L'Esperienza della Visione. Un ciclo dedicato alla pittura attraverso una serie di mostre bi-personali i cui protagonisti si esprimono con un linguaggio classico permeato da un taglio contemporaneo concettuale.
a cura di Martina Cavallarin
Inaugura il 18 giugno alle 18.30 negli spazi di scatolabianca(etc.) Milano la mostra L'ESPERIENZA DELLA VISIONE, bi-personale di Alice Andreoli e Federico Arcuri a cura di Martina Cavallarin.
scatolabianca propone un ciclo dedicato alla pittura attraverso una serie di mostre bi-personali i cui protagonisti rappresentano e si esprimono con un linguaggio classico permeato da un taglio contemporaneo fortemente concettuale, da una temperatura personale, uno stile ad alto tasso di poesia e di chirurgia, da una capacità allestitiva che entra nel codice stesso dell’opera e del progetto espositivo. I temi proposti si riferiscono ad alcune fasi di criticità che nel Novecento hanno tenuto sotto scacco la società, la cultura e la coscienza antropologica della collettività: il tema dell’Assurdo affrontato da Albert Camus, il sovraccarico d’Immagini denunciato da Jean Baudrillard, il concetto di Paesaggio inteso come sguardo interiore, antropologico, psicologico, culturale, l’Antropologia delle Immagini teorizzata da Hans Belting.
L’Esperienza della Visione. Alice Andreoli - Federico Arcuri
[…] Nella Biennale di Venezia 2013 il giovane curatore italiano Massimiliano Gioni è partito da un’utopia, un progetto mai realizzato dall’artista autodidatta Marino Auriti che nel 1955 depositò, presso l’ufficio brevetti statunitense, il progetto per costruire un edificio di 136 piani, alto 700 metri, per un’estensione di 16 isolati a Washington. Da quest’idea mai realizzata prende titolo la Biennale, Il Palazzo Enciclopedico, un processo studiato con cura e raffinata intelligenza concettuale. Il mistero si manifesta con la presenza del libro rosso di Gustav Jung, posto al centro della sala centrale del Padiglione delle Esposizioni. Gioni: “Oggi, alle prese con il diluvio dell’informazione, questi tentativi di strutturare la conoscenza in sistemi omnicomprensivi ci appaiono ancora più necessari e ancora più disperati (…) La 55° Esposizione Internazionale d’Arte indaga queste fughe dell’immaginazione in una mostra che – come il Palazzo Enciclopedico di Auriti – combina opere d’arte contemporanea e reperti storici, oggetti trovati e artefatti.”
L’esposizione attiva “un’indagine sul dominio dell’immaginario e sulle funzioni dell’immaginazione” rifacendosi a quello che lo studioso Hans Belting ha definito un’Esperienza della Visione (Hans Belting, Antropologia delle immagini, Carocci Editore, 2011). < Belting si discosta dalle teorie vigenti per accostarsi al lavoro del filosofo “outsider” Regis Débray (In particolare Regis Débray, Vita e morte dell’immagine. Una storia dello sguardo in occidente, Il Castoro, 1999) e individuare nell’antropologia la chiave interpretativa per costruire un affascinante percorso teorico, collocando il corpo al centro della sua riflessione sul visivo. Proprio in ragione del rifiuto maturato negli anni verso le letture formalistiche dell’opera d’arte, da cui è conseguita l’elezione della multidisciplinarietà a strumento principe di rilettura della storia dell’arte, i suoi scritti hanno sollevato vivaci polemiche in ambito accademico. […] Attraverso una storia culturale del corpo si può fare luce sulla dicotomia tra immagini interiori ed esteriori, sul rapporto tra queste e la tecnologia: se il corpo è la scena primaria dove nasce e ritorna l’immagine, si fa strada la necessità di considerare tutti gli elementi che concorrono alla produzione e alla percezione di queste ultime, che siano sogni, visioni o ricordi. E se il corpo è, ancora, il termine essenziale di riferimento del visivo, allora il doppio oscuro che si staglia sullo sfondo e che è inesorabilmente connesso alla produzione di immagini è il tema della morte, per Belting una delle chiavi per decifrare l’attività artistica e orientarsi nella definizione di una teoria generale delle immagini, da cui muovere per arrivare a interpretare la contemporaneità.
Martina Cavallarin
La mostra è in collaborazione con Galleria L'Affiche, Milano e Salve Art Gallery, Lipsia.
Inaugurazione il 18 giugno alle 18.30
scatolabianca (etc.)
via Ventimiglia (angolo via Privata Bobbio) Milano
gio-ven 16.30-20 e su appuntamento
ingresso libero