Cosa c'e' di piu' intimo e autobiografico di un'opera d'arte? A questa e ad altre domande rispondono con le loro opere pittiche quattro artisti.
a cura di Anna Soricaro
Un diario di impressioni, slanci lirici, sfoghi e fantasie diviene spunto espositivo per la fantasia ora calma ora frenetica di quattro artisti. ‘Il libro dell’inquietudine’ di Pessoa, un’autobiografia senza fatti concreti di un personaggio inesistente, Bernardo Soares, lascia spazi aperti a concezioni personali sulla vita e sul mondo: cosa c’è di più intimo e autobiografico di un’opera d’arte? Quanti viaggi compiamo quotidianamente e li adagiamo nei cassetti della memoria?
A queste domande rispondono quattro artisti che dimostrano come ogni opera d’arte è un viaggio, è l’espressione maggiore e migliore di un continuo iter. Le opere d’arte sono la traccia più contemporanea esistente, custodiscono trepidazioni imparagonabili: un’esposizione alternativa, in cui trovare concettualità diverse tra toni e gesti, tecniche e applicazioni che divengono sintesi suprema, ‘fatti’ del presente, che rappresentano disparate condizioni perché esse stesse sono ‘il capo del mondo’.
Nei viaggi della vita Tina Copani è l’entusiasmo di una mano meticolosa e puntuale, ispirata dalle proprie sensazioni, alla continua ricerca di precisione attraverso un’arte attenta e minuziosa. Colori distesi o ravvicinati divengono grumi e addensamenti tra toni intensi, a volte scuri, in cui essere spiazzati dal dinamismo di una donna istintiva che si lascia andare con e nell’arte; Giovanna Fabretti è classe che si palesa in toni fervidi, disparati, solari per una pittura che è uno slancio verso l‘infinito: singole pennellate l’una ravvicinata all’altra dove uno spessore di colore sul bianco della tela consente di riprendere fiato tra tratti rettilinei che sono sentieri in cui fermarsi a ‘sentire’.
Per la Fabretti l’arte parte dall’esigenza di tirar fuori se stessa, così la gestualità rapida diviene atto liberatorio e i colori l’essenza di quell’io celato in cui chiunque può trovarsi; Gloria Guidi è la meditazione che si districa tra astrazione e figurazione riuscendo con la gestualità concettuale ad essere intrigante ed avvincente. I toni dalle larghe losanghe costruiscono spazi gradevoli in cui sostare con lo sguardo, strade su cui scorrere con la mente nell’avvincendarsi dei toni. Un’arte matura e preziosa, di grande raffinatezza; Morgan Zangrossi è la sensibilità di uno spirito grandioso che crea con innovazione ed originalità attraverso monocromatismi materici: l’arte è sperimentazione estetica e supporto su cui i ricordi, il vissuto, le sensazioni si esprimono in forma alternativa. La ruggine, gli apporti materici di grande spessore sono traccia di una vita intensa in cui le difficoltà son stato gradino da salire ed ogni pezzo tecnologico delle opere è segno di un passato superato e vinto.
In ogni viaggio chiunque ha conosciuto, per una volta: entusiasmo, classe, meditazione, sensibilità, in questo evento si palesano con facilità e si percepiscono anche energia, raffinatezza, solarità, genialità.
Viaggiare? Per viaggiare basta esistere. Passo di giorno in giorno come di stazione in stazione, nel treno del mio corpo, o del mio destino, affacciato sulle strade e sulle piazze, sui gesti e sui volti, sempre uguali e sempre diversi come in fondo sono i paesaggi. […..]
“Qualsiasi strada, questa stessa strada di Entepfuhl, ti porterà in capo al mondo”. Ma il capo del mondo, da quando il mondo si è consumato girandogli attorno, è lo stesso Entepfuhl da dove si è partiti. In realtà il capo del mondo, come il suo inizio, è il nostro concetto del mondo. E’ in noi che i paesaggi hanno paesaggio. […..] La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo, ma ciò che siamo.
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine
Inaugurazione 24 giugno ore 18
Centro Culturale Zerouno
via Indipendenza, 27 Barletta
lun-ven 17-20, sab e tutte le mattine su appuntamento, dom chiuso
ingresso libero