Artisti Veneti Ribelli. L'elica per Favaro e' un elemento di cui esaltare la bellezza levigata, l'eleganza tagliente delle forme. In Braga, il paesaggio alimenta una produzione artistica verso l'astrazione.
La doppia personale ospitata dalla Galleria La Teca di Padova mette a confronto il linguaggio di due artisti veneti, diversi per linguaggio ma legati da un sentire comune.
Le opere di Giovanni Favaro devono la loro genesi alla grande passione dell’artista per il volo, tale da permettergli di conseguire, nel 1977, il brevetto di pilota di 1° e 2° grado, prima di approdare, tra gli altri numerosi traguardi, al volo acrobatico e alla licenza di pilota di linea.
L’esaltazione per il volo ha finito per permeare completamente la vita di Favaro, donandogli l’ispirazione e lo slancio per tradurre in linguaggio artistico l’amore per un soggetto, quello dell’elica: simbolicamente associata all’idea della velocità, dell’impavida e determinata battaglia dell’uomo contro le leggi della natura, della fisica e della gravità, l’elica diventa nelle opere di Giovanni Favaro un elemento di cui esaltare la bellezza levigata, l’eleganza tagliente delle forme. Prima di lui, già Marcel Duchamp era rimasto affascinato dallo stesso oggetto quando, visitando nel 1912 un salone di aeronautica, aveva affermato rivolgendosi all’amico e scultore Constantin Brancusi: “La pittura è finita. Chi può fare meglio di quest’elica?”.
A questo tema dunque Giovanni Favaro ha dedicato una serie di dipinti, caratterizzati da un uso materico e quasi turbolento del colore, in cui l’elica domina il primo piano esibendo la sua bellezza austera ma contemporaneamente capace di evocare un’idea di movimento riconducibile agli insegnamenti futuristi. La ricerca dell’artista si alimenta parallelamente all’amore per il suo soggetto preferito, che si pone ancora una volta al centro di nuove sperimentazioni definite “aereoscultopitture”, oggetti che celebrano l’elica e la sua semplice eleganza.
Diversi sono gli itinerari e gli stimoli di Roberto Braga, influenzato dal paesaggio che lo circonda e che alimenta con le sue suggestioni una produzione artistica caratterizzata principalmente da un forte impulso verso l’astrazione, cui si accompagna un uso vigorosamente materico del colore, generosamente steso sulla tela a colpi di pennello e di spatola, quasi a creare delle concrezioni tridimensionali.
La natura detta il ritmo di dipinti dai colori caldi e intrisi di luce, in cui gli elementi riconoscibili sono soltanto il pretesto per raccontare qualcosa di più profondo e intimo, che trova la propria dimensione in composizioni in cui gli impasti pittorici sembrano tradurre visivamente il farsi e disfarsi della materia naturale: lo sguardo dell’osservatore non fatica a riconoscere davanti ai propri occhi la foce di un fiume (Delta del Po) o le onde frastagliate del mare che si infrangono l’una contro l’altra (Marina agitata), senza che questo gli impedisca di connettersi con una dimensione più interiore, resa anzi ancora più facilmente decifrabile proprio grazie al tramite empatico offerto dall’artista e dalle sue creazioni.
Sebbene guidati da impulsi ed esperienze diversi, Giovanni Favaro e Roberto Braga risultano dunque accomunati da una analoga sensibilità nel cogliere e trasformare in arte il richiamo di atmosfere e sensazioni – dal primo cercate nella propria personale passione per il volo, dall’altro individuate nei luoghi di vita.
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Inaugurazione 10 maggio ore 18
Galleria La Teca
Via Umberto I, 56 Padova
Orari: da mercoledì a sabato, 10.30 - 12.30, 16.30 – 19.30
Ingresso libero