... le rose nel giardino di rose che e' soltanto nostro. Opere e oggetti che si inseguono, si accostano, si incollano, si attaccano, si allontanano, si arricchiscono, variamente ritmate e scandite.
a cura di Antonio Marras
“Bisogna vedere quel che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto,
vedere in primavera quel che si era visto in estate,
vedere di giorno quel che si è visto di notte,
con il sole dove la prima volta pioveva, vedere le messi verdi,
il frutto maturo, la pietra che ha cambiato posto, l’ombra che non c’era.
Bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciare a fianco nuovi cammini”.
(José Saramago)
L’incontro con Cesare Fullone nasce un po' per caso, ma già dalle prime volte ho intuito che avevamo due tipi di solitudini simili, e questo mi ha incuriosito e mi ha fatto nascere la voglia di ‘esplorare’ il suo mondo e il suo modo. La sfida, la curiosità e l'urgenza che sempre mi spingono a sconfinare in terreni altri, a tentare nuove esperienze.
Preferisco l’eccesso e l’eccesso rompe, infrange, viola ogni ordine, ogni rigore e produce qualcosa di nuovo. E così è avvenuto anche per questa mostra: ho rotto le sequenze, i codici, i sistemi. Ho alterato le regole. Le logiche. Ho scelto di Cesare Fullone non solo le opere ma frammenti di intimità del suo pensare, del vagabondare, del suo catalogare. Ho scelto opere, si, ma anche progetti e desideri e segni.
Opere e oggetti che si inseguono, si accostano, si incollano, si attaccano, si allontanano, si arricchiscono, variamente ritmate e scandite. Ho preferito creare quasi un’unica installazione e non una sequenza di opere, ho preferito ‘mettere le mani’, allontanare, avvicinare, provare, montare, smontare.
Ho preferito non una mostra ‘rigorosa’ ma l’idea di un archivio di desideri, di misteriosi segreti, di ricordi, di emozioni, di sogni... Sogni… Abbandonarmi al sogno è più forte di me, qualcosa di innato, di naturale. Anche quando guardo la realtà con atteggiamento descrittivo, subito subentra l’atteggiamento “visionario”, che va oltre le cose. Cerco relazioni, a volte impreviste, oppure accentuo dati coloristici e così dalla realtà si sprigionano immagini che evocano altre realtà ed illuminazioni, lampi improvvisi che escludono ogni intervento razionale e si susseguono incalzanti, si accavallano, squarciano le apparenze. Così nascono gli accostamenti inconsueti e arditi, le analogie, la presa visionario- visiva del reale, che sono alla base dei miei “stracci”, delle scenografie, dei disegni, dei pasticci…in cui do vita al mio immaginario e ai miei sogni.
E allo stesso modo ho voluto raccontare Cesare Fullone… come un sovversivo, come un erermita, come un sognatore. E per me come la possibilità di penetrare un antro segreto e non accessibile. La mia fantasia è sempre stata caoticamente affollata. Raccolgo cose perchè portano con sè frammenti di quel che sono stati e parlano. Vogliono vivere ancora. A me piace ascoltare e aspettare che affiorino i ricordi.
E così è nata questa mostra, da un incontro con Cesare, con le sue opere e con le sue ‘cose’.
E da subito ho immaginato una mostra in cui fare, disfare, rifare, rincorrere i pensieri e trasformarli. Una mostra in cui io stesso potessi mettere le mani e confondere gli elementi. Con-fondere… Una confusione chiarissima, che travalica, supera i confini dei tavoli, si arrampica, si disperde sulla carta da parati…. E così, ancora una volta inseguo deliberatamente il caos e cerco di rappresentarlo con ordine. Per me tanto grande è la confusione quanto intima è l’armonia che la governa . E in tutto questo non c’è la specializzazione, c’è solo il destino. E penso che bisogna diventare iconoclasti per amore dell’immagine. Ecco, questa è la mia mostra di Cesare Fullone.
(Antonio Marras)
Biografia
Cesare Fullone
Cesare Fullone vive a Milano, dove ha conseguito il diploma in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Brera. Pensa che l’arte sia un linguaggio inquieto, perennemente in tensione, una modalità poetica e etica di vedere e interpretare la realtà. “Stati di Pericolo”: catene e fili spinati, polveri di metalli e punzoni e chiodi, e ancora, pittura mimetica e radiografie e “Acidi”. Sceglie icone potenti, corpi esploratati come paesaggi, e mondi e oggetti modificati. Opere che contemporaneamente attraggono e turbano: immagini ipnotiche dalle quali non si riesce a distogliere lo sguardo. Del 2009 Fullone l’installazione “Dal Creato al Ri-creato” in cui, appare una natura primordiale, rappresentata in bianco e nero, con un grafismo semplice e preciso, una natura intricata, incomprensibile e incontaminata, una natura che segue leggi misteriose. Foto, video, manifesti, riviste, Cesare Fullone produce e attiva immaginari, l'evasione dall'assegnazione di un io, la frattura dalle pareti rocciose della riconoscibilità. Tra le sue mostre personali: "Sulla rotta degli Spraysages”, Roma- "Stato di pericolo", Genova- "Schieramenti",Torino- "Insonnia", Milano- "Paesaggi umani", Zagabria- "Boxeur", Milano- “Dal Creato al Ri-creato”, Milano- “Come farfalle ferite”, Milano. Molte le sue partecipazioni a mostre collettiva, tra le quali: la sezione Aperto della Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma, Mart di Trento e Rovereto, Padiglione di Arte Contemporanea di Milano, Pitti Immagine, Stazione Leopolda, Firenze, Museo di Arte Contemporanea di Zagabria. Hanno scritto delle sue opere: Francesca Alfano Miglietti, Renato Barilli, Matteo Bergamini, Franco Bolelli, Achille Bonito Oliva, Antonio Caronia, Manuela De Cecco, Edoardo Di Mauro, Giacinto Di Pietrantonio, Roberto Daolio, Lucrezia De Domizio Durini, Gillo Dorfles, Silvia Evangelisti, Carlo Falciani, Elisabetta Longari, Teresa Macrì, Filiberto Menna, Marco Meneguzzo, Sabrina Mezzaqui, Luis Francisco Perez, Roberto Pinto, Gabriele Perretta, Mimmo Rotella, Lea Vergine, Angela Vettese, e altri.
Inaugurazione mercoledì 18 giugno ore 19, 30
Circolo Marras - Nonostante Marras
via Cola di Rienzo, 8 (cortile interno) Milano
dalle 10,00 alle 19.00
ingresso libero