Giulia Bersani
Massimiliano Boschini
Pio Francesco Chierici
Roberta Feoli
Maurizio L’Altrella
Christian Palazzo
Silvia Bignetti
La collettiva, organizzata da No Title Gallery, cerca di abbattere gli idola mentis, ovvero quei pregiudizi che affliggono la percezione dell'arte contemporanea.
Testo di Silvia Bignetti, curatrice
Gli Idola mentis sono errori o illusioni dello spirito, che il filosofo Francesco Bacone
(1561-1626) cita nel suo testo “Nuovo Organo” come elementi disturbanti della mente
umana, i quali dovrebbero essere debitamente eliminati per permettere all’essere
umano di lavorare accedendo solo alla parte più pura del suo pensiero. Bacone
individua quelli che sono i pregiudizi che impediscono agli uomini di costruire un nuovo
sapere: complessi di dottrine erronee che ostacolano un nuovo commercio delle menti
con le cose e che, di conseguenza, bloccano l’accesso alla filosofica “via della verità”.
Questi pregiudizi, secondo il filosofo, sono di quattro tipi: Idola Tribus – pregiudizi della
tribù, che nascono dalla pretesa dell’uomo di porsi come misura di tutte le cose
travisando così ogni conoscenza; Idola Specus- della spelonca, propri dell’individuo
singolo sono quelle impressioni che condizionano lo spirito di ciascuno; Idola Fori- del
mercato, che nascono dal rapporto con gli altri uomini e dal linguaggio spesso di natura
ingannevole; e Idola Theatri- del teatro, derivanti da varie filosofie, come favole che
danno vita a modi fittizi accolti come reali.
Con questa premessa desidero, attraverso Idola Mentis, analizzare la predisposizione
della mente dello spettatore verso l'arte contemporanea.
Lo scopo è studiare quanto il pensiero di chi guarda un’opera è influenzato dal
pregiudizio come giudizio imposto dall'opinione comune e dalla società; e quanto lo è
dal pre-giudizio, cioè dal giudizio che lo stesso spettatore produce ancora prima di
vedere l'opera sulla base delle sue convinzioni personali e o conoscenze tecniche.
Sull’analisi di questo argomento esistono due correnti di pensiero che dividono il
pubblico fruitore in due parti: quelli che, senza possedere troppe nozioni tecniche e
artistiche, pensano che l'arte contemporanea sia più facilmente comprensibile perché
diretta e vicina all'esperienza umana; e quelli che invece la considerano irraggiungibile
e incomprensibile se non attraverso la conoscenza della vera natura della sua
evoluzione.
Inevitabilmente oggi ci troviamo in un’epoca in cui il pregiudizio verso l’arte crea un
pubblico amante appassionato ed uno pesantemente critico.
Le nuove correnti contemporanee esaltano maggiormente questa divisione e sfidando
lo spettatore alla comprensione profonda di opere che a volte risultano di elementare
interpretazione ed altre rappresentanti di un indecifrabile linguaggio.
Per andare oltre l’aspetto meramente tecnico e materiale è necessario lasciarsi guidare
dall’intelligenza emotiva che si nasconde dentro ognuno di noi: quella capacità di
decodificare il linguaggio criptato dell’arte contemporanea attraverso un approccio
emozionale e non solo puramente estetico.
La fruizione pertanto può essere risultare superficiale o profonda, e profonda a diversi
livelli.
L’arte è da sempre una vera e propria forma di comunicazione: il contenuto dei suoi
messaggi viene raccontato attraverso poliedrici modi di rappresentazione che utilizzano
infinite tecniche di realizzazione.
La moderna concezione dell’arte è libera dai quei vincoli formali imposti dalla storia,
che servivano per classificare un’opera come vera e propria arte nel senso aulico del
termine.
L’arte è contemporanea perché trasmette un messaggio nuovo, un concetto mai
esistito prima, che nasce dal pensiero dell’artista.
Un’idea viscerale e appassionata che racchiude un mondo di sensazioni ed emozioni
personali che trovano la loro via di fuga nella creazione di una forma, nella potenza di
un colore, nell’unione di più materiali, nella manipolazione del già esistente, nel mistero
di una necessità interiore.
Quanto, quindi, i pregiudizi sull’arte contemporanea distolgono lo spettatore da una
fruizione pura e senza contaminazioni?
L’estetica dell’arte si presenta come la lettura di un libro attraverso le immagini: la vista
è, infatti, il senso maggiormente stimolato dalle opere, il pubblico è invitato ad
osservare con prudenza inizialmente e a guardare più intensamente poi ciò che ha
davanti.
Il semplice gesto del guardare implica un impegno personale che, attraverso gli occhi,
coinvolge anche gli altri organi sensoriali: significa andare al di là di ciò che appare,
soffermarsi sui dettagli, cercare un significato interiore o riconoscere se stessi
nell’opera, aprendo la mente a quella realtà alternativa che l’arte contemporanea
rappresenta.
Ciò che il cervello elabora matematicamente e razionalmente di fronte ad un’opera è
immediatamente trasmesso ad un altro organo, che di razionale ha solo la sua
esistenza.
Bisogno saper accettare che la moderna bellezza si traduce in con-fusione di contenuti
e stili, nella quale l’artista ha il compito di trasformare il contenuto in forma e la forma
in emozione.
L’arte si muove come si muove il tempo, le tecniche d’espressione variano a seconda
del periodo e delle possibilità che il presente offre. Le nuove tendenze cercano di
avvicinarsi a quell’arte che eleva ogni materiale all’astrazione concettuale, l’idea è
protagonista di un contesto contemporaneo in cui l’artista si trova a lottare con il già
visto o il già fatto.
La mostra Idola Mentis desidera comunicare un messaggio di chiara visione e pura
comprensione dell’arte, attraverso le opere presenti in mostra gli artisti si divincolano
dai pregiudizi legati alla pittura, alla fotografia, all’installazione e presentano la loro
concezione di libertà artistica.
Idola Mentis come strumento di visione altra, per una nuova chiave di lettura dell’arte
contemporanea che indica, per ogni spettatore, il suo intimo e personale accesso verso
la beconiana via dell’indiscutibile verità.
Artisti:
Giulia Bersani
Milano, 1992
http://giuliabersani.com
/
Nata in Italia nel 1992, studia patrimonio culturale presso "Università degli Studi" di
Milano. Nel 2012/13 ha frequentato il corso di fotografia analogica e digitale presso il
CFP Bauer di Milano. Nella primavera 2013 ha fatto uno stage a Napoli con il fotografo
Mario Spada.
“Ho sempre avuto paura della morte. Dall’altro lato però sono sempre stata innamorata
della vita e tenacemente attaccata a questa e ad ogni suo aspetto; è come se non
volessi lasciare andare nulla. La fotografia diventa così spontaneamente il mio modo
per trattenere. Per stringere ogni cosa, compresa me stessa, che vedo riflessa negli
istanti degli altri, nelle loro solitudini e nella loro meraviglia.
Mi sazio fotografando le sensazioni del quotidiano di adulti/bambini come me, le loro
contraddizioni, i loro desideri e le loro paure. La loro semplicità, la ricerca di un
abbraccio.. La loro confusione, l’ inadeguatezza e a volte la pace, ritrovata per qualche
istante, in un equilibrio traballante con la luce e con lo spazio in cui si muovono.
Le mie foto sono sporche e ruvide, uso macchine analogiche (spesso Zenit) comprate
ai mercatini per poco o trovate in giro, e ad ognuna mi ci affeziono. Non m’importa
tanto mostrare i soggetti che scelgo nel dettaglio, quanto seminare suggestioni.”
Massimiliano Boschini
Mantova, 1973
http://www.maxboschini.com/
Massimiliano Boschini nasce nel 1973 a Mantova. Lavora come artista, ricercatore e
curatore sempre in attività, spostandosi rapidamente tra arte, fotografia, identità
umana e società. I suoi lavori sono stati esposti in numerose esposizioni sia nazionali
che internazionali, comprese biennali e festival.
Massimiliano Boschini si è avvicinato alle arti visive a partire dai primissimi anni
novanta, da autodidatta, con prime esperienze artistiche riconducibili al digitale. da
sempre affascinato ed attratto dalle entità plurime, nel corso degli anni ha trovato
riparo sotto le insegne di Dollydesign, di Design Radar, del collettivo berlinese
DEstructed.info e soprattutto di Pommefritz Crew, da lui fondata con il collega ed amico
Mauro Manuni nel 2004, anno questo che sposta il suo interesse dal digitale
all'analogico. Boschini diventa un fotografo capace di combinare tradizione ed
innovazione, spaziando dal decadentismo al surrealismo, mediante l'uso del colore che
utilizza per porre un particolare accento sullo stato psicologico delle cose. Dal 2005
inizia un percorso espositivo continuo tra biennali e festival. Nel 2007 sviluppa quella
che lui definisce un'autentica corrente artistica: prende corpo il concetto di affective
imaging, ovvero il campo di investigazione che si occupa del trattamento visivo delle
emozioni, proponendosi di realizzare fotografie in grado di esprimere, in alcuni casi, di
favorire emozioni rendendo possibile implementare alcuni aspetti dei processi emotivi.
l'intento è quello di creare una sorta di interazione tra fruitore ed immagine, al fine di
migliorarne la stabilità mentale, in taluni casi arrivando a spostarsi sull'installativo-
performativo.
Pio Francesco Chierici
Vicenza, 1981
http://piochierici.blogspot.it/
Pio Francesco Chierici nasce nel 1981 a Vicenza. Nel 2000 si diploma al Liceo Artistico
“A. Martini” di Vicenza e per sette anni lavora in ambito scultoreo, come scalpellino e
ornatista scultore. Nel 2011 si diploma col massimo dei voti all’Accademia di Belle Arti
di Urbino, sezione pittura e nel 2013 completa gli studi presso l’Accademia di Belle Arti
di Venezia, specializzandosi in scultura. A maggio 2013 lavora per la Fondazione
Sonnabend al wall drawing “Arcs from four corners” su progetto di dell’artista Sol
Lewitt presso il Museo Ca’Pesaro di Venezia.
Negli anni lavorativi Chierici ha sviluppato un grande senso per la materia, una ottima
conoscenza delle pietre e degli strumenti riuscendo anche ad intagliare e plasmare
sculture a tutto tondo di gusto neo-classico.
Tornato ultimamente grazie al corso di studi all’amore per la forma ed il tratto, pur
continuando il suo lavoro con le pietre,il Chierici ricostruisce il rapporto tra corpo in
posa ed innovazione del libero segno. Corpi, particolari e colori inondano la carta veloci
e decisi aggredendo la forma senza deformarla.
Diversi anche i lavori realizzati con silicone e gessi che hanno dato vita ad un personale
percorso sull’idea di autoritratto e materiali di nuovo utilizzo.
Roberta Feoli
Benevento, 1987
http://robertafeoli.blogspot.it/
Roberta nasce nel 1987 a Benevento. Dopo il diploma al Liceo Artistico della sua città
natale, si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Urbino, laureandosi in Pittura e
successivamente specializzandosi col massimo dei voti in Grafica d’arte. Nel 2012 ha
frequentato il corso in Grafica Contemporanea alla Scuola Internazionale di Grafica,
dove ora ricopre il ruolo di insegnante e Manager della Stamperia.
Roberta Feoli attraverso i disegni, le incisioni ed ogni altra forma grafica che possa
rappresentarla, racconta le sorti del mondo,attraverso personaggi domestici, epici e
storici, attribuendo ad ogni opera una componente sacra.
“Ho mille storie di antiche famiglie da raccontare, morti legami tra parenti - teschi che
durano oltre il tempo fondendosi tra un culto del cranio dal sapore piccante come
quello del Centro America all'umido di una oscura Napoli Sotterranea. Cerco foto
antiche di donne e sposalizi del sud del mondo. Le rielaboro graficamente o ne prendo
spunto per stampe che accompagneranno le gesta dei protagonisti rivestiti di simboli.
lavori su carta come le vecchie lettere che si ritrovano in soffitta. Volti sfigurati dal
tempo. un filo conduttore tra le tradizioni, le chiese e la colonizzazione spagnola. I miei
lavori da sempre lasciano immaginare le storie dietro i teschi da ricordare alle pareti
come foto di lontani parenti.
Maurizio L’Altrella
Sesto San Giovanni, 1972
www.mauriziolaltrella.it
Maurizio L’Altrella nasce nel 1972 a Sesto San Giovanni, Milano dove attualmente vive e
lavora.
E’ il mondo delle luci e delle ombre interiori che mi porta ad avere un rapporto con
dimensioni altre. Dove il giudizio e la presa di posizione non esistono ma conta solo
l’osservazione consapevole.
Consapevole che sogno e realtà convivono: come luce ed ombra, bene e male, alto e
basso, dentro e fuori. E l’equilibrio tra il tutto è fondamentale, un ambito punto
d’arrivo.
Perché gli animali?
Gli animali mi riportano a dimensioni pure, sconosciute, o meglio,
per quanto mi riguarda abbandonate.
Istinti necessari più o meno sopiti.
Animali che
fanno da ponte tra noi e le diverse dimensioni o dimore, le abitano e si spostano in più
di una avendo uno sguardo libero da pensieri e interpretazioni vincolanti.
Animali
sacerdoti o guardiani, messaggeri per alcune filosofie.
Reincarnazioni di vite lontane per
filosofie altre.
Anima-li fautori di prodigi.
Prodigi solo per chi attua una certa estensione
di pensiero.Mi interessa rapportarmi con animali della simbologia religiosa, qualsiasi
essa sia, credo ci sia un filo comune che le collega tutte. L’unica cosa che non
m’interessa è dare un giudizio o prendere una posizione: la meraviglia è la mia miglior
compagna d’avventura. Non credo in un’unica verità. La mia ricerca attraverso le
diverse filosofie spirituali ora mi porta ad avere come soggetti principalmente gli
animali ma non posso pormi limiti e non so dove la mia ricerca mi stia realmente
conducendo.
Christian Palazzo
Venezia, 1980
Nasce a Venezia 26 gennaio 1980, frequenta il Liceo Artistico poi si specializza in
Grafica Editoriale, da 12 anni lavora come fotografo di opere d'arte collaborando con
musei, fondazioni e gallerie, nel suo attivo ha varie pubblicazioni con case editrici le
quali Mondadori, Marsilio, Electa, Giunti, il suo percorso formativo inizia con la pittura e
prosegue con l'arte digitale, l'installazione e fotografia, ha partecipato a varie
esposizioni tra le quali:
Giovane e poliedrico artista di formazione autodidatta, dimostra negli anni della sua
carriera la capacità di esprimere la propria “vocazione” come una prova della sua
autonomia e libertà creativa. Legato all’idea romantica e poi d’avanguardia dell’artista
che sfugge alle regole e ai canoni accademici, la sua ricerca si sviluppa attraverso la
pittura, la fotografia e le istallazioni, come pura espressione attraverso le immagini e il
colore. L’ artista cerca attraverso le sue opere di sottolineare il legame profondo che
lega l’uomo allo stato primordiale che lo circonda. Le sue scelte, quindi, non sono
casuali, ma frutto di una ricerca mistico-simbolica avvenuta nel tempo in modo
spontaneo e quasi involontario.
Progetti collaterali
Da grande sarò un...
Laboratorio didattico ispirato all’opera di Maurizio L’Altrella
A cura di Ester Baruffaldi
In occasione della mostra Idola Mentis verrà proposto un laboratorio didattico aperto a
tutti i bambini della scuola primaria, avente come punto di partenza e ispirazione
l’opera di Maurizio L’Altrella.
Lo scopo del laboratorio è riuscire ad avvicinare un pubblico giovanissimo ed
estremamente perspicace a delle opere di arte contemporanea attraverso l’ausilio di
strumenti come favole e lavori manuali.
I bambini verranno accompagnati alla conoscenza e al confronto con le opere di
Maurizio L’Altrella in tre fasi: la prima prevede una breve e semplificata spiegazione
delle opere in mostra; la seconda si svilupperà attraverso la lettura di una favola o di
una fiaba legata al tema della trasformazione o del viaggio onirico, avente come
protagonisti degli animali. La terza fase è prevede l’azione diretta dei bambini nel
creare un loro animale, trasformando un calzino che porteranno da casa in un animale
a loro scelta, applicando diversi materiali di scarto (stoffe, lana, bottoni, carta, cartone
ecc.).
In questo modo i bambini potranno, anche solo per qualche ora, trasformarsi in un
animale e avvicinarsi così alla poetica che anima le opere di Maurizio L’Altrella.
Inaugurazione Domenica 26 gennaio 2014
Cantiere Barche 14
Stradella della Barche 14, Vicenza
Orari di apertura: lunedì - martedì - giovedì 15 - 19, venerdì e sabato 16 - 20, domenica 10 - 12 e 16 - 18
Ingresso libero