi della memoria collettiva, al
fine di portare chi guarda a interrogarsi sulla propria identità sociale.
William Guerrieri nasce a Rubiera (Reggio Emilia) nel 1952 e vive a
Modena. Si laurea in Pedagogia all'Università di Bologna, dove frequenta
anche i corsi del DAMS. A metà degli anni Settanta, grazie alla conoscenza
dell'artista concettuale Franco Vaccari, inizia a interessarsi di
fotografia, intesa come mezzo per esprimere progetti artistici. Dalla fine
degli anni Ottanta, lavora con autori come Guidi, Barbieri, Baltz, Shore,
Niedermayr, Vaccari al progetto Linea di Confine, in veste di
coordinatore. La sua ricerca dai primi anni Novanta verte sull'identità
degli spazi dei luoghi pubblici e della memoria collettiva, tramite anche
il riutilizzo di immagini anonime e d'archivio, mettendo in opera una
strategia artistica contro il pericolo dell'omologazione culturale.
Nicoletta Leonardi è laureata in storia dell’arte contemporanea a Firenze.
Dal 1994 al 1999 è stata Fulbright Fellow e President Fellow alla Columbia
University di New York, dove ha svolto attività didattiche e di ricerca, e
in seguito è stata Graduate Research Fellow allo University College
London. Nel 2000 è stata borsista della Hasselblad Foundation di Göteborg
e nel 2001 ha vinto il premio europeo per la fotografia contemporanea
Mosaique. Dopo avere insegnato storia della fotografia all’Università
degli Studi di Catania, ora è docente di storia dell’arte contemporanea
nelle Accademie di Belle Arti. Ha curato numerose pubblicazioni di e sulla
fotografia.
Inaugurazione giovedì 19 dicembre ore 18.00
Spazio Lavì
via via Roma 8, Sarnano (MC)
Orario: tutti i giorni dalle 18 alle 20
Ingresso libero