Quattro artisti si cimentano con il digitale - Marco Landi e Giuliana La Falce - e con la tecnica pittorica classica - Paola Carosiello e Ilaria Giolli. La figurazione si esprime tra sensi e significati reconditi.
‘Un’anima non vile’ scritto da Uhlamn nella ‘Trilogia del ritorno’ ispira un’esposizione alternativa dove pittura ‘classica’ ed arte ‘digitale’ (per utilizzare termini comuni di riconoscimento) sono protagonisti indiscussi di una scena incantevole in cui ‘sentire e percepire’ oltre che ‘stare a guardare’. La predilezione di due dei cinque sensi dell’uomo (la vista e il tatto) e il loro utilizzo per percepire un’opera d’arte è un’azione grandiosa. La descrizione aiuta la comprensione, il tatto ingentilisce lo sguardo, lo denota e lo completa. L’arte è forse la sola che riesce ad essere traccia di un’infinità di pensieri messi insieme e di una rapidità di gesti che sono disparati e grandiosi: ci piace pensare alla purezza che la denota e all’idea che il racconto di un vedente insieme ai suoi gesti possano diventare racconto, perché in fondo ogni opera d’arte è inizio e fine di una storia da raccontare.
Quattro artisti si cimentano con opere di forte impatto dedicandosi all’arte digitale come Marco Landi e Giuliana La Falce e alla classica espressione pittorica come Paola Carosiello e Ilaria Giolli dove la figurazione si esprime grandemente tra sensi e significati reconditi, ricordi ed emozioni grandiose. Paola Carosiello si avvale di una figurazione attenta dove il gesto incuriosito del mondo tratteggia grandi squarci di forte impatto emotivo; un’arte dettagliata e puntuale, tra rigore e naturalezza si palesano corpi, sguardi, ricordi in una continua ricerca della bellezza. laria Giolli si esprime nella non convenzionalità di tondi dove corpi aleggiano come tratto di una anima sensibilissima ed intimista; una gestualità attenta e definitiva, giovane ed intensa ricolma di freschezza e solarità. Marco Landi è maestro di un’arte digitale realizzata direttamente al pc che è massima espressione di questa contemporaneità non solo tecnicamente ma anche nella scelta figurativa: ogni opera è la nascita di un sentire continuamente irritato con il sistema. Giovanna La Falce è alla continua ricerca del ‘bello’ in un’arte elaborata digitalmente partendo dagli scatti fotografici affidando valori innovativi e profondi ad ogni opera d’arte.
Durante il periodo espositivo e per tutte le opere in mostra saranno svolti laboratori a giovani adolescenti divisi in coppia in cui uno sarà bendato e l’altro descriverà a parole e con il tatto l’opera visionata. Un approccio alternativo all’arte contemporanea che diviene sperimentazione ed innovazione di lettura ed interpretazione.
"Come si può descrivere una tale bellezza a qualcuno che non l'abbia mai vista? Mi viene in mente la storia del cieco che voleva sapere com' è il bianco. <È come un cigno> rispose l'amico.
Centro Culturale Zerouno
via Indipendenza, 27, Barletta
Orario: lun - ven 17-20, lun - sab mattina su appuntamento
Ingresso libero