Lo spazio vuoto diventa una grande stazione. O meglio una sala d'attesa, la sala d'attesa del mondo, dell'esistenza. Come sperduti viaggiatori, i performer trascinano silenziosi e incerti i loro bagagli tecnologici, valigie di alluminio composte da due monitor al plasma che contengono visioni frammentate...
Dopo la chiusura dell'Anteprima Napoli della Quadriennale , ELASTIC
(Alexandro Ladaga & Silvia Manteiga) , che hanno realizzato l'
installazione video site-specific Amniotic City a Palazzo Reale,
presenteranno a Oporto (Portogallo) la scenografia video di VAGA che hanno
ideato durante la loro Residency a The Kitchen di New York. VAGA è uno
spettacolo multimediale di danza contemporanea prodotto dal Ministero della
Cultura portoghese.
Vaga di Né Barros
Video scenografia di ELASTIC Group of Artistic Research
Una co-produzione Balleteatro, Coimbra Capital Nacional da Cultura 2003 e
Teatro Nacional S. João (Oporto)
Teatro Carlos Alberto, Oporto, 29-30-31 gennaio 2004.
Coreografia de Né Barros, musica originale di Alexandre Soares
Performers: balleteatro companhia (Oporto)
Una valigia hi-tech che trasmette immagini entra sulla scena scarna e
geometrica di Vaga. Una donna si blocca nel suo movimento viandante come
fosse un fermo-immagine. Poi ecco comparire sul palco un'altra performer con
un'altra valigia. E poi un'altra ancora. E' il turno adesso di un uomo che
entra in scena con il suo bagaglio ingombrante collegato ad un lungo cavo,
una sorta di cordone ombelicale tecnologico che collega il proscenio alle
quinte.
Lo spazio vuoto diventa una grande stazione. O meglio una sala d'attesa, la
sala d'attesa del mondo, dell'esistenza. Come sperduti viaggiatori, i
performer trascinano silenziosi e incerti i loro bagagli tecnologici,
valigie di alluminio composte da due monitor al plasma che contengono
visioni frammentate. Forse ricordi di una vita interiore, mentale, perfino
pre-natale. Il passato e il presente, il figurativo e l'astratto, sono
categorie senza importanza. Le valigie-monitor non sono solo elementi
scenografici e neppure semplici strumenti coreografici, basi d'appoggio per
i movimenti dei performer che si congelano in pose improvvise. Sono
presenze, vive, palpitanti, fluide, elastiche, dentro le quali - come in
un'acquario - ritroviamo immagini pulviscolari ed epidermiche, umane e
vegetali. Sequenze di un feto o di ombre danzanti. Immagini microscopiche o
radiologiche.
Le valigie-monitor ideate da Elastic durante la loro residency a The
Kitchen Center for Performing Arts di New York sono un'interfaccia
tecnologico che consente ai performer di interagire in modo diverso con lo
spazio scenico. Ma sono anche videoggetti, videoutensili, videoattrezzi
ginnici, contenitori che arricchiscono di nuovi contenuti visivi e narrativi
lo spettacolo.
Nell'estetica di Elastic il dispositivo ha sempre giocato un ruolo
primario. Non è semplice supporto, ma macchina che produce la visione, come
aferma Paul Virilio, elemento imprescindibile del progetto artistico, ancor
più delle stesse immagini che veicolano. Il contributo di Elastic per Vaga
di Né Barros non può non ricordare una fase pionieristica della videoricerca
italiana, la collaborazione - avvenuta a metà degli anni '80 - tra il
regista Barberio Corsetti e il gruppo Studio Azzurro. Fu proprio da questo e
da altri esperimenti che nacque il cosiddetto videoteatro. La differenza
sostanziale rispetto a quel contesto (penso soprattutto a La Camera
astratta) è che l'elemento video concepito da Elastic non è fisso, bensì
mobile, fluido, elastico...qualcosa che il performer trascina con sé; non
serve a trasformare i corpi da reali in virtuali, giocando sulla duplicitÃ
tra fisico ed elettronico, bensì ad esaltare ancor di più l'elemento
corporeo e il suo rapporto con lo spazio.
Il ritmo delle doppie immagini, la loro pulsazione all'interno delle
valigie-monitor - interrotte di tanto in tanto dalle barre colore (come a
ricordarci continuamente il dispositivo tecnologico) -, servono a scandire i
movimenti dei corpi sulla scena, se necessario a renderli ancora più
stranianti, meccanici, intonandosi perfettamente alla musica di Alexandre
Soares che avvolge l'intero spettacolo con suoni acustico-minimali. Le
valigie di Elastic non sono oggetti invadenti, piuttosto timide finestre
aperte su un mondo, un altro mondo. Finestre che squarciano il vuoto di uno
spazio riempito da corpi che si sfiorano e si rincorrono. Vagabondi
dell'anima che non sanno quando il loro viaggio avrà fine.
Bruno Di Marino
Teatro Carlos Alberto
Oporto